Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mille assunzioni negli ospedali arrivano anche 500 neolaureati
Navalesi: “Ad oggi la situazione è gestibile”
VENEZIA In corsia arrivano i neolaureati, che il governo ha abilitato senza l’esame di Stato. All’Università di Padova il provvedimento riguarda 342 neolaureati, nell’Ateneo di Verona altri 162. Vanno aggiunti ai 160 infermieri, 80 formati a Padova e 80 a Verona. Intanto la Regione si prepara a inviare in corsia altri 1011 operatori con chiamata straordinaria.
PADOVA Vive l’emergenza coronavirus in prima linea. Da quattro settimane non vede la sua famiglia ma resiste, come tutti i sanitari al lavoro da un mese giorno e notte, senza sosta. Il professor Paolo Navalesi, direttore dell’Istituto di Anestesia e Rianimazione in Azienda ospedaliera a Padova e della Scuola di specialità dell’Ateneo cittadino, tratta i pazienti più gravi.
Professore, qual è la situazione nelle Terapie intensive dell’ospedale centro di riferimento regionale?
«C’è ancora margine. Sia come posti letto, grazie a un’organizzazione lungimirante, sia come personale, potenziato dall’assunzione di altri medici e a breve anche di specializzandi del quinto anno, come prevede il decreto Calabria. Che in caso di bisogno ci consentirà di prenderne altri del quarto anno. Come direttore della Scuola di specialità posso dire che assegneremo a ognuno di loro un livello di autonomia, in modo che sappiano bene cosa possono fare».
Le Terapie intensive sono molto sotto pressione, perché devono ospitare anche i degenti ordinari.
«Sì, l’attività chirurgica programmata è sospesa ma dobbiamo garantire le urgenze. Finora le procedure adottate dalla Regione ci hanno permesso di gestire bene la situazione, anche nel collocamento dei pazienti tra Malattie infettive, Terapie sub-intensive e intensive, a seconda del quadro clinico».
Da cosa dipende il passaggio dagli altri due reparti alla Terapia intensiva?
«I parametri da valutare sono tre: la compromissione respiratoria, le alterazioni rivelate dalla radiografia al torace e la saturazione dell’ossigeno, che misuriamo con il saturimetro, dispositivo che si infila sul dito. Quando