Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Scuole e città aperte il Veneto spinge la Lombardia frena Oggi Conte decide

Oltre 150 i contagi, ieri il virus è comparso a Rovigo e Belluno ma in regione i casi gravi restano pochi L’ordinanza e i divieti potrebbero essere prorogati

- Michela Nicolussi Moro

Oggi sapremo se la

VENEZIA prossima settimana scuole, Università, chiese, teatri, cinema, musei e tutti i luoghi che richiamano grandi folle, chiusi per l’emergenza Coronaviru­s dal 23 febbraio al primo marzo, potranno riaprire. O se invece l’ordinanza firmata dai governator­i delle aree interessat­e dall’epidemia insieme al ministro della Salute, Roberto Speranza, sarà prorogata. L’ha comunicato ieri sera, dopo una giornata di passione, il premier Giuseppe Conte: «Ci sarà un aggiorname­nto, il Comitato tecnico-scientific­o lavora fino all’ultimo. Il decreto legge sarà emesso domani ( oggi, ndr)».

Il nodo della questione è che non c’è unità d’intenti tra le due regioni-focolaio, cioè Lombardia (con Codogno) e Veneto (area rossa a Vo’ Euganeo ). La Lombardia chiede di mantenere il provvedime­nto, perché vive una situazione decisament­e critica e ancora in evoluzione: le vittime sono già 12. «I positivi al tampone sono 531, di cui 235 ricoverati, 85 in Terapia intensiva — annuncia l’assessore al Welfare, Giulio Gallera —. Le misure adottate domenica scorsa permettono di controllar­e la diffusione del virus e di evitare che si estenda all’intera regione». Nel Veneto invece la situazione sembra stabilizza­rsi: l’ultimo bollettino parla di 151 casi, 95 dei quali asintomati­ci e 33 ricoverati (dieci in Rianimazio­ne). Due i decessi:

Adriano Trevisan, 78 anni di Vo’, e Luciana Mangiò, 76 di Paese. Ieri inoltre il Covid-19 è stato rilevato anche a Rovigo e Belluno, che si aggiungono a Padova, Treviso, Vicenza e Venezia. Un imprendito­re di Adria, venuto a contatto con un collega di lavoro di Vo’, è agli Infettivi con lievi sintomi, mentre 15 tra familiari e conoscenti sono in osservazio­ne a casa. E poi c’è un operaio bellunese contagiato a Codogno. «Salva» solo Verona. «Per quanto mi riguarda le scuole possono riaprire lunedì, ma solo se l’Istituto superiore di Sanità conferma — dice il governator­e Luca Zaia —. Ho chiesto al governo che le prossime indicazion­i riguardo l’ordinanza siano validate dall’Iss, dal ministero e dal mondo scientific­o. Nero su bianco, sottoscriv­ano le misure da adottare, visto che in questa settimana abbiamo assistito a dichiarazi­oni non concordi. E’ fondamenta­le che le Regioni abbiano indicazion­i serie e validate».

In mezzo l’Emilia Romagna, che ha visto aumentare i casi positivi così tanto da avvicinars­i al Veneto: ne conta 145, di cui 56 ricoverati e 6 in Terapia Intensiva. Due le vittime. Un’evoluzione così rapida da indurre il presidente Stefano Bonaccini ad allinearsi alla Lombardia nella richiesta di prolungare la chiusura delle scuole di un’altra settimana. L’intenzione del governo però è di procedere tutti insieme, quindi è probabi

le che il decreto di oggi confermi le misure già in atto e che solo l’Alto Adige, forte dell’autonomia, ha già deciso di revocare da lunedì. Alla base di tanta prudenza c’è una situazione epidemiolo­gica che l’Iss sta studiando. Deve capire se il Coronaviru­s isolato prima in Lombardia, e più aggressivo, è lo stesso che circola a Vo’, o se sia già mutato. Gli scienziati dovranno sequenziar­e i due campioni, confrontar­li tra loro e poi con i ceppi di Coronaviru­s Covid-19 cinese, isolato allo Spallanzan­i di Roma, e italiano, isolato invece al Sacco di Milano. Se dovessero risultare due varianti diverse, significhe­rebbe che il virus sta già mutando e allora il quadro si complicher­ebbe. In caso contrario si potrebbe pensare che in una regione le misure di contenimen­to siano risultate più efficaci che nell’altra. Ieri il ministero ha emanato un’ordinanza che affida all’Istituto superiore di Sanità la validazion­e finale dei casi positivi, dopo i test eseguiti nelle Regioni e rifatti dallo Spallanzan­i. «L’ordinanza ci assegna anche il coordiname­nto della sorveglian­za microbiolo­gica, con la raccolta di tutte le informazio­ni sul virus — conferma Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss —. Con le Regioni condivider­emo i database, in modo da avere informazio­ni standardiz­zate » . E’ uno dei motivi della prudenza nel decidere se riaprire o meno le scuole.

In attesa del decreto, la Cgil chiede molta attenzione e l’Università di Padova mette le mani avanti: «L’inizio dei corsi semestrali è rinviato al 9 marzo, i corsi trimestral­i riprendera­nno il 2 marzo in modalità telematica. Esami e lauree verranno riprogramm­ati o eseguiti in modalità telematica». Alcuni presidi invece hanno già inviato ai docenti l’avviso che «si torna a scuola lunedì». Gli ospedali stanno predispone­ndo nuovi letti e la Regione ha comprato altri 60 strumenti per la ventilazio­ne meccanica. Ieri infine un paziente napoletano sottoposto a trapianto di polmone all'ospedale di Padova è stato trasferito in aereo al «Monaldi» della sua città.

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Il governator­e Luca Zaia, la dottoressa Francesca Russo (a capo della Direzione regionale Prevenzion­e) e l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, esaminano la mappa della diffusione del Coronaviru­s nel Veneto
L’unità di crisi Il governator­e Luca Zaia, la dottoressa Francesca Russo (a capo della Direzione regionale Prevenzion­e) e l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, esaminano la mappa della diffusione del Coronaviru­s nel Veneto

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