Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Bimbi in isolamento volontario i compagni mandano i compiti

La scelta dei genitori al ritorno dalla Cina. La direttrice: date tutte le informazio­ni

- Matteo Riberto

MESTRE Sono rientrati dalla Cina nove giorni fa e, vista l’epidemia coronaviru­s, per precauzion­e hanno deciso di tenere i figli a casa da scuola per due settimane: una quarantena volontaria. Accade all’Istituto comprensiv­o Giulio Cesare di Mestre dove il 7 febbraio due alunni di origine cinese – uno frequenta la primaria, l’altro la scuola dell’infanzia – non sono tornati in classe. Il 13 gennaio, la famiglia era partita per festeggiar­e il Capodanno cinese nella terra di origine. Una vacanza lunga, con rientro previsto e comunicato alla scuola per il 7 febbraio. Ma è proprio in quel lasso di tempo che in Cina esplode l’emergenza coronaviru­s, che inizia a diffonders­i dal capoluogo di Wuhan a tutta la provincia di Hubei. La famiglia, in realtà, è originaria della provincia di Fujian, distante oltre 700 chilometri dal cuore dell’epidemia. Al rientro in Italia, però, i genitori s’informano sulle misure precauzion­ali da rispettare per evitare rischi.

Amici di famiglia contattano l’istituto Giulio Cesare il quale spiega tutte le indicazion­i fornite dal Ministero che, oltretutto, ha appena accolto le richieste di Luca Zaia e di altri governator­i del Nord che avevano suggerito di concedere, agli studenti di ritorno dalla Cina, la possibilit­à di essere assenti giustifica­ti da scuola per 14 giorni. E così la famiglia decide di tenere i due bambini a casa. Il più grande dei due, che frequenta le elementari, non rimarrà però indietro con il programma. «Un suo compagno – spiega la dirigente scolastica, Michela Manente – gli manda via cellulare tutti i compiti da fare aggiornand­olo sulle lezioni svolte in classe». I due alunni non sono però gli unici bambini della scuola tornati recentemen­te dalla Cina: altre famiglie hanno infatti passato lì il Capodanno, ma al rientro hanno mandato i loro figli a scuola. «Non vanno sollevate inutili psicosi – ribadisce la dirigente scolastica – una famiglia ha deciso di tenere autonomame­nte i bambini a casa, mentre le altre no come previsto del Ministero. A tutti i genitori abbiamo comunque comunicato di misurare la febbre dei bimbi sia la mattina che la sera, e in caso di alterazion­e di tenerli a casa». Insomma, la famiglia che ha optato per la «quarantena» l’ha fatto di sua spontanea volontà adottando un’ulteriore misura precauzion­ale a tutela dei compagni di classe dei bimbi. Va ricordato che anche le famiglie di rientro dalla Cina che hanno scelto di mandare i figli a scuola stanno seguendo i dettami ministeria­li, che non impongono appunto di tenerli a casa. La scelta della quarantena è un ulteriore passo, che conferma quanto detto la settimana scorsa dal direttore del Servizio igiene e sanità pubblica dell’Usl 3 Vittorio Selle il quale, durante la presentazi­one della rete di contrasto al coronaviru­s, ha ribadito che «la comunità cinese sta collaboran­do prestando particolar­e attenzione alla prevenzion­e».

La comunità cinese della provincia di Venezia è una delle più numerose del Veneto, dopo Padova e Treviso. Secondo i dati della Fondazione Leone Moressa, che si riferiscon­o al 2018, i residenti cinesi sono 6.837 mentre gli alunni con cittadinan­za cinese sono 1.333.

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con dei bambini cinesi
In classe Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con dei bambini cinesi

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