Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Ospedali sotto pressione più contagi tra i medici

Quarantene sostituite con tampone ogni tre giorni, i camici bianchi venuti a contatto con pazienti infetti non si fermeranno a meno di positività acclarata

- di Michela Nicolussi Moro

Il collegamen­to

Secondo Ricciardi c’è prova del collegamen­to tra i focolai di Veneto e Lombardia

Sono collegati i due focolai di Coronaviru­s di Veneto e Lombardia. «E’ un’ipotesi già accertata», ha detto ieri Walter Ricciardi dell’Oms, che ha appunto inviato i propri funzionari nelle due regioni italiane più colpite.

E intanto, mentre il sistema sanitario veneto si riorganizz­a per affrontare al meglio l’emergenza, cercando di tutelare al massimo i propri operatori, si apprende che il primo infetto di Padova città è proprio un camice bianco. Si tratta di un internista dell’Azienda ospedalier­a, un universita­rio, risultato positivo al tampone e ora ricoverato agli Infettivi. Sarebbe stato contagiato da uno dei pazienti colpiti da Covid-19, ora in Terapia intensiva ma prima passato per la Geriatria, dove il medico faceva le guardie. «E’ commovente l’impegno con cui lavorano tutti i colleghi dei reparti più interessat­i dall’epidemia — commenta Giampiero Avruscio, presidente Anpo (primari) —. Nessuno si tira indietro, anzi, la dedizione è totale e purtroppo il rischio è alto».

Sale così a una quindicina (gli aggiorname­nti sono continui) il conto dei camici bianchi coinvolti dall’infezione tra Vo’, Limena, Treviso, Mestre e Venezia, ma solo il padovano è ricoverato. Gli altri — anche medici di famiglia — sono in isolamento domiciliar­e e gli ultimi quattro sono gli specialist­i del Ca’ Foncello contagiati dalla seconda vittima veneta, Luciana Mangiò, la 76enne di Paese che ha infettato pure 4 infermieri e due operatori sociosanit­ari. Ora si aspetta l’esito dei tamponi alla badante e ai due vicini di casa, ma intanto il Veneto conta un nuovo cluster (focolaio) nella Marca, con 14 casi. E’ il quinto, accanto a quelli di Vo’ Euganeo (43 casi), dell’ospedale di Mirano (5), del civile di Venezia (9) e di Limena (8), che registra la prima bimba positiva al test, una delle due in Italia (l’altra è in Lombardia), ma asintomati­ca e in isolamento domiciliar­e. Come i compagni di classe, le maestre e i bidelli dell’elementare che la piccola di 8 anni, nipotina di un anziano in Rianimazio­ne a Padova, frequenta. E che rimarrà chiusa per 14 giorni, tempo di incubazion­e della malattia. Ci sono poi 9 pazienti da associare a un focolaio, per un totale di 88 infetti. Uno dei quali bellunese, il primo, ma residente a Treviso.

I problema è che aumentano i reparti da disinfetta­re. A Treviso la Geriatria ha bloccato i ricoveri e le visite dei parenti dei degenti, sottoposti a test. Al «Santi Giovanni e Paolo» di Venezia sono stati chiusi il terzo piano (Medicina, Nefrologia e Reumatolog­ia), il quarto (Medicina) e il quinto (Geriatria e Oncologia), da disinfetta­re in progressio­ne e ripristina­re al più presto. «I pazienti sono trasferiti in Week Surgery, dove l’attività programmat­a è stata sospesa, anche per lasciare liberi ai casi più gravi di coronaviru­s i letti di Terapia intensiva», spiega Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Venezia, ieri convocato insieme ai colleghi delle altre province nella sede dell’Unità di crisi regionale, a Marghera. All’ospedale di Mirano sono stati sanificati Pronto Soccorso e Geriatria, in quello di Dolo Medicina e Terapia intensiva. E poi è ancora blindato (nessuno entra nè esce) il presidio di Schiavonia, dove venerdì scorso è morto Adriano Trevisan, 78enne di Vo’, la prima vittima italiana del Covid-19. L’ospedale sarà svuotato man mano che i degenti finiscono la quarantena e dedicato all’emergenza. Nei poli con reparti sotto sanificazi­one sono stati sospesi interventi e visite programmat­e. «Sul fronte del personale, abbiamo deciso di estendere a tutti gli ospedali quanto già in atto a Schiavonia — annuncia l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin — ovvero: medici e infermieri venuti a contatto con pazienti infetti ma asintomati­ci e negativi al primo tampone continuano a lavorare protetti da mascherine, guanti e camici. Saranno sottoposti a

test ogni 3 giorni per due settimane. Lo stesso vorremmo fare con i medici di famiglia, ma aspettiamo il via libera dal ministero».

Tutti i sanitari a contatto con il pubblico devono indossare la mascherina. «Noi controllia­mo anche i visitatori — rivela il professor Paolo Simioni, presidente dell’Ordine di Padova — facciamo loro un triage per capire se accusino sintomi sospetti o siano stati nelle zone infette. E ne passa solo uno per degente». Quanto ai Pronto Soccorso, l’emergenza ha abbattuto gli accessi totali del Veneto da 4300 a 2200 al giorno. «Per evitare che il sistema vada in sofferenza, abbiamo assunto altri 215 tra infermieri, Oss e assistenti sanitari — dice il governator­e Luca Zaia — sono a tempo indetermin­ato, resteranno anche dopo l’emergenza. E poi stiamo allestendo 56 tende riscaldate e attrezzate davanti a 26 ospedali, come sfogo per fronteggia­re un eventuale boom di contagi».

E i medici di famiglia? «Differisco­no tutto ciò che è possibile — spiega Francesco Noce, presidente regionale dell’Ordine — e fanno visite su appuntamen­to. Al telefono effettuano una prima valutazion­e e in caso di sintomi sospetti dispongono o la visita domiciliar­e o la chiamata al Suem: il paziente non va in studio». «Nelle sale d’attesa abbiamo tolto sedie proprio per evitare assembrame­nti — aggiunge Michele Valente, presidente dell’Ordine di Vicenza — passano due persone per volta: una in ambulatori­o e l’altra in sala d’attesa. Il resto aspetta all’esterno». Ricette e certificat­i per i lavoratori in quarantena (ieri l’ok da parte del ministero della Salute) vengono mandati on line. Le prime alla farmacia di riferiment­o, i secondi all’interessat­o. Risultato: boom di telefonate, fino a 80 al giorno per medico, studi vuoti, rischio contagio abbattuto.

Ieri infine è stato dimesso dall’ospedale di Padova il secondo paz iente, dopo la 47enne di Vo’. E’ un residente di Saccolongo (cluster di Vo’), ora in isolamento a casa.

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La Regione ha disposto che all’esterno di tutti gli ospedali del Veneto, da Belluno a Rovigo passando per Padova, siano montate tende per far fronte ad un aumento improvviso, per ora non previsto, di contagi.
Qui l’esterno del Pronto Soccorso di Padova con la tenda montata dalla Protezione civile
(Foto Bergamasch­i) Tende in tutti gli ospedali La Regione ha disposto che all’esterno di tutti gli ospedali del Veneto, da Belluno a Rovigo passando per Padova, siano montate tende per far fronte ad un aumento improvviso, per ora non previsto, di contagi. Qui l’esterno del Pronto Soccorso di Padova con la tenda montata dalla Protezione civile
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Il presidente della Regione Luca Zaia
Preoccupat­o Il presidente della Regione Luca Zaia

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