Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Mi vesto da Generale ma spero che tutti trovino il “gioco” fatto su misura per loro»
VENEZIA Le mostrine d’oro, la giacca blu, gli stivali a punta. Il travestimento da Generale di Fabrizio D’Oria, direttore comunicazione di Vela e coordinatore di Venezia marketing eventi, è fatto su misura per i dieci giorni che lo aspettano. Il Generale del Carnevale, come lo hanno ribattezzato, ha iniziato ieri la «battaglia» del divertimento.
Usi una parola per definire questo Carnevale.
«Gioco».
Lei a cosa gioca?
«A fare il Generale del Carnevale... ironia a parte questa festa va vissuta come un gioco, ognuno deve ritagliarsi un proprio spazio, con i vestiti, con gli spettacoli».
E’ cambiato il modo di giocare dal suo osservatorio?
«Se teniamo conto che il Carnevale ha almeno 40 anni, moltissimo. E negli ultimi 10 anni ci sono stati i più grandi cambiamenti, tra offerte, sponsor e luoghi della festa». Quanto costa la festa?
«Il budget è 2 milioni, di cui un terzo è dedicato alla sicurezza. Quasi un milione arriva dagli sponsor, con i quali oggi ci sono rapporti organici. Il Carnevale è nato auto promosso poi c’è stata Fininvest,
"Ricordi Che brivido quella volta che il cavo si è bloccato mentre scendeva l’Angelo dal campanile
la Biennale, il Consorzio di privati. Nel 2008 è nata la Venezia Marketing eventi, con la regia unica, il tema».
Perché ci sono cambiamenti continui?
«Un format per durare nel tempo deve cambiare a seconda delle richieste dei partecipanti. Nel 2008, con Balich, ad esempio abbiamo spostato il volo dell’Angelo verso la piazza. Con Rampello abbiamo promosso l’uso dell’Arsenale, uno spazio in cui abbiamo organizzato la festa notturna per i giovani, “scaricando” la pressione sul centro di Venezia».
Quest’anno quali sono le novità?
«I protagonisti della festa, a partire dal direttore artistico Massimo Checchetto che porta l’esperienza della Fenice e poi Tommy Vee e Alberto Toso Fei, per citarne qualcuno».
Nonostante il calo del turismo, resta la preoccupazione della pressione sulla città nei giorni clou
«Certamente. Capisco la fatica dei cittadini del centro storico, specialmente in alcuni momenti anche se ovviamente in quei giorni i servizi sono potenziati ma mi piacerebbe che anche i residenti trovassero il loro spazio nella festa, magari in una visita ai musei che propongono moltissime attività aggiuntive. O con una delle proposte in tutti i quartieri della terraferma, che dall’epoca del direttore Maccapani e del suo “Mestre Carnival street show” , sono diventate centrali».
Quanto ha inciso la sicurezza sui cambiamenti del Carnevale?
«Ha inciso in modo decisivo. Ora occupa un terzo del budget stanziato e richiede grande attenzione. Prima sono stati introdotti i controlli anti terrorismo, poi le attività di security e infine quelle di safety con il controllo degli ingressi».
Il momento più difficile in 10 anni?
«Sicuramente quando durante un volo dell’Angelo si è bloccato il meccanismo di discesa e una delle Marie è rimasta appesa per 6 minuti senza muoversi. O il Carnevale con l’acqua alta straordinaria».
E il «gioco» che le è piaciuto di più?
«La vogata del silenzio con cui abbiamo chiuso la festa alcuni anni fa. E poi la Festa Veneziana, l’invenzione dello spettacolo notturno a Cannaregio che dà inizio al Carnevale: scenografico e seguitissimo dalla città, quanto il Carnevale dei bambini a Mestre».