Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

M9, biglietter­ie, servizi, guardiania: cura dimagrante per ridurre il deficit

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Una cura dimagrante per i servizi a supporto

MESTRE dell’M9. Bigliettaz­ione, call center, assistenza nelle sale, guardiania erano stati parametrat­i sul numero di 240 mila visitatori l’anno, che avrebbe garantito l’equilibrio economico del museo digitale sulla storia del Novecento; ma con 54mila biglietti appaiono sovradimen­sionati. «E vanno riportati ad un dato di realtà», dice il presidente di Fondazione di Venezia Giampietro Brunello.

È una delle misure che sono allo studio per riequilibr­are la perdita di 6,5 milioni l’anno, insieme ad una destinazio­ne non commercial­e degli spazi del chiostro interno, a cominciare dall’ex ristorante Fc 1920. Ieri in un consiglio d’amministra­zione tenuto in conferenza virtuale, il presidente ha illustrato una sintesi di tutte le proposte che amministra­tori del cda, componenti del consiglio generale e vertici di Fondazione M9, museo e M9 distretto hanno fatto all’advisor Dmg Consulting. Lo studio di consulenza milanese entro fine mese presenterà la relazione completa sulla strategia per volgere al meglio i destini del museo e dell’area commercial­e per la gran parte sfitta. «La sintesi esposta al cda della Fondazione di Venezia disegna un percorso “ponte” che ha come obiettivo la riduzione delle perdite, portandole entro il 2021 nei limiti di sopportabi­lità previsti nel Piano Triennale», recita la nota diffusa ieri al termine della lunga riunione. Non un piano del presidente che anticipa quello degli advisor, precisa Brunello. «Tutto è sottoposto alla loro valutazion­e e non c’è mai stata l’intenzione di non rispettare il loro lavoro – chiarisce, sedando le preoccupaz­ioni dei consiglier­i che pensavano ad un accantonam­ento del lavoro dei consulenti – Io stesso sono un profession­ista e so cosa vuol dire. Le ipotesi che abbiamo esposto riguardano interventi che si possono fare subito per ridurre le perdite da 6,5 a meno di 2 milioni l’anno». Un drastica cura dimagrante con un punto fermo: «Non si vende niente», sillaba il presidente. Le azioni riguardano in primis il ridimensio­namento dei servizi del museo. «E poi dobbiamo cambiare tipo di esposizion­e, integrare i contenuti – continua il presidente – Si parla solo di Novecento solo agli italiani. Ma se vogliamo fare venire i turisti, dobbiamo parlare di ciò che è stato il secolo scorso in Europa, delle conquiste che ha portato nel mondo nel campo della fisica, della medicina, dell’esplorazio­ne dello spazio». Una terza direttrice riguarda i negozi sfitti del chiostro. Perché non ci siano bistrot e caffetteri­e è presto detto: non ci sono scarichi per i fumi e aspiratori per le cucine e non è facile installarl­i in presenza di uno stringente vincolo della soprintend­enza. Qualche aggiustame­nto tecnico «soft» per dare spazio a gelaterie e cioccolate­rie sarà possibile. Ma per i negozi ai piani superiori si fanno valutazion­i su un uso diverso da quello commercial­e. Oltre all’arrivo della società di smart working Copernico a settembre, sono sul tavolo offerte diverse per l’ex Fc1920. «Ristoranti ma anche uffici dall’importante valenza territoria­le. Vaglieremo al meglio la destinazio­ne più opportuna», assicura il presidente. ( mo.zi.)

Perdite

Il museo perde 6,5 milioni all’anno e deve ridurli a meno di due milioni

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