Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Turismo e choc da virus «Progettiamo la rinascita»
Un settore che vale 18 miliardi: voci e storie della resilienza
Tutta l’economia veneta sta vivendo lo choc da virus ma non c’è dubbio che, per la sua stessa natura di industria del viaggio e del divertimento, è il turismo quello in prima linea sul fronte dell’epidemia. Un’industria che in Veneto, regione al vertice della classifica italiana del settore, vale 18 miliardi di euro, con 70 milioni di presenze (cioè di pernottamenti nelle strutture ricettive) e picchi di 300 mila persone occupate nella stagione estiva.
Gli operatori del settore si stavano interrogando su come rendere ancora più efficace ed efficiente questa straordinaria macchina di sviluppo del territorio, in vista dell’imminente arrivo dei ponti di aprile-maggio e della bella stagione, e invece tra capo e collo è arrivata la mazzata. Il Ciset, Centro internazionale di studi sull’economia del turismo, emanazione dell’università Ca’ Foscari di Venezia, stima che nelle cinque regioni italiane toccate dal coronavirus (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia) «è plausibile che nel periodo che va da marzo a maggio si assista a una contrazione degli introiti per il turismo internazionale di 2,5 miliardi». Cioè, in termini percentuali, una diminuzione delle entrate nell’ordine del 50%.
È evidente che occorre pensare, ora e subito, a come progettare la ripartenza, perché dopo il virus il mercato turistico potrebbe non essere più lo stesso. Di questo cruciale passaggio si occupa il primo piano del nuovo numero di Corriere Imprese Nordest, in edicola domani all’interno del Corriere della Sera.
Come mette in evidenza l’inchiesta condotta da Sandro Mangiaterra, al di là dei danni immediati, il rischio è che il Covid-19 interrompa in modo traumatico i processi di trasformazione e modernizzazione di un settore che, in molte delle sue articolazioni, poggia ancora sulla struttura dell’impresa familiare. E dunque, la necessità di confrontarsi con un evento del tutto imprevisto come il coronavirus potrebbe (dovrebbe) trasformarsi in uno stimolo per rendere il modello di accoglienza nordestino più competitivo. La strada da imboccare, quando l’emergenza prima o poi finirà, appare obbligata: servirà una massiccia campagna governativa a sostegno dell’immagine del Paese nel mondo ma, in contemporanea, gli operatori del settore dovranno mettere da parte la paura e ricominciare a investire nell’innovazione dell’offerta e in capitale umano. Iniziando da una robusta iniezione di managerialità nel modello di business.
Sostiene Federico Caner, assessore regionale di comparto: «Basta piangere e continuare a gridare al disastro, il turismo nordestino prima o poi si rimetterà in piedi. E a quel punto dovrà avere gli anticorpi per essere più forte di prima, scommettendo sulla qualità e sulla cultura dell’accoglienza». Nel frattempo, Corriere Imprese ha raccolto voci e storie della resilienza: reputazione, comunicazione e diversificazione dell’offerta sono le armi per affrontare la battaglia della rinascita.