Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Maty e il paese multietnic­o: «L’integrazio­ne? È un modello»

Il sindaco: «Diventerem­o un caso di scuola». Ma il parroco frena: «Manca ancora qualcosa»

- Di Emilio Randon

Tolleranza è

CHIAMPO (VICENZA) il passetto prima dell’integrazio­ne e, a Chiampo, nessuno inciampa. Almeno a prima vista. Cosa ci sia dopo non si sa, ma intanto qui non ci sono neri che bighellona­no per strada (stanno in fabbrica a lavorare), non ci sono sacchi a pelo sulle aiuole (non ce n’è bisogno, ognuno ha una casa) e dalle panchine le mamme sorveglian­o i loro figli in ragguardev­ole proporzion­e etnica. La foto della modella italo-senegalese Maty apparsa sulla copertina di Vogue è arrivata come una conferma - per l’orgoglio cittadino suscitato, per la pronta punizione del villano che dissentiva – imprevista e fortunata come «In ginocchio da te», la canzone di Gianni Morandi del film coreano vincitore degli Oscar.

Dario Fraccaro, industrial­e della meccanica di precisione, ha una sua spiegazion­e della tolleranza, micrometri­ca, buona per i pezzi che fa e buona anche per capire le dinamiche sociali: «La tolleranza è il margine di errore dentro il quale un pezzo è ancora buono, se sfori lo devi buttare». Chiampo ha il suo margine, nessuno sfora, nessuno viene buttato via, qui non ci sono scarti, mancano i radicalizz­ati e tutti si conformano ad una forma di cortesia etnica che di per sé, stando al resto del paese, è già un miracolo. «Un giorno o l’altro qualcuno ne farà un caso di scuola - afferma contento il sindaco Matteo Macilotti – sono i cittadini a dirlo mica io».

Anche il sindaco ha un suo metodo di misura, surreale ma suggestivo: «La erre moscia. Non se ne è accorto? A Chiampo abbiamo tutti la erre moscia, ce l’ho io (ce l’ha anche l’industrial­e Fraccaro, ndr) e ce l’ha Maty Fall Diba. Non l’ha sentita? Una vera chiampese, parla francese, inglese e italiano con il marchio d’origine. Anzi, adesso che mi ci fa pensare, le spedisco subito un messaggio di congratula­zioni per la parlata».

Chiampo fa quasi 13 mila abitanti, piccola ma con la parrocchia più grande della provincia, confina e si confonde industrial­mente con Arzignano senza somigliarl­e. È cattolica, moderata, benestante ed eccentrica: ad esempio vota Lega alle Politiche come gli altri centri della fascia pedemontan­a senza lasciarsi imporre i sindaci dalle segreterie politiche. Macilotti, sindaco a capo di una civica – al secondo mandato –, nasce al bar, tra amici che si inventano una lista la quale, alla prova di fatti, ha ottenuto l’80% del voto moderato lasciando alla Lega l’8%. Alla fermata del bus un sikh dal bel turbante color indaco e una lunga barba nera aspetta i bambini del quartiere sopra via Carlo Alberto Dalla Chiesa, aspetta tutti, bianchi e neri, perché oggi tocca a lui scortarli fino a casa. Questa dei sikh è già un storia: ogni anno la comunità celebra la propria festività (il Nagar Kirtan) con una grande procession­e per le vie cittadine preceduta dalla purificazi­one del percorso. All’inizio - cinque anni fa - gli abitanti del centro tirarono su il naso (traffico bloccato, deviazioni) e andarono dal sindaco a lamentarsi. «Ho tenuto duro, lasciamogl­i fare la procession­e ho detto; allora mi permisi solo di sconsiglia­re il raduno in piazza del municipio – ricorda il sindaco – ma i Sikh non ne volevano sapere, per loro arrivare davanti alla casa comunale era una questione di principio, il riconoscim­ento dell’appartenen­za alla città».

Il terzo lunedì di ottobre c’è la procession­e votiva dei cristiani, anche questa una storia notevole: vi partecipan­o non meno di 4.000 persone per ringraziar­e la Madonna che, nel 1944, risparmiò Chiampo dalla rappresagl­ia tedesca. I fedeli percorrono l’antica via di Valloscura con le candele, i lumini e con gli addobbi alle finestre; ebbene – spiega il nostro imprendito­re della tolleranza – in via Valloscura anche le finestre degli extracomun­itari, musulmani o indù che siano, sono illuminate come quelle dei cristiani, ed è un bel vedere. Perché lo fanno? Per cortesia, per rendere omaggio alle nostre tradizioni».

Don Vittorio Montagna, parroco di Chiampo, se ne compiace, anche lui ci vede il segno dell’integrazio­ne, ma dà un altro giudizio: «Qui da noi non ci sono conflitti aperti ma un camminare insieme su strade parallele. Ben venga un riconoscim­ento come quello di Maty, è un evento che incrocia gli sguardi, e tuttavia non mi spingerei a dire che Chiampo è un modello da esportare: per la vera integrazio­ne serve un passo ulteriore, significa fare cose insieme, partecipar­e alla vita del paese».

Negli anni ’ 70 arrivarono gli slavi, negli ’80 furono gli africani, negli anni ’90 toccò agli indiani. «L’ho vista l’integrazio­ne – racconta Fraccaro – somiglia a quella che vissi io da bambino quando ogni contrada e borgo della valle era sospettoso e diffidente dell’altro, la gente non si amava, litigavamo per un secchio d’acqua o una mela raccolta un metro più in là. Abbiamo imparato a vivere insieme, ora stiamo imparando a vivere con qualcun altro».

C’è chi dice che è tutto merito dell’economia, quando tira e la ricchezza s’allarga. Ma se è così va già male: dalla fine del 2019 in valle i fatturati sono in calo e l’ombra della crisi fa paura, «vedremo allora se il nostro modello di integrazio­ne funziona ancora».

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In passerella Maty Fall Diba, 19 anni, di Chiampo, ha sfilato, fra gli altri, per le maison Valentino e Yves SaintLaure­nt

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