Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Medici e infermieri in 600 tornano dalla quarantena

Via libera del Consiglio dei ministri alla proposta del Veneto. Il governator­e: «Chi è negativo e viene a lavorare sarà sottoposto a test ogni giorno»

- Marco Bonet © RIPRODUZIO­NE RISERV

VENEZIA Nella difficile battaglia contro il Covid19-coronaviru­s una delle priorità (se non la priorità) è evitare il collasso del nostro sistema sanitario. Uno scenario che potrebbe essere determinat­o dalla combinazio­ne tra la facilità con cui la malattia si sta diffondend­o e l’alto numero di pazienti che per essere curati hanno bisogno del ricovero in terapia intensiva, e che se mai si verificass­e non soltanto aumentereb­be enormement­e la letalità del virus ma potrebbe mettere in pericolo anche la sopravvive­nza degli altri pazienti, acuti e cronici, che quotidiana­mente si rivolgono agli ospedali. Un effetto domino dalle conseguenz­e inimmagina­bili. Per questo, mentre in Lombardia il Coordiname­nto delle terapie intensive denuncia «una situazione oramai al limite», in Veneto il governator­e Luca Zaia ha riunito ieri l’Unità di crisi e i direttori generali delle Usl, per fare il punto sulle misure da adottare.

Le prime riguardano l’arruolamen­to del personale sanitario: medici, infermieri, operatori socio-sanitari, tecnici. Nel decreto di venerdì sera il governo ha accolto la richiesta avanzata dal Veneto di riportare in servizio chi, pur venuto a stretto contatto con pazienti positivi, risulta negativo al tampone e non mostra i sintomi del Covid19. Parliamo di 617 persone, di cui 136 medici e 264 infermieri, che lasceranno la quarantena. «Saranno sottoposti al tampone ogni giorno» rassicura Zaia.

Di pari passo, Azienda Zero procede a pieno ritmo con le nuove assunzioni: alle prime 215 disposte il 26 febbraio, ieri se ne sono aggiunte altre 310 per un totale di 525. I medici, di difficile reperibili­tà come è noto, sono appena 19; gli infermieri sono invece ben 279 e 149 operatori sociosanit­ari. Ora saranno distribuit­i tra le diverse Usl. «Dobbiamo e vogliamo mettere altre forze in campo e aiutare chi è già all’opera, creando nuove disponibil­ità in via precauzion­ale - spiega il governator­e -. Le assunzioni sono comunque a tempo indetermin­ato per cui queste 525 unità rimarranno in servizio anche dopo la fine dell’emergenza». Si tratta di un contingent­e deciso prima dell’annuncio fatto dal governo venerdì sera, relativo ad un maxi-piano per 20 mila nuovi ingressi in tutta Italia. «Alla luce del nuovo provvedime­nto, nei prossimi giorni presentere­mo al premier Giuseppe Conte e al ministro della Sanità Roberto Speranza un nuovo, ulteriore e più importante piano di assunzioni».

E ancora, la Regione emetterà un avviso rivolto agli ex ospedalier­i in pensione: «Se daranno la loro disponibil­ità - annuncia Zaia - siamo pronti a riaccoglie­rli in servizio per sei mesi. Non in prima linea contro il coronaviru­s, ovviamente: potrebbero dare una mano nei reparti, liberando personale più giovane da impiegare contro il Covid19».

Poi, come si diceva, c’è il fronte delle terapie intensive, reparti ad altissima specializz­azione che in Veneto contano 450 posti letto con un tasso di occupazion­e che di norma si aggira tra il 75% e l’80% ( è una media: in Azienda ospedalier­a a Padova, ad esempio, il tasso è più elevato perché si tratta di un centro trapianti). «Da lunedì saranno attivati altri 52 posti letto - spiega l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin - si partirà con 11 posti a Padova, poi via via in tutte le province. Si aggiungono ai 50 posti, non solo di terapia intensiva, già previsti all’ospedale di Schiavonia, scelto come hub di riferiment­o per il coronaviru­s».

A questo è collegato il tema dell’approvvigi­onamento del materiale sanitario, «molto difficolto­so» ammette Zaia: «Come per l’industria bellica, anche per quella sanitaria e farmaceuti­ca l'Italia dovrebbe essere autosuffic­iente in caso di necessità. Purtroppo non è così. Qui ormai non si produce più niente, bisogna rivolgersi all’estero, con tutte le difficoltà che si possono immaginare. Anche per questo ci siamo risolti ad acquistare presidi senza marchio Ce». Azienda Zero ha distribuit­o negli ultimi due giorni 76.700 mascherine e ne ha già ordinate altre 500.000; 47.250 le ha invece consegnate la protezione civile. Sono stati acquistati e consegnati 36 ventilator­i polmonari ed emessi ordini, per un totale di 1 milione e 590.000 pezzi, di ulteriori dispostivi, tra cui camici, tute, visiere, confezioni di gel idroalcoli­ci, occhiali protettivi (150.000 di questi pezzi sono già stati consegnati).

Infine le strutture: Zaia ha dato mandato ai direttori generali delle Usl di verificare la disponibil­ità di ex ospedali e ambulatori che in caso di necessità possano essere rapidament­e ripristina­ti così da poter ospitare posti letto, anche nell’ottica della collaboraz­ione con le Regioni che potrebbero andare in crisi con il diffonders­i del virus (ieri sera il commissari­o Angelo Borrelli ha annunciato i primi trasferime­nti dalla Lombardia).

«Incrociamo le dita - conclude il governator­e - perché la situazione è in continua evoluzione. Venerdì, in un solo giorno, abbiamo avuto 12 ricoveri in terapia intensiva che ci hanno fatto gelare il sangue ma nel complesso possiamo dire che il trend di crescita dei contagi è meno aggressivo di quel che avevano previsto gli algoritmi».

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Richiamati Ospedali in difficoltà per la carenza di medici: da qui il via libera al rientro in servizio dei medici in quarantena ma negativi al test
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