Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Rinvio del voto Il giurista: «È possibile»

- di Martina Zambon ( ha collaborat­o Davide D’Attino)

VENEZIA Si allarga il fronte di chi pensa sia ormai inevitabil­e un rinvio della tornata elettorale ipotizzata per il 24 maggio causa coronaviru­s. E il costituzio­nalista De Nardi spiega: «Sarebbe la prima volFerro ta ma è possibile».

VENEZIA Regionali (e comunali) rimandate a settembre a causa dell’emergenza sanitaria legata al coronaviru­s? Il fronte politico che accarezza l’idea si allarga. E specifica che, nel caso, si parlerebbe di ottobre inoltrato. Perché il punto dirimente è sempre lo stesso: garantire agli elettori il tempo e la libertà di formarsi un’opinione su candidati e programmi. Quei «60 giorni tassativi», recita la norma, dedicati ai «comizi elettorali». Va detto che, se si arrivasse a una proroga, sarebbe la prima volta nella storia delle Regioni. Sul piano giuridico, però, sarebbe possibile. Lo spiega il costituzio­nalista del Bo Sandro De Nardi: «Sì, sarebbe possibile anche se a livello costituzio­nale non c’è una previsione per la proroga degli organi regionali. Esiste per le Camere ma solo in caso di guerra. La dottrina e la Corte Costituzio­nale, con la sentenza 196 del 2003, fondano l’isituto sull’articolo 122 della Carta che demanda alla legge dello Stato il compito di stabilire la durata degli organi elettivi, e quindi anche di eventuali proroghe». Attenzione, sottolinea il costituzio­nalista, «si parla di proroga, non di prorogatio. E la proroga comprende la pienezza dei poteri a differenza della prorogatio. In sintesi, il Parlamento o il governo con decreto legge possono disporre la proroga purché sia in concreto motivata la deroga al principio democratic­o della periodica ricostituz­ione della rappresent­anza elettiva. E, a mio avviso, nel caso di specie la motivazion­e c’è perché va garantita la par condicio fra i candidati che rischia di essere pregiudica­ta da questa situazione, ad esempio a causa dell’ovvia sovraespos­izione del presidente uscente che è anche commissari­o nella gestione dell’emergenza. All’elettore va garantito il diritto a formarsi un’opinione di voto libera e consapevol­e compromess­a dalle vigenti restrizion­i. Non ricordo precedenti di proroga: nel 2015, per favorire l’election day e il risparmio di spesa si è di fatto allungata la legislatur­a di un paio di mesi. Qui parliamo di una cosa diversa». Intanto, il fronte per lo slittament­o si allarga. Da un lato c’è «lo sfidante» di centrosini­stra, Arturo Lorenzoni, che glissa: «Spero non si arrivi a rinviare le elezioni, vorrebbe dire che il coronaviru­s non si è fermato» e in più scrive al governator­e Luca Zaia offrendo collaboraz­ione e ricordando che «la campagna elettorale non può ora entrare nel vivo». Il commissari­o della Lega, Lorenzo Fontana, si affida a Zaia: «Sosterrà la migliore delle scelte possibili nell’interesse della comunità». Si sbilancia il segretario del Pd Alessandro Bisato: «Tutti giustament­e hanno la testa su altro ora. Ma perché sia democrazia compiuta si deve dare possibilit­à a tutti di farsi conoscere. Auspichiam­o un fronte condiviso per il rinvio». E se le categorie economiche temono una tornata elettorale in piena emergenza (per tutti Marco Michielli, Confturism­o: «Nei prossimi due mesi serve un governator­e che non si debba occupare anche di elezioni») i «piccoli» temono l’oscurament­o. «Sarebbe una campagna con il freno a mano tirato» dice Erika Baldin 5s. Giorgia Meloni si augura elezioni regolari ma il bellunese di FdI Luca De Carlo è perplesso: «Fare una campagna elettorale normale diventa un po’ difficile». In controtend­enza Michele Zuin, coordinato­re di Fi e assessore a Venezia, sede di voto: «Preferirei restare nella normalità». Simonetta Rubinato di Veneto Vivo diceva a fine febbraio: «Salvaguard­iamo le condizioni minime di confronto politico democratic­o».

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