Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Rinvio del voto Il giurista: «È possibile»
VENEZIA Si allarga il fronte di chi pensa sia ormai inevitabile un rinvio della tornata elettorale ipotizzata per il 24 maggio causa coronavirus. E il costituzionalista De Nardi spiega: «Sarebbe la prima volFerro ta ma è possibile».
VENEZIA Regionali (e comunali) rimandate a settembre a causa dell’emergenza sanitaria legata al coronavirus? Il fronte politico che accarezza l’idea si allarga. E specifica che, nel caso, si parlerebbe di ottobre inoltrato. Perché il punto dirimente è sempre lo stesso: garantire agli elettori il tempo e la libertà di formarsi un’opinione su candidati e programmi. Quei «60 giorni tassativi», recita la norma, dedicati ai «comizi elettorali». Va detto che, se si arrivasse a una proroga, sarebbe la prima volta nella storia delle Regioni. Sul piano giuridico, però, sarebbe possibile. Lo spiega il costituzionalista del Bo Sandro De Nardi: «Sì, sarebbe possibile anche se a livello costituzionale non c’è una previsione per la proroga degli organi regionali. Esiste per le Camere ma solo in caso di guerra. La dottrina e la Corte Costituzionale, con la sentenza 196 del 2003, fondano l’isituto sull’articolo 122 della Carta che demanda alla legge dello Stato il compito di stabilire la durata degli organi elettivi, e quindi anche di eventuali proroghe». Attenzione, sottolinea il costituzionalista, «si parla di proroga, non di prorogatio. E la proroga comprende la pienezza dei poteri a differenza della prorogatio. In sintesi, il Parlamento o il governo con decreto legge possono disporre la proroga purché sia in concreto motivata la deroga al principio democratico della periodica ricostituzione della rappresentanza elettiva. E, a mio avviso, nel caso di specie la motivazione c’è perché va garantita la par condicio fra i candidati che rischia di essere pregiudicata da questa situazione, ad esempio a causa dell’ovvia sovraesposizione del presidente uscente che è anche commissario nella gestione dell’emergenza. All’elettore va garantito il diritto a formarsi un’opinione di voto libera e consapevole compromessa dalle vigenti restrizioni. Non ricordo precedenti di proroga: nel 2015, per favorire l’election day e il risparmio di spesa si è di fatto allungata la legislatura di un paio di mesi. Qui parliamo di una cosa diversa». Intanto, il fronte per lo slittamento si allarga. Da un lato c’è «lo sfidante» di centrosinistra, Arturo Lorenzoni, che glissa: «Spero non si arrivi a rinviare le elezioni, vorrebbe dire che il coronavirus non si è fermato» e in più scrive al governatore Luca Zaia offrendo collaborazione e ricordando che «la campagna elettorale non può ora entrare nel vivo». Il commissario della Lega, Lorenzo Fontana, si affida a Zaia: «Sosterrà la migliore delle scelte possibili nell’interesse della comunità». Si sbilancia il segretario del Pd Alessandro Bisato: «Tutti giustamente hanno la testa su altro ora. Ma perché sia democrazia compiuta si deve dare possibilità a tutti di farsi conoscere. Auspichiamo un fronte condiviso per il rinvio». E se le categorie economiche temono una tornata elettorale in piena emergenza (per tutti Marco Michielli, Confturismo: «Nei prossimi due mesi serve un governatore che non si debba occupare anche di elezioni») i «piccoli» temono l’oscuramento. «Sarebbe una campagna con il freno a mano tirato» dice Erika Baldin 5s. Giorgia Meloni si augura elezioni regolari ma il bellunese di FdI Luca De Carlo è perplesso: «Fare una campagna elettorale normale diventa un po’ difficile». In controtendenza Michele Zuin, coordinatore di Fi e assessore a Venezia, sede di voto: «Preferirei restare nella normalità». Simonetta Rubinato di Veneto Vivo diceva a fine febbraio: «Salvaguardiamo le condizioni minime di confronto politico democratico».