Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il giorno nero: quattro morti Veneto orientale, salgono i casi Dimesso il bimbo positivo
Focolaio a Valli di Chioggia: grave una 35enne. Gli ospedali riorganizzati
Un’altra giornata nera con quattro decessi e il numero dei contagi che continua a salire. Tra le vittime c’è l’ex pm Francesco Saverio Pavone
(articolo a pagina 4), che si è spento ieri all’Ospedale dell’Angelo, poi due persone morte all’ospedale di Jesolo e una al Civile di Venezia, tutte residenti nel Veneto Orientale, dove la curva dei contagi ha subito un’impennata. I due pazienti deceduti a Jesolo avevano rispettivamente 87 e 83 anni, mentre quello del Civile – G.G di San Donà – ne aveva 92: sono 14 in tutto i morti nel Veneziano dall’inizio dell’epidemia. All’Ospedale di Dolo, domenica, si è infatti spento un altro paziente, anche lui ultraottantenne, ricoverato con patologie sulle quali il virus ha trovato terreno fertile. I contagi hanno invece raggiunto quota 359, con 34 nuovi casi, tra cui sette nella zona di Chioggia, dove c’è una sorta di «focolaio» nella frazione di Valli: tra loro ci sarebbe anche una 35enne, che è stata attaccata all’ossigeno, dopo che nei giorni scorsi erano stati colpiti Fiorello Bertaggia, poi morto, e il parroco. Sono stati invece 26 i nuovi ricoveri, che aumentano la pressione sugli ospedali che stanno subendo una riorganizzazione per affrontare la guerra al virus.
Il coronavirus, infatti, a differenza di quanto molti credono, non colpisce solo gli anziani. Domenica, all’Angelo, è stato ricoverato un bambino di due anni febbricitante, che poi si è rivelato positivo. Il piccolo è stato dimesso ieri ed è tornato a casa, ma l’Usl 3 continuerà a monitorare le sue condizioni. Anche il Veneto orientale sta infatti vedendo crescere l’epidemia. Nel fine settimana sono state 34 le nuove persone risultate positive e ieri, alle 13, il numero dei contagiati aveva raggiunto quota 67. Tra questi ci sono anche operatori sanitari: nei giorni scorsi un chirurgo della casa di cura Rizzola, 5 operatori della Radiologia di San Donà e uno dell’ortopedia di Portogruaro. Proprio il tema degli operatori è al centro del dibattito. Oltre agli ospedalieri, in prima linea ci sono anche i medici di base: uno di loro, che opera nel territorio dell’Usl 3, è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Treviso. «C’è grossa difficoltà di reperire i dispositivi di protezione sul mercato – sottolinea il segretario provinciale Fimmg Venezia Malek Mediati - dalle Usl arrivano in quantità insufficiente: ci siamo messi noi come sindacato a raccogliere fondi per comprarli e distribuirli ai medici di famiglia». E poi c’è il tema Ipab. «L’Usl ci ha confermato che non rientra tra i propri compiti fornire le strutture per anziani – dice Daniele Giordano della Cg il-Mala protezione dei lavoratori delle Ipab è fondamentale anche perché le utenze di quelle strutture sono particolarmente fragili».
«Ora però è arrivata la nota della Regione che impone di sottoporre a tampone tutti i dipendenti della sanità e delle strutture per anziani - dice il direttore generale dell’Usl 4 Carlo Bramezza - Noi abbiamo circa 2500 dipendenti: ci vorrà una settimana per farli tutti, visto che poi dobbiamo anche attendere il responso della Microbiologia di Mestre. Seguiremo dei criteri di priorità». Bramezza sta inoltre lavorando proprio alla riorganizzazione dei servizi ospedalieri per adattarli alla nuova emergenza. La Regione ha infatti deciso che sarà Jesolo il «Covid hospital » del Veneto Orientale e dunque tutti i malati di coronavirus arriveranno qui. A ieri c’erano 15 ricoverati nelle aree non critiche (più 8 rispetto alla rilevazione precedente) e 8 a occupare tutti i posti della terapia intensiva creata ad hoc, dato che prima non c’era. Tra oggi e
domani, però, a Jesolo verranno attivati altri 6 posti, per arrivare a quota 14, grazie ai respiratori e alle pompe che arriveranno in parte dalla Regione, in parte anche dalla casa di cura Rizzola, che ha chiuso le sale operatorie e quindi non ne ha più la necessità. L’ospedale ha 75 posti letto, ma con l’emergenza arriverà a quota 84: oltre ai 14 di terapia intensiva, ce ne saranno 20 di subintensiva e 50 di malattie infettive, di cui 22 sono appunto già operativi. Tutti i pazienti attualmente degenti verranno rapidamente trasferiti nelle Medicine di San Donà e Portogruaro, dai cui ospedali arriveranno invece medici e infermieri. «Tanti si sono offerti volontari e questo è stato un bellissimo segnale», sottolinea Bramezza.
Per quanto riguarda invece l’Usl 3 Serenissima, si sta lavorando per creare 45 posti letto in più di terapia intensiva rispetto ai 54 già presenti. Di questi, 6 in più saranno all’Angelo (che arriva così a 28), ma ben 35 a Dolo, che diventerà anch’esso «Covid hospital»: saranno attivati pure 30 letti di terapia subintensiva e 200 di malattie infettive, praticamente occupando l’intero ospedale. In caso di necessità si farà lo stesso a Villa Salus, la casa di cura privata di Mestre, a cui è stata chiesta la disponibilità di tutti e 217 i posti letto. Anche qui si procederà via via con la dimissione o lo spostamento di tutti i pazienti. Ma si spera sempre che la diffusione del contagio non costringa ad arrivare fino a qui.
Tamponi e personale I sindacati: più protezione. Poi l’ok della Regione. Bramezza: servirà una settimana