Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Lorenzoni, chi è il «civico» che sta spaccando il Pd e vuole sfidare Zaia
Dal «miracolo» di Padova alla contesa «impossibile»
PADOVA I più accaniti tra i suoi detrattori, certo non per fargli un complimento, lo dipingono come «un visionario». E pure i tanti che negli ultimi tre anni hanno imparato a conoscere l’accademico, il professionista e l’amministratore pubblico, ritengono che certe sue idee, soprattutto nel campo della mobilità sostenibile e in quello dell’innovazione tecnologica, siano «un po’ troppo avanti», per non dire « azzardate » , per una città conservatrice come Padova. A tal punto che lui stesso, ammettendo che concretezza e testardaggine sono rispettivamente il suo maggior pregio e il suo peggior difetto, non fa che ripetere: «I sogni aiutano a vivere meglio».
Arturo Lorenzoni, l’uomo su cui si sta spaccando il Pd del Veneto alla disperata ricerca dell’alfiere da contrapporre a Luca Zaia (metà lo vorrebbe candidare subito, qui e ora, nel nome dell’apertura ai civici e ai movimenti invocata dal segretario Nicola Zingaretti; l’altra metà lo considera una sorta di usurpatore, arrivato ad occupare il posto che spetterebbe di diritto a un dem), Arturo Lorenzoni, si diceva, è un personaggio tutto da scoprire. Basti infatti pensare che fino a febbraio 2017, prima che diventasse ufficiale la sua corsa a sindaco in vista delle elezioni comunali di giugno, a capo della neonata Coalizione Civica, lo conoscevano davvero in pochi anche all’ombra di Sant’Antonio. Se non altro perché, prima di allora, non aveva mai fatto politica attiva e si era tenuto ben distante, come fa ancora oggi, dai salotti che contano del capoluogo euganeo.
Il professor Lorenzoni, ingegnere con master alla Scuola Enrico Mattei di San Donato Milanese (forse più nota come Eni Corporate University), docente di Economia Applicata al Bo e vicesindaco di Padova da giugno 2017, ha 53 anni e da 27 è sposato con Anna (socia dello studio Cortellazzo-Soatto, uno dei più rinomati della città nel settore della consulenza legale e contabile), dalla quale ha avuto tre figli. Tutti assieme, rigorosamente senza tivù, abitano in un’elegante palazzina in vicolo Cigolo, a due passi da Prato della Valle. E da lì, ogni mattina, dopo aver canticchiato sotto la doccia «L’ombelico del mondo» di Jovanotti, l’anti-Zaia in rampa di lancio monta in sella alla sua biciclet ta per di r igersi in Comune piuttosto che all’Università. Già, la bicicletta. Nessuno, da quando è diventato un personaggio pubblico, l’ha mai visto su un altro mezzo di trasporto. Nemmeno sotto la neve.
Di formazione cattolica, prima dalle suore delle Dimesse e poi dai gesuiti dell’Antonianum, Lorenzoni è stato un discreto giocatore del Petrarca Rugby (di ruolo apertura, anzi «aperturo»), ama sciare, passeggiare e arrampicare in montagna, legge almeno tre libri a settimana (in particolare romanzi e biografie), va letteralmente matto per la cioccolata, è impegnato nella cooperazione internazionale con la Fondazione Fontana e sostiene che l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sia una delle figure più carismatiche e rivoluzionarie di sempre. Inoltre, ultimo ma non ultimo, il professore parla e scrive correttamente in inglese, francese e spagnolo. E con buoni risultati, sta prendendo dimestichezza pure con il cinese.
Okay, ma cosa c’entra tutto questo con la sua prossima avventura alle Regionali di primavera? C’entra eccome. Perché è proprio grazie a tale bagaglio, culturale, sociale, sportivo e di relazioni, che il leader di Coalizione Civica, alle Comunali di poco più di due anni e mezzo fa, è riuscito nell’«impresa» di tenere assieme cattolici di sinistra, ambientalisti, ex democratici delusi, progressisti in cerca di nuove esperienze, esponenti di Rifondazione Comunista, qualche attivista dei centri sociali (ragione per cui i «renziani» di Italia Viva e i «calendiani» di Azione hanno già fatto sapere che non lo sosterranno «mai») e chi più ne ha più ne metta, raccogliendo prima un inaspettato 22,8% al primo turno e poi rivelandosi fondamentale per l’elezione a sindaco dell’imprenditore Sergio Giordani, pure lui civico, vittorioso al ballottaggio contro il leghista Massimo Bitonci. Uno schema, tutti uniti contro il campione salviniano, che Lorenzoni è convinto di poter replicare anche nei prossimi tre mesi. «So bene che il Veneto non è l’Emilia Romagna - continua a ribadire -. Ma so altrettanto bene che, costruendo un programma serio, concreto e davvero alternativo a quello di chi ci governa da venticinque anni e facendo una campagna elettorale innovativa, entusiasmante e tra la gente, pure la nostra regione può diventare contendibile». D’altronde, per dirla con le sue stesse parole, «i sogni aiutano a vivere meglio». Anzi, come canta Jovanotti, «questo è l’ombelico del mondo, senti che sale questa energia».
In Comune Senza precedenti esperienze politiche nel 2017 ha conquistato il 23% al primo turno ed è stato determinante per la vittoria di Giordani