Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
L’ira del paese in quarantena «Basta, ridateci la libertà»
Il sindaco: «Ma siamo piccoli e non ci ascolta nessuno»
possiamo andare avanti così - chiede –? Il problema è che siamo piccoli e non mi ascolta nessuno, ma io non posso andare avanti così, se continuo con questi ritmi mi ammalo, quindi sa cosa faccio? Chiudo le farmacie e vediamo che cosa succede, non lo posso fare, ma lo farei solo per vedere le reazioni, queste misure adesso sono assurde».
«Dicevano che avrebbero posticipato le bollette e invece si sono presi dal conto corrente 1.000 euro di bolletta della luce per la discoteca che gestisco a Vo’ – spiega Johnny Medè, titolare della discoteca Black Panther, nel paese blindato – conoscevo il povero Adriano e mi dispiace per lui, ma tutti potremmo aver portato il virus in altri paesi prima di quella data, io per esempio abito a Bastia, avessero chiuso tutto il monte ci saremmo ritrovati tra amici».
«Avevo chiesto di portare il furgone con il vino al confine, dove ci sono i militari, poi il cliente se lo sarebbe venuto a prendere e mi avrebbe pagato con un bonifico – dice il gestore di un’azienda agricola - e invece non si può. Neanche in guerra era così».
Mentre la rabbia dei residenti ribolle, almeno una buona notizia c’è: lunedì 2 marzo le poste di Vo’ riaprono per consegnare le pensioni, con le dovute precauzioni per evitare assembramenti: i cognomi dalla A alla D possono andare a prendere l’assegno lunedì, martedì tocca a quelli dalla E alla N, e infine mercoledì dalla O alla Z.
Al momento l’unica che appare
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Alcuni residenti di Vo’ Euganeo vicino ai varchi che delimitano gli accessi al paese del Padovano, unica «zona rossa» del Veneto a causa della morte di Adriano Trevisan, 78 anni, prima vittima italiana del coronavirus e abitante appunto di Vo’ Euganeo
tranquilla è Chiara Carolaro, giovane beauty coach, responsabile di alcuni centri di bellezza che al momento non può gestire di persona ma che sta avendo grande successo su instagram dove sta raccontando la sua vita da reclusa in paese: «Queste sono le prescrizioni che abbiamo e queste dobbiamo rispettare, serve pazienza».
Una pazienza che in paese non ha più nessuno. Intanto sul fronte scientifico c’è ancora molto da sapere in merito a questa epidemia. Le cartelle cliniche di Adriano Trevisan, l’uomo deceduto per primo a causa del virus, sono giunte in procura a Padova. Il pm Benedetto Roberti, che ha aperto un fascicolo, le ha spedite all’ospedale Luigi Sacco di Milano, dove il virologo Giuliano Rizzardini valuterà l’operato dei medici di Schiavonia.