Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Tolti i maxi-banner dalle chiese «Rischiamo di bloccare i lavori»
Calo dei turisti, le aziende disdicono. Don Caputo: speriamo di riaprirne quattro
VENEZIA Fino a poco tempo fa in bella vista c’era il banner della compagnia easyJet; oggi è stato rimosso, o meglio, girato dall’altra parte e mostra il telo bianco. Accade sulla chiesa di San Geremia ed è un altro segnale della crisi del turismo a Venezia. In una città semi-deserta, con pochi turisti in giro a causa dell’emergenza coronavirus, arrivano anche le prime disdette alle maxi-affissioni. Alcune pubblicità che erano programmate in questo periodo e nei prossimi mesi sulle facciate dei templi sono state cancellate e il danno economico rischia di creare un effetto a catena e sospendere i restauri all’interno delle chiese stesse, quelle che oggi sopravvivono anche grazie ai fondi privati.
La prossima settimana avrebbe dovuto essere riaperta per un incontro pubblico, dopo vent’anni di chiusura, la chiesa di San Bartolomeo a Rialto, alla presenza di Curia e Soprintendenza, per illustrare i primi interventi di restauro finanziati proprio con le pubblicità. Un luogo che i veneziani avevano quasi dimenticato, se non per l’abside che vedeva esporre i banner pubblicitari sopra ai negozi nel campo, quelli che hanno reso possibile un intervento di tipo strutturale, la sistemazione della sacrestia la ricostruzione della “cappella del crocifisso” che aveva subito un crollo. L’apertura della chiesa è stata rimandata alla fine dell’emergenza sanitaria, ma non è l’unica ad essere pronta a rivedere la luce: ci sono anche San Fantin e San Beneto, entrambe nel sestiere di San Marco, e Sant’Antonin a Castello. Tutte restaurate grazie a fondi pubblici e privati, sistemate dopo anni di chiusura e ora pronte ad essere aperte alla cittadinanza appena sarà possibile, probabilmente nel periodo pasquale.
Sono quattro gli edifici pronti, ma nell’elenco vi sono altre 76 chiese veneziane che hanno subito danni con la marea eccezionale di novembre e, ad oggi, vedono dei cantieri in corso. Alcuni lavori però rischiano di essere sospesi perché il «rubinetto» delle maxi affissioni si sta chiudendo. «Alcune società e imprese hanno disdetto i loro periodi di esposizione – spiega il delegato patriarcale per i beni culturali di Venezia don Gianmatteo Caputo – altre hanno scelto di non mettere la pubblicità in questo periodo perché non ne hanno interesse. Speriamo di non dover fermarci con i lavori, che questa sia solo un’interruzione temporanea legata ad alcuni sponsor». Il primo banner appeso sulla facciata della chiesa di San Geremia l’anno scorso lasciava ben sperare, una marca della grande distribuzione che aveva puntato proprio sul sostegno a Venezia.
«Speriamo di poter aprire presto le chiese pronte - aggiunge il sacerdote - almeno nei week-end, per renderle utilizzabili per visite culturali e preghiera. C’è un danno economico che riguarda la comunicazione e le disdette degli sponsor, ma in questo periodo c’è soprattutto un danno spirituale nel vedere le chiese deserte, senza liturgie. Stiamo vivendo una “carestia eucaristica”, e sembra quasi un gioco di parole, ma quello che manca non è solo la comunione con il Signore ma anche la comunione con la comunità. Viviamo questo periodo di Quaresima con spirito penitenziario».