Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Da Dorè a Brand A Rovigo, l’Inferno di Dante illustrato
In mostra a Rovigo le illustrazioni del poema dantesco dall’800
Arte A Brand è affidata l’interpretazione contemporanea. La quercia del poeta
Sono le parole che creano il mondo, in principio era il Verbo. È il racconto che evoca l’immagine, poiein, da cui poesia, in greco significa fare; «ut pictura poesis», ci ricorda Orazio come la poesia così la pittura ( o viceversa). E allora eccoci qui oggi a rimirare quello che le perfette terzine dantesche hanno generato e continuano a generare in artisti lontanissimi per epoca, origine e modo: «Visioni dell’Inferno. Dorè/ Rauschenberg/Brand».
C’è molto da gustare in questa raffinata mostra, oltre all’ottimo allestimento all’ultimo piano di Palazzo Roncale a Rovigo: un raffronto tra le illustrazioni dell’Inferno di Gustave Doré, Robert Rauschenberg e Brigitte Brand, per i 33 canti più uno della prima Cantica. Dorè, illustratore celeberrimo, si misurò in un autentico corpo a corpo con la materia pulsante della poesia dantesca e produsse 75 tavole che nel 1861 originarono due versioni, per le edizioni Hachette ma autofinanziate, una francese e una italiana. Come ricorda Mauro Carrera nel catalogo, fu un successo internazionale immediato. La sua vigorosa e onirica vena creativa, popolare eant intellettualistica, entrò in perfetta sintonia con la infinita materia dantesca, materia che cent’anni dopo provocò l’inquieto estro di uno dei più ribelli artisti della Pop Art americana, Robert Rauschenberg.
La sfida dell’Inferno dantesco produsse 34 disegni dove – come scrive in catalogo Barbara Codogno - «Rauschenberg scopre nelle illustrazioni della vita americana contemporanea il materiale per una proiezione della poesia dantesca», così protagonisti e situazioni della politica americana degli anni Sessanta trovano ruoli e luoghi nei gironi infernali del sommo poeta. Eseguiti con la tecnica del trasferimento di immagini (da giornali, foto ecc.) i «Dante drawings», finiti nel 1960, vengono subito esposti da Leo Castelli a New York e poi acquistati dal Moma, garantendo all’artista il premio della Biennale di Venezia del ‘64. Sessant’anni dopo i versi immaginifici dell’Inferno toccano il cuore e la mano dell’artista tedesca Brigitte Brand che con la stessa tecnica, che le è da sempre familiare, trasferisce figure e ambientazioni della sua geografia artistica nei versi danteschi. Il tocco lieve e fibrillante di Brigitte Brand, nella quasi immateriale variabile di diluizioni cromatiche, attraversa la materia della umanità dolente dantesca con «uno sguardo dall’alto che vede in volo la terra e anche i cieli», come scrive Virginia Baradel in catalogo.
I tre artisti entrano nella poesia dantesca senza mediazioni, in affondo e, sorprendentemente (ma forse è quasi logico) ne traggono spesso identica emozione che si traduce in strutture delle immagini assai simili.
Non immagini simili, ma sintassi delle illustrazioni che sono generate dalla medesima tensione: così il vortice per il canto XVII, lo sprofondamento per il canto XX, la orizzontalità del XXII, la verticalità del X.
In mostra, a coronamento, edizioni preziose della Comedia dalle biblioteche rodigine, la curiosissima prima edizione di L’inferno di Topolino, Disney edita in Italia tra il 1949-50, il volume L’Inferno di Dante. Una storia naturale, Mondadori 2010, illustrata e commentata da Waterhouse e Hutton, giovani artisti di Fabrica.
La mostra, voluta dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, su idea di Sergio Campagnolo che ricorda i racconti polesani della quercia fattigli da Antonio Cibotto, si completa con una deliziosa sala dedicata a La quercia di Dante, la leggendaria Rovra de Dante che si dice abbia permesso al Poeta, perduta la via tra Venezia e Ferrara nell’umida estate padana del 1321, di ritrovare il cammino. Quella quercia ormai non c’è più, ma una parte del suo grande tronco esposto a Palazzo Roncale accompagna Cortex, impronta del suo tronco rilevata dalla artista Miranda Greggio, quando il grande rovere, già colpito da fulmine nel’76, collassò nel giugno 2013.