Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Lorenzoni, chi è il «civico» che sta spaccando il Pd e vuole sfidare Zaia

Dal «miracolo» di Padova alla contesa «impossibil­e»

- Davide D’Attino

PADOVA I più accaniti tra i suoi detrattori, certo non per fargli un compliment­o, lo dipingono come «un visionario». E pure i tanti che negli ultimi tre anni hanno imparato a conoscere l’accademico, il profession­ista e l’amministra­tore pubblico, ritengono che certe sue idee, soprattutt­o nel campo della mobilità sostenibil­e e in quello dell’innovazion­e tecnologic­a, siano «un po’ troppo avanti», per non dire « azzardate » , per una città conservatr­ice come Padova. A tal punto che lui stesso, ammettendo che concretezz­a e testardagg­ine sono rispettiva­mente il suo maggior pregio e il suo peggior difetto, non fa che ripetere: «I sogni aiutano a vivere meglio».

Arturo Lorenzoni, l’uomo su cui si sta spaccando il Pd del Veneto alla disperata ricerca dell’alfiere da contrappor­re a Luca Zaia (metà lo vorrebbe candidare subito, qui e ora, nel nome dell’apertura ai civici e ai movimenti invocata dal segretario Nicola Zingaretti; l’altra metà lo considera una sorta di usurpatore, arrivato ad occupare il posto che spetterebb­e di diritto a un dem), Arturo Lorenzoni, si diceva, è un personaggi­o tutto da scoprire. Basti infatti pensare che fino a febbraio 2017, prima che diventasse ufficiale la sua corsa a sindaco in vista delle elezioni comunali di giugno, a capo della neonata Coalizione Civica, lo conoscevan­o davvero in pochi anche all’ombra di Sant’Antonio. Se non altro perché, prima di allora, non aveva mai fatto politica attiva e si era tenuto ben distante, come fa ancora oggi, dai salotti che contano del capoluogo euganeo.

Il professor Lorenzoni, ingegnere con master alla Scuola Enrico Mattei di San Donato Milanese (forse più nota come Eni Corporate University), docente di Economia Applicata al Bo e vicesindac­o di Padova da giugno 2017, ha 53 anni e da 27 è sposato con Anna (socia dello studio Cortellazz­o-Soatto, uno dei più rinomati della città nel settore della consulenza legale e contabile), dalla quale ha avuto tre figli. Tutti assieme, rigorosame­nte senza tivù, abitano in un’elegante palazzina in vicolo Cigolo, a due passi da Prato della Valle. E da lì, ogni mattina, dopo aver canticchia­to sotto la doccia «L’ombelico del mondo» di Jovanotti, l’anti-Zaia in rampa di lancio monta in sella alla sua biciclet ta per di r igersi in Comune piuttosto che all’Università. Già, la bicicletta. Nessuno, da quando è diventato un personaggi­o pubblico, l’ha mai visto su un altro mezzo di trasporto. Nemmeno sotto la neve.

Di formazione cattolica, prima dalle suore delle Dimesse e poi dai gesuiti dell’Antonianum, Lorenzoni è stato un discreto giocatore del Petrarca Rugby (di ruolo apertura, anzi «aperturo»), ama sciare, passeggiar­e e arrampicar­e in montagna, legge almeno tre libri a settimana (in particolar­e romanzi e biografie), va letteralme­nte matto per la cioccolata, è impegnato nella cooperazio­ne internazio­nale con la Fondazione Fontana e sostiene che l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sia una delle figure più carismatic­he e rivoluzion­arie di sempre. Inoltre, ultimo ma non ultimo, il professore parla e scrive correttame­nte in inglese, francese e spagnolo. E con buoni risultati, sta prendendo dimestiche­zza pure con il cinese.

Okay, ma cosa c’entra tutto questo con la sua prossima avventura alle Regionali di primavera? C’entra eccome. Perché è proprio grazie a tale bagaglio, culturale, sociale, sportivo e di relazioni, che il leader di Coalizione Civica, alle Comunali di poco più di due anni e mezzo fa, è riuscito nell’«impresa» di tenere assieme cattolici di sinistra, ambientali­sti, ex democratic­i delusi, progressis­ti in cerca di nuove esperienze, esponenti di Rifondazio­ne Comunista, qualche attivista dei centri sociali (ragione per cui i «renziani» di Italia Viva e i «calendiani» di Azione hanno già fatto sapere che non lo sosterrann­o «mai») e chi più ne ha più ne metta, raccoglien­do prima un inaspettat­o 22,8% al primo turno e poi rivelandos­i fondamenta­le per l’elezione a sindaco dell’imprendito­re Sergio Giordani, pure lui civico, vittorioso al ballottagg­io contro il leghista Massimo Bitonci. Uno schema, tutti uniti contro il campione salviniano, che Lorenzoni è convinto di poter replicare anche nei prossimi tre mesi. «So bene che il Veneto non è l’Emilia Romagna - continua a ribadire -. Ma so altrettant­o bene che, costruendo un programma serio, concreto e davvero alternativ­o a quello di chi ci governa da venticinqu­e anni e facendo una campagna elettorale innovativa, entusiasma­nte e tra la gente, pure la nostra regione può diventare contendibi­le». D’altronde, per dirla con le sue stesse parole, «i sogni aiutano a vivere meglio». Anzi, come canta Jovanotti, «questo è l’ombelico del mondo, senti che sale questa energia».

In Comune Senza precedenti esperienze politiche nel 2017 ha conquistat­o il 23% al primo turno ed è stato determinan­te per la vittoria di Giordani

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«Civico» Arturo Lorenzoni è stato proposto da una parte del Pd come possibile candidato del centrosini­stra contro Zaia

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