Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
E dalla Cina il siero col sangue dei guariti
Padova, 20 pazienti firmano e sperimentano il Remdesivir, già in uso il Tocilizumab Nuove speranze dai medici orientali
PADOVA Nuovo fronte nel campo della ricerca e delle cure. Arriva oggi in Azienda ospedaliera a Padova, per la prima sperimentazione ufficiale italiana, il Remdesivir, l’antivirale già utilizzato contro Ebola e risultato efficace anche nel trattamento del Coronavirus Covid-19. Non solo. Arriva in Veneto anche il siero messo a punto dai medici cinesi con il sangue dei pazienti guariti.
PADOVA Arriva oggi in Azienda ospedaliera a Padova, per la prima sperimentazione ufficiale italiana, il Remdesivir, l’antivirale già utilizzato contro Ebola, i virus Marburg, Junin, Nipah e Hendra e risultato efficace anche nel trattamento del coronavirus Covid19. Finora il colosso californiano Gilead Sciences, che lo produce, d’accordo con agenzie governative, istituzioni e autorità regolamentari locali, l’ha fornito a diversi ospedali nel mondo, anche d’Italia, «sulla base dell’uso compassionevole per casi individuali». Però «non sufficienti a determinare la sicurezza e l’efficacia di Remdesivir nel trattamento di Covid19 — precisa l’azienda — che possono essere appurate solo attraverso studi clinici prospettici». Da qui la decisione di Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco presieduta da Domenico Mantoan, dg della sanità veneta, di autorizzare due studi di fase 3, la più completa, in cinque ospedali: il policlinico universitario di Padova, riferimento regionale per l’emergenza, il Sacco di Milano (i cui ricercatori hanno isolato il ceppo italiano del coronavirus), il San Matteo di Pavia, l’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma e l’Istituto nazionale di Malattie Infettive Spallanzani di Roma.
All’ospedale di Padova
Saranno reclutati mille pazienti, anche in Cina, per capire se davvero il farmaco possa essere somministrato con successo a tutti i soggetti contagiati dall’infezione. «Noi selezioneremo da domani almeno una ventina di ricoverati nel mio reparto, che dovranno firmare un consenso informato — annuncia la dottoressa Annamaria Cattelan, primario delle Malattie Infettive di Padova —. Li divideremo in due gruppi, con un quadro clinico di diversa gravità, perché sono previsti due protocolli per malati più e meno compromessi». La sperimentazione autorizzata da Aifa prevede infatti la valutazione di due durate di dosaggio su 400 soggetti con gravi manifestazioni cliniche e su 600 con manifestazioni moderate, per individuarne il miglioramento clinico. «Lo studio durerà dai dieci giorni in avanti — precisa la dottoressa Cattelan — noi il Remdesivir l’abbiamo somministrato, per uso compassionevole, a quattro pazienti, e ha funzionato. Ma è presto per giungere alle conclusioni, potremo esprimere un giudizio solo davanti a una casistica più importante, dobbiamo confrontarci con i grandi numeri».
Il Remdesivir è stato somministrato con successo alla coppia cinese passata per Verona a fine gennaio e poi ricoverata allo Spallanzani e sul ricercatore 29enne emiliano rientrato da Wuhan e trattato nello stesso istituto. Tutti e tre sono guariti. «E’ al momento tra le poche opzioni terapeutiche che rientrano nell’elenco prioritario indicato dall’Organizzazione mondiale della
Sanità per il loro potenziale — illustra il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani, professor Giuseppe Ippolito —. Si tratta di una piccola molecola dalla grande efficacia » . « La velocità con cui Remdesivir è passato alla clinica nel contrasto a questo virus riflette la necessità urgente di opzioni terapeutiche e l’impegno condiviso di industria, governi, organizzazioni sanitarie globali e operatori sanitari di rispondere a tale minaccia per la salute pubblica in tempi stretti», fa sapere Gilead Sciences.
Ma non è l’unica opzione al vaglio in Azienda ospedaliera a Padova. Da qualche giorno sono infatti arrivati i medici da Wuhan, il focolaio originario del virus che ormai nel mondo ha contagiato 174.893 pe r sone , uc c idendone 6455(in Italia i casi confermati ieri pomeriggio erano 24.747 e le vittime 1809). «Hanno portato attrezzature all’avanguardia e un siero super-immune, tratto dal plasma dei pazienti guariti in Cina e già utilizzato nel Paese orientale per guarirne altri — rivela il primario delle Malattie Infettive —. E’ possibile un’altra sperimentazione con questo siero super-immune, ma ci vuole l’approvazione del Comitato etico e del ministero della Salute. Poi è necessario sviluppare un protocollo e stabilire procedure precise».
Dato che per il vaccino ci vorranno circa 18 mesi, l’uso del plasma di pazienti guariti, con alti livelli di anticorpi in grado di uccidere il Covid-19, è una pratica già ammessa dall’Oms per trattare malati gravi e utilizzata in passato su soggetti colpiti da Sars ed Ebola. Ed è stata autorizzata al policlinico San Matteo di Pavia. In Cina è stato dimostrato che da 12 a 24 ore dopo l’infusione, i pazienti sono migliorati: l’infiammazione ai polmoni è scesa in maniera significativa e la saturazione del sangue si è dimostrata in recupero totale.
Se la procedura otterrà i benestare richiesti, potrà partire anche a Padova e in un secondo momento essere adottata utilizzando pure il sangue donato dai malati guariti nell’ospedale stesso.
E’ invece già in uso in diversi reparti di Malattie Infettive del Veneto il Tocilizumab, anticorpo monoclonale in commercio come terapia dell’artrite reumatoide e che blocca l’eccesso di infiammazione scatenata nei polmoni dal Covid-19, come dimostrato dalle prime applicazioni all’ospedale di Napoli. Remdesivir invece, spiegano i medici, uccide proprio il coronavirus.
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I cinesi hanno portato attrezzature all’avanguardia e un siero super-immune