Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Cattolica sale all’1% in Ubi e si schiera contro Intesa

Ingresso con l’1% tra i pattisti del Car. E l’assemblea in aprile riapre i giochi

- Di Federico Nicoletti

VERONA Cattolica supera l’1% di Ubi e si schiera contro Intesa. È successo ieri con l’ingresso tra i pattisti del Car.

Cattolica supera l’1% di Ubi e si schiera contro la scalata di Intesa. Mentre, sul fronte interno, il rinvio di un mese e mezzo dell’assemblea straordina­ria sulle modifiche statutarie del 7 marzo, e l’accorpamen­to a quella ordinaria del 25 aprile per l’allarme coronaviru­s, riapre i giochi sulle modifiche dello statuto, che metterebbe­ro fuori gioco il presidente Paolo Bedoni.

Resta alta l’attenzione intorno alla società assicurati­va veronese. Su più fronti. La notizia del giorno, ieri, riguarda la partita sulla banca lombarda, nel mirino della clamorosa scalata lanciata una settimana fa da Intesa Sanpaolo, in accordo con Bper-Unipol. Cattolica è scesa in campo, comunicand­o ieri sera di aver raddoppiat­o la sua quota nella banca, passando dallo 0,5% all’1,01%, con una operazione di acquisto azioni nelle ultime due settimane autorizzat­a dal cda il 13 febbraio, che agli attuali prezzi di mercato vale 27 milioni di euro. E di aver ricevuto l’accettazio­ne del Comitato Car, per entrare nel patto parasocial­e di riferiment­o di Ubi, che riunisce il 17,7% e che si è opposto alla offerta di scambio lanciata da Intesa.

Una mossa con cui la società veronese cerca di difendere una fetta importante della propria operativit­à. Anticipata (e non sfugge che l’autorizzaz­ione agli acquisti è precedente al lancio dell’Ops di Intesa) dalle notizie dell’ultimo periodo, che davano Ubi e Cattolica in discussion­e su una proroga del rapporto di bancassicu­razione, dopo il tentativo non riuscito dell’istituto di avviare una gara proprio sul contratto in scadenza con Cattolica, finito tra l’altro, con interpreta­zioni opposte tra le parti, al centro della vicenda del ritiro deleghe all’ex ad Alberto Minali. Le trattative, secondo alcune fonti, avrebbero potuto portare a rafforzare i rapporti tra le due parti, con un ritorno di Cattolica nei patti di sindacato di Ubi, com’era stato in passato. E com’è ora avvenuto, in una fase divenuta cruciale.

In ballo ci sono rapporti consolidat­i con l’ex popolare di Bergamo-Brescia (la Fondazione pavese Banca del Monte di Lombardia, parte del Car, detiene il 4,9% di Ubi ed è anche socia con il 3,16% di Cattolica, nel cui cda siede da vicepresid­ente vicario, il presidente della Fondazione, Aldo Poli), anche e soprattutt­o sul fronte della bancassicu­razione. Messi a rischio dall’operazione Intesa-Bper e la cessione prevista ad Unipol di Lombarda Vita, la società in comune tra Ubi e Cattolica. E Lombarda vita, secondo fonti finanziari­e, varrebbe quasi 40 milioni di utile operativo di Cattolica, il 10-12% del totale, e per quasi il 30% delle riserve vita, 9 miliardi di euro su 26, oltre ad una raccolta sulle polizze vita (a dati 2018, gli ultimi disponibil­i) per 1,5 miliardi di euro sui 3,6 totali.

Il tutto entro un terremoto non solo per le banche, ma anche per le assicurazi­oni, con Intesa, già primo operatore vita in Italia, che sceglie come secondo polo Unipol, spiazzando gli altri (a partire da Generali, che vede il suo primo azionista, Mediobanca, come consulente sull’operazione Intesa-Unipol). Un quadro che ora Cattolica ha deciso di provare a contrastar­e.

E poi ci sono le novità sullo slittament­o dell’assemblea straordina­ria, decisa l’altro ieri. Ben più che una correzione di calendario. Se si può discutere se lo spostament­o favorisca tout court la linea ufficiale di Bedoni (un potenziale successo in assemblea già la prossima settimana avrebbe tolto di mezzo un problema che ora invece resta sul tappeto, dando comunque anche ai soci dissidenti più tempo per organizzar­si), è vero che fornisce comunque al presidente alcuni vantaggi.

L’affiancame­nto alla parte ordinaria toglie centralità ai cambiament­i statutari. Soprattutt­o se la parte straordina­ria dovesse finire in coda a quella sul bilancio (negli ultimi anni, secondo le convocazio­ni, la parte straordina­ria si è discussa prima nel 2018 e nel 2014, mentre il contrario è successo nel 2017 e nel 2015). Un’eventualit­à, quest’ultima, che azzererebb­e poi in radice la possibilit­à per i soci guidati da Luigi Frascino e Giuseppe Lovati Cottini di presentare subito nella parte ordinaria, come sarebbe con un ordine del giorno contrario, la richiesta di revoca dei consiglier­i, se le modifiche statutarie fossero approvate. In ogni caso la decisione sull’ordine dei lavori, per statuto e regolament­o assemblear­e, spetta al presidente Bedoni.

E poi con la revoca del 6 marzo e la riconvocaz­ione per il 25 aprile si riaprono i termini per presentare integrazio­ni all’ordine del giorno. E quindi progetti alternativ­i di modifica statutaria che potrebbero presentare altri soci, se non il cda stesso di Cattolica, magari recependo indicazion­i delle associazio­ni. Proprio Bedoni si sarebbe detto disponibil­e su questo con le associazio­ni, nell’incontro di lunedì sera. E non sfugge quanto scritto nella lettera firmata dal presidente il 17 febbraio, che sta arrivando in questi giorni ai soci. Oltre alla conferma del no alla proposta Frascino-Lovati Cottini, Bedoni scrive che il cda «proseguirà nelle valutazion­i volte a riconsider­are ulteriori opportuni interventi sul testo statutario, in modo da adeguarlo alle richieste di tutti i soci e del mercato», Ora la finestra si riapre. E potrebbe essere un’ulteriore arma, in chiave riformatri­ce, per battere i dissidenti.

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Presidente Paolo B edoni
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Il presidente di Cattolica, Paolo Bedoni. La società ha comunicato ieri di aver raddoppiat­o la quota in Ubi e di esser tra i pattisti del Car contrari alla scalata di Intesa
In trincea Il presidente di Cattolica, Paolo Bedoni. La società ha comunicato ieri di aver raddoppiat­o la quota in Ubi e di esser tra i pattisti del Car contrari alla scalata di Intesa

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