Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Suicida in carcere, giallo sulla morte

Veneziano si impicca, le liti con i compagni e i lividi. La compagna: fare chiarezza

- Alberto Zorzi

VENEZIA Si è impiccato lunedì nel carcere di Treviso, dopo che era stato messo in una cella da solo, pare a causa delle liti con gli altri detenuti. In più era ancora provato dalla morte del padre avvenuta un mese fa. Marco Antonio Fasan, 38enne cileno ma cresciuto a Venezia, si è suicidato. La compagna chiede chiarezza perché il corpo aveva dei lividi, pur specifican­do di non accusare nessuno. La procura ha aperto un’inchiesta, lunedì l’autopsia.

TREVISO Un mese fa aveva perso il padre, che per lui era una figura importanti­ssima. Gli era stato sempre vicino nonostante le sue sbandate e quella vita tormentata che nell’ultimo decennio l’aveva portato più volte in carcere per spaccio e piccole rapine, per le quasi stava finendo di scontare l’ultimo anno dietro le sbarre. E questo sicurament­e era stato un evento che l’ha destabiliz­zato. Poi c’erano quei rapporti sempre più difficili con alcuni detenuti del carcere di Santa Bona a Treviso, che pare fossero culminati proprio lo scorso lunedì mattina in una lite e nella successiva «punizione» in una cella di «isolamento», se così si può definire. Quella stessa dove un’ora dopo Marco Antonio Fasan è stato trovato impiccato con la propria felpa.

Un suicidio su cui ora la compagna del 38enne di origine cilena, ma adottato da piccolo da una famiglia veneziana, chiede che venga fatta chiarezza, anche perché sul corpo ci sarebbero alcuni lividi. «Non accusiamo nessuno - dice l’avvocato Mauro Serpico, che era il legale di Fasan - Però chiediamo che venga accertato che cosa è successo».

Il pm Mara De Donà ha già deciso di disporre l’autopsia e lunedì incaricher­à il medico legale Alberto Furlanetto. L’avvocato Serpico sta ancora valutando se nominare un proprio consulente da affiancare a quello della procura.

Fasan, 38 anni, era nato in Cile, ma è cresciuto a Venezia, dove il padre aveva diverse proprietà immobiliar­i. Negli ultimi anni però si era trasferito con lui a Tarzo, nel Trevigiano. Negli ultimi giorni aveva chiamato il suo legale per parlare anche del futuro di questo patrimonio, che gli sarebbe arrivato in eredità. «Sembrava aver iniziato a metabolizz­are lo choc per la morte del padre, mi aveva detto che avrei dovuto aiutarlo a trovare il modo per gestirlo - racconta ancora Serpico - Non sembrava una persona che di lì a pochi giorni si sarebbe tolta la vita, anche perché stavamo lavorando per poter ottenere a breve una detenzione domiciliar­e». La morte dell’uomo che lo aveva accudito l’aveva provato. Anche perché nei giorni precedenti il decesso, quando era gravemente malato, aveva chiesto un permesso per poterlo vedere, che gli era però stato negato. Era potuto uscire dal carcere solo per tre ore in occasione dei funerali. Resta il fatto che i famigliari vogliono capire che cosa sia successo, anche perché ci sono degli aspetti che non tornano. Il legale ha chiesto di poter vedere le foto del ritrovamen­to del cadavere, anche perché la stanza dove era stato messo da solo non dovrebbe avere molti elementi a cui appendersi per tentare di impiccarsi, tanto più con una felpa. Qualcuno ha parlato di un «gesto dimostrati­vo finito male». Ma ora è tutto nelle mani della procura.

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 ??  ?? Santa Bona L’ingresso del carcere di Treviso dov’è avvenuto il suicidio. Fasan era stato messo in una cella da solo
Santa Bona L’ingresso del carcere di Treviso dov’è avvenuto il suicidio. Fasan era stato messo in una cella da solo

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