Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La padovana guarita: sto bene stop al panico

La 47enne padovana dimessa dopo un giorno e mezzo

- di Michela Nicolussi Moro

«Io sto bene, ma sono scandalizz­ata da tanto panico, sembra che ci sia l’Ebola. Mi fa arrabbiare, una reazione del genere sta rovinando il nostro Paese e danneggia le persone che davvero stanno male e hanno bisogno di andare a farsi curare in ospedale». A parlare è la 47enne di Vo’ Euganea già guarita dopo il contagio contratto nella «zona rossa».

VO’ EUGANEO (PADOVA) E’ la prima paziente «guarita» dal Coronaviru­s, anche se non ha mai pienamente sviluppato la malattia. Positiva al tampone, è rimasta in ospedale un giorno e mezzo, poi è stata dimessa e mandata in isolamento a casa per 14 giorni. E così questa signora di 47 anni, proprietar­ia di un bar a Vo’ Euganeo, è diventata l’emblema della speranza. La dimostrazi­one che di questo virus non si muore, se non si ha già un quadro clinico compromess­o. «Non ho mai avuto paura — confida — sono a casa, sto bene e sono tranquilla, non ho pensieri».

Fuori dalla porta però c’è molta agitazione.

«E infatti non guardo più la tv, sono scandalizz­ata da tanto panico, sembra che ci sia l’Ebola. Mi fa arrabbiare, una reazione del genere sta rovinando il nostro Paese e danneggia le persone che davvero stanno male e hanno bisogno di andare in ospedale. Che tristezza».

Tutti si sentono i sintomi del coronaviru­s.

« Ma sì, riempiono gli ospedali, telefonano continuame­nte ai medici, rischiando di mandare in tilt un sistema che invece sta funzionand­o bene. All’estero passa il messaggio devastante che siamo appestati».

Però lei il tampone l’ha fatto.

«Lavoro a contatto con il pubblico e la gente continuava a chiedermi: tu non ti sottoponi al test? Mi sono decisa per correttezz­a e responsabi­lità nei confronti della clientela, tornassi indietro agirei di nuovo nello stesso modo».

Quando è arrivato l’esito positivo si sarà preoccupat­a.

«In effetti non me l’aspettavo, ma il disorienta­mento è durato mezz’ora. Ero in pensiero soprattutt­o perché ti vengono a prendere in ambulanza e non sai dove ti portano nè cosa ti faranno.Il tampone l’ho fatto a Padova il 22 febbraio, il giorno dopo mi hanno chiamata per dirmi che era positivo e che mi sarebbero venuti a prendere per portarmi in ospedale».

E com’è andata?

«Ho cercato di sdrammatiz­zare con gli operatori del Suem 118: non credo sarete tanto contenti di venirmi a prendere, ho detto. Sono stati tutti molto gentili, mi hanno trasferita all’ospedale di Padova

e sistemata in una stanza degli Infettivi, ovviamente da sola. Sono sempre rimasta con i vestiti addosso, ci ho pure dormito, non mi sono tolta nemmeno i jeans, solo le scarpe. Non ho portato il pigiama, ho detto subito che volevo andare a casa. Sono rimasta un giorno e mezzo e poi mi hanno dimessa».

Che atmosfera ha trovato? «Medici e infermieri sono proprio bravi. Hanno un carico di lavoro enorme e devono pure rispondere all’ansia e alle continue domande della gente, eppure ti mettono a tuo agio, sono gentili, umani, ti rasserenan­o. E infatti ero tranquilla, abbiamo parlato di quello che sta succedendo. Quando ci siamo salutati, mi hanno detto: arrivederc­i. E io: speriamo di no».

Quanti giorni le mancano per finire la quarantena?

«Quattro sono già passati, ne mancano 10. Ma non tengo il conto, mi riposo, sono una donna che lavora tantissimo, erano anni che non mi svegliavo tardi due giorni di fila. Non faccio niente, recupero dopo, tanto adesso tutte le attività a Vo’ sono chiuse e nessuno muore di fame».

Cosa consiglia a chi vive la sua stessa esperienza?

«Sono stanca di ripetere che sto bene. E’ vero che per le persone già debilitate il virus può essere pericoloso, ho grande rispetto e partecipaz­ione per il dramma di Adriano Trevisan, che conoscevo. Però per chi è positivo ma asintomati­co è un’influenza, passa. Non lo dico per dire, è così: non sono un dottore ma lo vivo sulla mia pelle. Mi dispiace vedere tanta gente che si agita».

Gli abitanti di Vo’ come la stanno vivendo?

«Mi pare si stiano rasserenan­do, un po’ passeggian­o un po’ stanno a casa, ma si stanno abituando. Il dovere dei media è calmare gli animi, ci sono anziani che vivono da soli e guardano la tv per aggiornars­i, non vanno spaventati».

Nella «zona rossa»

La 47enne è stata dimessa dopo aver contratto il virus. «Vedo troppo panico, rovina il nostro Paese e danneggia chi sta veramente male»

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