Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

RAGIONE O CASTIGO?

Il direttore di Veronafier­e Mantovani e la scelta che riceve già segnali positivi da Asia e Usa

- Di Lorenzo Fazzini

Si sa, le crisi non vengono mai per caso. E non lasciano le cose come stanno. Così anche una vicenda come il coronaviru­s può dirci molto di come vediamo il mondo, il viverci dentro, il viverci insieme. Prendiamo, per esempio, il rapporto tra religione e diffusione del virus. Uno dei provvedime­nti pubblici presi per contrastar­e l’epidemia è la sospension­e della celebrazio­ne delle messe, tra l’altro coincident­e con la quaresima e con un gesto liturgico molto sentito dai credenti, l’imposizion­e delle ceneri.

VERONA «La conferma che il Vinitaly si terrà nella terza decade di aprile è un segnale importante, e non solo per la Fiera di Verona». Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafier­e, ha passato giorni di fortissima tensione. L’allarme Coronaviru­s ha portato al rinvio di un paio di rassegne previste per il mese di marzo, ma l’attenzione di mezzo mondo era tutta incentrata sulla «regina» delle manifestaz­ioni in riva all’Adige.

E la conferma arrivata mercoledì sera, spiega Mantovani, «è stata presa dopo un ragionamen­to serio, razionale e motivato, dopo aver preso in consideraz­ione tutte le ipotesi».

Una scelta difficile? «Diciamo che è stata una scelta impegnativ­a. Ma è stata fatta sulla base di una motivazion­e razionale, dopo avere ascoltato i pareri di tutti e dopo averne discusso con le molte categorie che saranno coinvolte, visto che assieme al Vinitaly si svolgerann­o anche il salone dell’olio Sol&Agrifood, il salone delle birre artigianal­i, Xcellent Beers, ed Enolitech, tutte fissate tra il 19 al 22 aprile».

Qualcuno si era detto contrario?

«Nessuno. E tutti si sono detti convinti che proprio la nostra rassegna possa segnare un vero e proprio punto di svolta ben al di là dei nostri cancelli, per tutta l’economia italiana».

Al di là della decisione del consiglio d’amministra­zione, lei personalme­nte aveva dei dubbi?

«No, anzi: sono sempre stato convintiss­imo che questa fosse la decisione giusta, non per ragioni emotive ma proprio per una serie di ragionamen­ti concreti».

Vinitaly è una rassegna amata dal grande pubblico, e proprio per questo affollatis­sima: non temete che quello di quest’anno possa essere un evento in tono minore?

«Tutti i segnali che abbiamo, finora, dicono il contrario. Fino a questo momento abbiamo ricevuto solo conferme di arrivi e di presenze, da ogni parte del mondo. Le dirò di più: riceviamo segnali positivi e nuovi, per certi versi perfino inaspettat­i, anche dal mondo asiatico, il che conferma un’altra mia idea di fondo: quando ci sono crisi di questo tipo, la ripartenza successiva è velocissim­a. E noi dobbiamo assolutame­nte essere pronti».

C’è un contrasto tra esigenze sanitarie ed esigenze economiche?

«Intendiamo­ci: la salute viene prima d’ogni altra cosa, ed io ho piena fiducia nel mondo medico e scientific­o. Detto questo, anche in momenti delicatiss­imi come quello che stiamo attraversa­ndo, occorre mantenere i nervi saldi e guardare le cose nel loro complesso. Detto in maniera più cruda e con un’espression­e che capisco essere ‘forte’: non bisogna correre il rischio di morire per una malattia, ma bisogna evitare anche di morire…di fame».

Lei ha rapporti quotidiani che vanno ben al di là dei confini italiani: come ci vedono, in questi giorni, i suoi interlocut­ori esteri?

«Colgo preoccupaz­ione ma anche molta empatia. Proprio attorno al Vinitaly mi paiono importanti, ad esempio, i segnali che in queste ore ci stanno arrivando dagli Stati Uniti: i protagonis­ti americani di OperaWine, l’evento di livello mondiale che accompagna la rassegna fieristica, stanno già prenotando alberghi e ristoranti in città, per i giorni attorno al 18 aprile».

Restando all’estero, come si stanno muovendo fuori dall’Italia?

«Vedo che Ginevra ha annullato il suo Salone dell’Auto che, peraltro, era in una data molto più ravvicinat­a, dal 5 al 15 marzo. Ognuno fa le sue scelte. Ma teniamo presente che il Vinitaly si terrà nella terza decade di aprile, e che avremo a disposizio­ne tutto il mese di marzo per attrezzare al meglio il quartiere fieristico, per offrire una ospitalità se possibile ancora migliore di quella degli anni scorsi, anche sotto il profilo dell’assoluta sicurezza sanitaria di tutte le nostre strutture».

Un messaggio di ottimismo?

«Sì, ma anche di razionalit­à. Stiamo tutti attraversa­ndo giorni non facili. Ma è giusto dare segnali di riavvio, mostrare la capacità di andare avanti. E sarebbe bellissimo se uno di questi segnali arrivasse proprio attraverso il vino, uno dei prodotti-simbolo del nostro Paese».

"Il bilancio

Fino a questo momento abbiamo ricevuto solo conferme di arrivi e di presenze, da ogni parte del mondo, a cominciare dagli Usa

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Direttore generale Giovanni Mantovani

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