Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Veneto Banca, Merlo si difende: «Non entravo su crediti e prezzi azioni»
Il dirigente presenta ai pm dossier di 110 pagine
TREVISO (m.c.) «Non sapevo la reale situazione della banca. Quella che conoscevo io era una verità raccontata solo in parte». Renato Merlo si è difeso così, ieri mattina, dall’accusa di aver fatto parte dell’associazione a delinquere finalizzata alla truffa in Veneto Banca, per cui il manager è indagato con l’ex amministratore delegato Vicenzo Consoli e altri quattro dirigenti, accusati di aver saputo della condizione della banca dal 2012, di averla nascosta e contribuito alla vendita ai clienti «di azioni a condizioni inique». Assistito dall’avvocato Alberto Mascotto, Merlo, fino al 2014 responsabile della pianificazione per poi passare alle banche estere, si è presentato davanti ai sostituti procuratori Massimo De Bortoli e Gabriella Cama e, dopo aver depositato una memoria di 110 pagine con 150 documenti, ha parlato per un’ora e mezza.
«Ha risposto alle domande e ritiene di aver dimostrato e documentato l’assenza di responsabilità – commenta l’avvocato Mascotto -. Ha spiegato il ruolo di responsabile della pianificazione, dimostrando di non esser mai stato coinvolto nella determinazione del prezzo delle azioni nel 2014, che fu poi alla base anche dell’aumento di capitale». Ai magistrati Merlo ha spiegato le dinamiche delle pianificazioni tra 2012 e 2013: «Nel 2012 il bilancio di Veneto Banca si era chiuso con un utile importante. Diventato però perdita nel 2013, con l’ispezione di Bankitalia che ha imposto un aumento degli accantonamenti. Pensavamo che, con gli interventi straordinari, saremmo riusciti a salvare il bilancio: la banca andava meglio di altre».
A gelare gli animi, però, arrivò la seconda parte dell’ispezione e Bankitalia impose nuovi accantonamenti: «Situazione di cui non sapevo nulla. La mia programmazione era basata su numeri che non tenevano conto di quelle difficoltà: noi della pianificazione non ci occupavamo di crediti e clienti».