Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Famiglie dei medici a rischio «Ho mandato via i figli» «In casa con la mascherina»

«Fate uscire poco i vostri gatti»

- Di Alessandro Macciò

Animali,

il consiglio del veterinari­o: «Fate uscire poco i gatti, per non trasformar­li in possibili vettori di contagio».

VENEZIA « Non chiamateci eroi». L’hanno gridato più volte, a titolo personale o con interi reparti o ospedali. Ma per noi, che li guardiamo da fuori mentre i turni si prolungano interminab­ili, mentre salvano le vite, mentre cercano anche di dare un conforto umano, eroi lo sono: punto e basta. A un certo punto, però, anche quel camice – trasfigura­to su un muro padovano in un vero e proprio vestito da Superman – se ne va, sostituito dagli abiti di padri, madri, mariti, mogli, figli. E quando se ne va anche l’adrenalina, emerge una verità per certi versi drammatica: chi ci cura mette a rischio non solo se stesso, ma anche i propri cari.

E’ per questo che al sacrificio sul posto di lavoro se ne aggiunge un altro: quello della protezione della propria famiglia. Le soluzioni sono tante: c’è chi ha lasciato la propria casa, chi ha trasferito i figli dai nonni, perfino chi gira in salotto come in ospedale, con la mascherina sempre sul viso. «Sono in quarantena perché con un rianimator­e abbiamo intubato un paziente che solo dopo si è rivelato positivo - racconta un infermiere dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre - I tamponi finora sono stati negativi e mi mancano pochi giorni, ma non volevo correre il rischio di infettare mia moglie e mio figlio di 18 anni, che già è preoccupat­o per la maturità». E così la prima notte dopo quell’intervento «a rischio» ha dormito in taverna, poi ha deciso di trasferirs­i dalla zia, che abita a fianco e ha un miniappart­amento disabitato da anni. «Non c’è il gas, sono al freddo e l’antenna non funziona - racconta - Mia moglie e mio figlio mi portano pranzo e cena lasciandom­elo davanti alla finestra. E’ stata dura, ma non tornerei indietro: tanti miei colleghi mi hanno detto che avendo la possibilit­à avrebbero fatto lo stesso».

Un altro collega, infatti, ha dei bimbi piccoli a casa e non è stato facile spiegare loro che non possono nemmeno salutarlo. « E’ un dramma che stanno vivendo tanti medici e infermieri - ammette Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici di Venezia - Non poter abbracciar­e i propri figli non è facile, tanto meno spiegare perché». «Il 27 febbraio, quando sembrava una follia perché non si era percepita la gravità della situazione, ho deciso di andarmene di casa - racconta un medico di pronto soccorso veneziano - Io sono andata nell’abitazione di mia mamma, che ha 80 anni ed è diabetica e ipertesa, lei è da me con mio marito, che è asmatico, e i miei due figli di 5 e 12 anni: troppe situazioni a rischio». In una prima fase andava a trovarli un’oretta al giorno. «Mi lavavo bene le mani, indossavo la mascherina, stavo attenta a non entrare con i vestiti che avevo in ospedale - prosegue - Ma ora nemmeno quello: la settimana scorsa ho fatto 10 tamponi, di cui 4 positivi, e non mi fido più. Solo telefonate, anche se l’altro giorno, senza metterci d’accordo, io e mio marito ci siamo trovati al supermerca­to per caso: ovviamente entrambi con le mascherine sul viso». E non è difficile immaginare il dolore di una mamma lontana dai figli. «Il piccolo è molto esuberante e quando si arrabbia non è facile calmarlo - conclude - un giorno è bastata una carezza e si è placato: si vede che gli manco tanto». Una sua collega anestesist­a da una decina di giorni non vede le sue bambine, che non hanno ancora dieci anni. «Io e mio marito, anche lui medico, abbiamo deciso così - spiega - Sono dai nonni a San Donà, hanno un giardino, giocano e fanno i compiti. Durante il giorno le sento ogni tanto, poi la sera una videochiam­ata di 5 minuti. Però mi sembrano serene e soprattutt­o sono al sicuro». Di fronte alle lamentele sul «lockdown», però, viene fuori lo spirito di mamma. «Mi fa rabbia vedere la gente che passeggia con i figli nei parchi e magari protesta - conclude l’anestesist­a - penso che sia una fortuna a poter stare a casa e goderseli, mentre io chissà quando le potrò rivedere».

Sanitari, ma non solo. Anche un membro dello staff di Carlo Bramezza, direttore generale dell’Usl 4, ha scelto con la moglie di isolarsi: una settimana fa lei ha portato i due figli dai genitori e proprio nei giorni scorsi su Fb ha raccontato le difficoltà della lontananza: «Ma una mamma deve sempre dare forza ai figli».

Ho dovuto separarmi ma l’altro giorno ho incontrato per caso mio marito al supermerca­to

Vedo i bimbi la sera, videochiam­ata di 5 minuti e via: soffro ma almeno sono al sicuro

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Un medico con la mascherina ritratto su un murale vestito da superman, è una delle foto simbolo di questi giorni
L’omaggio Un medico con la mascherina ritratto su un murale vestito da superman, è una delle foto simbolo di questi giorni

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