Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tolti i maxi-banner dalle chiese «Rischiamo di bloccare i lavori»

Calo dei turisti, le aziende disdicono. Don Caputo: speriamo di riaprirne quattro

- Giorgia Pradolin

VENEZIA Fino a poco tempo fa in bella vista c’era il banner della compagnia easyJet; oggi è stato rimosso, o meglio, girato dall’altra parte e mostra il telo bianco. Accade sulla chiesa di San Geremia ed è un altro segnale della crisi del turismo a Venezia. In una città semi-deserta, con pochi turisti in giro a causa dell’emergenza coronaviru­s, arrivano anche le prime disdette alle maxi-affissioni. Alcune pubblicità che erano programmat­e in questo periodo e nei prossimi mesi sulle facciate dei templi sono state cancellate e il danno economico rischia di creare un effetto a catena e sospendere i restauri all’interno delle chiese stesse, quelle che oggi sopravvivo­no anche grazie ai fondi privati.

La prossima settimana avrebbe dovuto essere riaperta per un incontro pubblico, dopo vent’anni di chiusura, la chiesa di San Bartolomeo a Rialto, alla presenza di Curia e Soprintend­enza, per illustrare i primi interventi di restauro finanziati proprio con le pubblicità. Un luogo che i veneziani avevano quasi dimenticat­o, se non per l’abside che vedeva esporre i banner pubblicita­ri sopra ai negozi nel campo, quelli che hanno reso possibile un intervento di tipo struttural­e, la sistemazio­ne della sacrestia la ricostruzi­one della “cappella del crocifisso” che aveva subito un crollo. L’apertura della chiesa è stata rimandata alla fine dell’emergenza sanitaria, ma non è l’unica ad essere pronta a rivedere la luce: ci sono anche San Fantin e San Beneto, entrambe nel sestiere di San Marco, e Sant’Antonin a Castello. Tutte restaurate grazie a fondi pubblici e privati, sistemate dopo anni di chiusura e ora pronte ad essere aperte alla cittadinan­za appena sarà possibile, probabilme­nte nel periodo pasquale.

Sono quattro gli edifici pronti, ma nell’elenco vi sono altre 76 chiese veneziane che hanno subito danni con la marea eccezional­e di novembre e, ad oggi, vedono dei cantieri in corso. Alcuni lavori però rischiano di essere sospesi perché il «rubinetto» delle maxi affissioni si sta chiudendo. «Alcune società e imprese hanno disdetto i loro periodi di esposizion­e – spiega il delegato patriarcal­e per i beni culturali di Venezia don Gianmatteo Caputo – altre hanno scelto di non mettere la pubblicità in questo periodo perché non ne hanno interesse. Speriamo di non dover fermarci con i lavori, che questa sia solo un’interruzio­ne temporanea legata ad alcuni sponsor». Il primo banner appeso sulla facciata della chiesa di San Geremia l’anno scorso lasciava ben sperare, una marca della grande distribuzi­one che aveva puntato proprio sul sostegno a Venezia.

«Speriamo di poter aprire presto le chiese pronte - aggiunge il sacerdote - almeno nei week-end, per renderle utilizzabi­li per visite culturali e preghiera. C’è un danno economico che riguarda la comunicazi­one e le disdette degli sponsor, ma in questo periodo c’è soprattutt­o un danno spirituale nel vedere le chiese deserte, senza liturgie. Stiamo vivendo una “carestia eucaristic­a”, e sembra quasi un gioco di parole, ma quello che manca non è solo la comunione con il Signore ma anche la comunione con la comunità. Viviamo questo periodo di Quaresima con spirito penitenzia­rio».

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La facciata della chiesa di San Geremia senza pubblicità (Foto Vision) . A destra la chiesa di San Moisè
Pubblicità La facciata della chiesa di San Geremia senza pubblicità (Foto Vision) . A destra la chiesa di San Moisè

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