Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Cattolica sale all’1% in Ubi e si schiera contro Intesa
Ingresso con l’1% tra i pattisti del Car. E l’assemblea in aprile riapre i giochi
VERONA Cattolica supera l’1% di Ubi e si schiera contro Intesa. È successo ieri con l’ingresso tra i pattisti del Car.
Cattolica supera l’1% di Ubi e si schiera contro la scalata di Intesa. Mentre, sul fronte interno, il rinvio di un mese e mezzo dell’assemblea straordinaria sulle modifiche statutarie del 7 marzo, e l’accorpamento a quella ordinaria del 25 aprile per l’allarme coronavirus, riapre i giochi sulle modifiche dello statuto, che metterebbero fuori gioco il presidente Paolo Bedoni.
Resta alta l’attenzione intorno alla società assicurativa veronese. Su più fronti. La notizia del giorno, ieri, riguarda la partita sulla banca lombarda, nel mirino della clamorosa scalata lanciata una settimana fa da Intesa Sanpaolo, in accordo con Bper-Unipol. Cattolica è scesa in campo, comunicando ieri sera di aver raddoppiato la sua quota nella banca, passando dallo 0,5% all’1,01%, con una operazione di acquisto azioni nelle ultime due settimane autorizzata dal cda il 13 febbraio, che agli attuali prezzi di mercato vale 27 milioni di euro. E di aver ricevuto l’accettazione del Comitato Car, per entrare nel patto parasociale di riferimento di Ubi, che riunisce il 17,7% e che si è opposto alla offerta di scambio lanciata da Intesa.
Una mossa con cui la società veronese cerca di difendere una fetta importante della propria operatività. Anticipata (e non sfugge che l’autorizzazione agli acquisti è precedente al lancio dell’Ops di Intesa) dalle notizie dell’ultimo periodo, che davano Ubi e Cattolica in discussione su una proroga del rapporto di bancassicurazione, dopo il tentativo non riuscito dell’istituto di avviare una gara proprio sul contratto in scadenza con Cattolica, finito tra l’altro, con interpretazioni opposte tra le parti, al centro della vicenda del ritiro deleghe all’ex ad Alberto Minali. Le trattative, secondo alcune fonti, avrebbero potuto portare a rafforzare i rapporti tra le due parti, con un ritorno di Cattolica nei patti di sindacato di Ubi, com’era stato in passato. E com’è ora avvenuto, in una fase divenuta cruciale.
In ballo ci sono rapporti consolidati con l’ex popolare di Bergamo-Brescia (la Fondazione pavese Banca del Monte di Lombardia, parte del Car, detiene il 4,9% di Ubi ed è anche socia con il 3,16% di Cattolica, nel cui cda siede da vicepresidente vicario, il presidente della Fondazione, Aldo Poli), anche e soprattutto sul fronte della bancassicurazione. Messi a rischio dall’operazione Intesa-Bper e la cessione prevista ad Unipol di Lombarda Vita, la società in comune tra Ubi e Cattolica. E Lombarda vita, secondo fonti finanziarie, varrebbe quasi 40 milioni di utile operativo di Cattolica, il 10-12% del totale, e per quasi il 30% delle riserve vita, 9 miliardi di euro su 26, oltre ad una raccolta sulle polizze vita (a dati 2018, gli ultimi disponibili) per 1,5 miliardi di euro sui 3,6 totali.
Il tutto entro un terremoto non solo per le banche, ma anche per le assicurazioni, con Intesa, già primo operatore vita in Italia, che sceglie come secondo polo Unipol, spiazzando gli altri (a partire da Generali, che vede il suo primo azionista, Mediobanca, come consulente sull’operazione Intesa-Unipol). Un quadro che ora Cattolica ha deciso di provare a contrastare.
E poi ci sono le novità sullo slittamento dell’assemblea straordinaria, decisa l’altro ieri. Ben più che una correzione di calendario. Se si può discutere se lo spostamento favorisca tout court la linea ufficiale di Bedoni (un potenziale successo in assemblea già la prossima settimana avrebbe tolto di mezzo un problema che ora invece resta sul tappeto, dando comunque anche ai soci dissidenti più tempo per organizzarsi), è vero che fornisce comunque al presidente alcuni vantaggi.
L’affiancamento alla parte ordinaria toglie centralità ai cambiamenti statutari. Soprattutto se la parte straordinaria dovesse finire in coda a quella sul bilancio (negli ultimi anni, secondo le convocazioni, la parte straordinaria si è discussa prima nel 2018 e nel 2014, mentre il contrario è successo nel 2017 e nel 2015). Un’eventualità, quest’ultima, che azzererebbe poi in radice la possibilità per i soci guidati da Luigi Frascino e Giuseppe Lovati Cottini di presentare subito nella parte ordinaria, come sarebbe con un ordine del giorno contrario, la richiesta di revoca dei consiglieri, se le modifiche statutarie fossero approvate. In ogni caso la decisione sull’ordine dei lavori, per statuto e regolamento assembleare, spetta al presidente Bedoni.
E poi con la revoca del 6 marzo e la riconvocazione per il 25 aprile si riaprono i termini per presentare integrazioni all’ordine del giorno. E quindi progetti alternativi di modifica statutaria che potrebbero presentare altri soci, se non il cda stesso di Cattolica, magari recependo indicazioni delle associazioni. Proprio Bedoni si sarebbe detto disponibile su questo con le associazioni, nell’incontro di lunedì sera. E non sfugge quanto scritto nella lettera firmata dal presidente il 17 febbraio, che sta arrivando in questi giorni ai soci. Oltre alla conferma del no alla proposta Frascino-Lovati Cottini, Bedoni scrive che il cda «proseguirà nelle valutazioni volte a riconsiderare ulteriori opportuni interventi sul testo statutario, in modo da adeguarlo alle richieste di tutti i soci e del mercato», Ora la finestra si riapre. E potrebbe essere un’ulteriore arma, in chiave riformatrice, per battere i dissidenti.