Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Citato in aula il vecchio Cvn E Chiarotto lo riconvoca
VENEZIA Come se non bastasse la «guerra» tra il supercommissario del Mose Elisabetta Spitz e i tre commissari del Consorzio Venezia Nuova, sulla governance della grande opera torna ad aleggiare lo «spirito» delle vecchie imprese. Romeo Chiarotto non se l’è messa via: per lui il vecchio comitato direttivo, guidato dall’ex deputato Mauro Fabris, deve tornare a riunirsi con l’obiettivo di «tutelare il patrimonio del Consorzio e, per esso, dei consorziati» dalle conseguenze della gestione dei suddetti tre commissari. E dopo che il 5 febbraio scorso Fabris – rispondendo a una analoga richiesta del 22 gennaio del patron di Mantovani – gli aveva risposto che lo riteneva impossibile, in quando «la legale rappresentanza e la gestione del Consorzio sono state assunte dai commissari», è tornato alla carica con una nuova lettera inviata venerdì, in cui però comunica un fatto nuovo, che ritiene fondamentale per la sua tesi. Ovvero che la distinzione tra il «nuovo» e il «vecchio» Cvn l’ha fatta prima l’Avvocatura dello Stato, poi anche il giudice civile Fabio Doro, quello che deve decidere sulla causa con cui lo Stato chiede decine di milioni di danni a tutti i vecchi amministratori. Tanto che nell’udienza dello scorso 6 febbraio, non essendosi presentato nessun avvocato in rappresentanza del comitato direttivo «sospeso», il magistrato ha rinviato a luglio chiedendo una nuova notifica proprio a Fabris. Quest’ultimo prontamente, appena ricevuta la comunicazione, ha scritto agli altri ex colleghi chiedendo che cosa fare, anche perché presentarsi in udienza significa pagare le spese di un avvocato. La sua tesi resta però che il vecchio Consorzio non sia operativo. Chiarotto, nella lettera più recente, sostiene che la sua richiesta non riguarda la proposta di riassumere la gestione del Cvn, «neppure in forma parziale». «Mai ho inteso fare questo», sostiene Chiarotto. Il suo timore è solo quello delle ricadute sulla sua impresa di alcune recenti vicende, come per esempio la condanna da parte della Corte dei Conti, ma anche le richieste risarcitorie che potrebbero arrivare per i lavori. Resta poi pendente la richiesta dei commissari Giuseppe Fiengo, Francesco Ossola e Vincenzo Nunziata di ripianare i buchi legati, per esempio, ai pagamenti all’Agenzia delle Entrate. Buchi che hanno portato le casse del Consorzio a essere vuote, tanto che nei giorni scorsi i tre commissari avevano scritto ai sindacati preannunciando la cassa integrazione per i dipendenti, bloccata dall’intervento di Spitz che ha promesso lo sblocco di fondi (per ora dovrebbero essere 6 milioni) per restituire al Cvn un po’ di liquidità.