Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Scuole e città aperte il Veneto spinge la Lombardia frena Oggi Conte decide
Oltre 150 i contagi, ieri il virus è comparso a Rovigo e Belluno ma in regione i casi gravi restano pochi L’ordinanza e i divieti potrebbero essere prorogati
Oggi sapremo se la
VENEZIA prossima settimana scuole, Università, chiese, teatri, cinema, musei e tutti i luoghi che richiamano grandi folle, chiusi per l’emergenza Coronavirus dal 23 febbraio al primo marzo, potranno riaprire. O se invece l’ordinanza firmata dai governatori delle aree interessate dall’epidemia insieme al ministro della Salute, Roberto Speranza, sarà prorogata. L’ha comunicato ieri sera, dopo una giornata di passione, il premier Giuseppe Conte: «Ci sarà un aggiornamento, il Comitato tecnico-scientifico lavora fino all’ultimo. Il decreto legge sarà emesso domani ( oggi, ndr)».
Il nodo della questione è che non c’è unità d’intenti tra le due regioni-focolaio, cioè Lombardia (con Codogno) e Veneto (area rossa a Vo’ Euganeo ). La Lombardia chiede di mantenere il provvedimento, perché vive una situazione decisamente critica e ancora in evoluzione: le vittime sono già 12. «I positivi al tampone sono 531, di cui 235 ricoverati, 85 in Terapia intensiva — annuncia l’assessore al Welfare, Giulio Gallera —. Le misure adottate domenica scorsa permettono di controllare la diffusione del virus e di evitare che si estenda all’intera regione». Nel Veneto invece la situazione sembra stabilizzarsi: l’ultimo bollettino parla di 151 casi, 95 dei quali asintomatici e 33 ricoverati (dieci in Rianimazione). Due i decessi:
Adriano Trevisan, 78 anni di Vo’, e Luciana Mangiò, 76 di Paese. Ieri inoltre il Covid-19 è stato rilevato anche a Rovigo e Belluno, che si aggiungono a Padova, Treviso, Vicenza e Venezia. Un imprenditore di Adria, venuto a contatto con un collega di lavoro di Vo’, è agli Infettivi con lievi sintomi, mentre 15 tra familiari e conoscenti sono in osservazione a casa. E poi c’è un operaio bellunese contagiato a Codogno. «Salva» solo Verona. «Per quanto mi riguarda le scuole possono riaprire lunedì, ma solo se l’Istituto superiore di Sanità conferma — dice il governatore Luca Zaia —. Ho chiesto al governo che le prossime indicazioni riguardo l’ordinanza siano validate dall’Iss, dal ministero e dal mondo scientifico. Nero su bianco, sottoscrivano le misure da adottare, visto che in questa settimana abbiamo assistito a dichiarazioni non concordi. E’ fondamentale che le Regioni abbiano indicazioni serie e validate».
In mezzo l’Emilia Romagna, che ha visto aumentare i casi positivi così tanto da avvicinarsi al Veneto: ne conta 145, di cui 56 ricoverati e 6 in Terapia Intensiva. Due le vittime. Un’evoluzione così rapida da indurre il presidente Stefano Bonaccini ad allinearsi alla Lombardia nella richiesta di prolungare la chiusura delle scuole di un’altra settimana. L’intenzione del governo però è di procedere tutti insieme, quindi è probabi
le che il decreto di oggi confermi le misure già in atto e che solo l’Alto Adige, forte dell’autonomia, ha già deciso di revocare da lunedì. Alla base di tanta prudenza c’è una situazione epidemiologica che l’Iss sta studiando. Deve capire se il Coronavirus isolato prima in Lombardia, e più aggressivo, è lo stesso che circola a Vo’, o se sia già mutato. Gli scienziati dovranno sequenziare i due campioni, confrontarli tra loro e poi con i ceppi di Coronavirus Covid-19 cinese, isolato allo Spallanzani di Roma, e italiano, isolato invece al Sacco di Milano. Se dovessero risultare due varianti diverse, significherebbe che il virus sta già mutando e allora il quadro si complicherebbe. In caso contrario si potrebbe pensare che in una regione le misure di contenimento siano risultate più efficaci che nell’altra. Ieri il ministero ha emanato un’ordinanza che affida all’Istituto superiore di Sanità la validazione finale dei casi positivi, dopo i test eseguiti nelle Regioni e rifatti dallo Spallanzani. «L’ordinanza ci assegna anche il coordinamento della sorveglianza microbiologica, con la raccolta di tutte le informazioni sul virus — conferma Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss —. Con le Regioni condivideremo i database, in modo da avere informazioni standardizzate » . E’ uno dei motivi della prudenza nel decidere se riaprire o meno le scuole.
In attesa del decreto, la Cgil chiede molta attenzione e l’Università di Padova mette le mani avanti: «L’inizio dei corsi semestrali è rinviato al 9 marzo, i corsi trimestrali riprenderanno il 2 marzo in modalità telematica. Esami e lauree verranno riprogrammati o eseguiti in modalità telematica». Alcuni presidi invece hanno già inviato ai docenti l’avviso che «si torna a scuola lunedì». Gli ospedali stanno predisponendo nuovi letti e la Regione ha comprato altri 60 strumenti per la ventilazione meccanica. Ieri infine un paziente napoletano sottoposto a trapianto di polmone all'ospedale di Padova è stato trasferito in aereo al «Monaldi» della sua città.