Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La casa colpita dall’acqua alta si trasforma in teatro

- C. Ga.

VENEZIA Prima le onde dell’acqua alta del 12 novembre scorso, ora quelle attorno a Eea, l’isola della Maga Circe, hanno invaso il soggiorno della famiglia Fullin a Dorsoduro. Il loro appartamen­to alle Zattere è diventato palcosceni­co ieri pomeriggio di «Questa vita è un’Odissea. Venezia apre le sue case al teatro», la performanc­e dei laboratori di teatro di cittadinan­za del Teatro Stabile del Veneto ideati dal regista Mattia Berto. «Dal commercial­ista alla ginecologa, gli attori sono tutti cittadini veneziani che hanno voglia di mettersi in gioco — dice Berto —. Invito gli spettatori, i partecipan­ti ai laboratori, i padroni di casa, veneziani e foresti tutti a pensare la fragile ma forte Venezia come la

La famiglia Abbiamo accolto gli aiuti, questa casa ha un debito con la città: così restituiam­o qualcosa

propria Itaca, una casa per tutti noi». La performanc­e ha inizio sulle fondamenta, dove ancelle vestite di nero e dai capelli blu invitano il pubblico ad entrare nell’antro della maga Circe; nel soggiorno, la maga attende gli spettatori con vassoi di cacio e miele, come quelli che diede a Odisseo e ai suoi compagni di viaggio. Ed ecco che, all’improvviso, avviene il maleficio ed entrano in scena i porci, che attorniano il pubblico. Poi, dopo una libagione agli dei con latte, miele, vino e farina, tra un passo dell’Odissea e l’altro le ancelle invitano il pubblico ad alzarsi e lo accompagna­no nel giardino dove ha fine la rappresent­azione. «Volevamo che rimanesse qualcosa allo spettatore – spiega Berto —. È un mantello di plastica, una provocazio­ne, che vuole anche essere una riflession­e sul Carnevale in tempi in cui non c’è più coraggio di travestirs­i». Tra il pubblico, una settantina di persone che si sono alternate in gruppi di quindici per rappresent­azione, ci sono anche i padroni di casa. «Nei difficili giorni dell’acqua alta abbiamo accolto gli aiuti dall’esterno, questa casa ha un debito con la città e con questo gesto le restituiam­o qualcosa — commenta Giorgio Fullin —. Siamo in tre in famiglia, mia moglie nostro figlio ed io, tutti veneziani». Prossima tappa del viaggio di Odisseo sarà dalla moglie Penelope, fino all’ultima data al teatro Goldoni il 31 maggio con il ritorno ad Itaca. «Ci saranno altre tre case coinvolte – conclude Berto –. Una molto piccola, una di persone anziane e una di studenti, per mandare un messaggio contro tendenza in una città dove dilagano AirBnb: voglio mostrare che i veneziani ci sono e vogliono mettersi in gioco».

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Lo spettacolo Lo spettacolo ideato dal regista Matteo Berto nella casa della famiglia Fullin (Foto Vision)
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