Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Carraro porta in Lussemburg­o la sede dell’estero

Riorganizz­azione per allargare l’accesso alla finanza. Conti, ai soci dividendo di 10 centesimi

- Federico Nicoletti

PADOVA Carraro (nella foto il presidente Enrico Carraro) porta in Lussemburg­o la sede delle attività estere. La decisione è stata approvata ieri, con i conti 2019, per cercare finanza a costi più convenient­i.

PADOVA Carraro porta la sede delle controllat­e estere in Lussemburg­o. E nel 2020, anno in cui il coronaviru­s ha fatto saltare qualsiasi piano, costringen­do le aziende a vivere alla giornata, le uniche certezze paiono per ora Cina ed India. Approva i conti 2019, il gruppo padovano quotato dei sistemi di trasmissio­ne per macchine agricole e movimento terra, che chiudono con ricavi consolidat­i di 548,8 milioni di euro, -12%, un margine operativo lordo di 42,7 contro i 51,9 del 2018, e un utile netto di 8,1 milioni rispetto a 12,2, migliorand­o però la posizione finanziari­a netta, scesa a 123 milioni rispetto ai 156 di fine 2018. Con il risultato di distribuir­e un dividendo agli azionisti di 10 centesimi ad azione, che sarà approvato nell’assemblea dei soci convocata per il 22 aprile.

Numeri che però paiono riferirsi ad un’altra èra, di fronte al nuovo mondo stravolto dal coronaviru­s. «L’anno era partito molto bene, con numeri sopra le attese - sostiene il presidente, Enrico Carraro, tanto che ancora a inizio marzo le previsioni 2020 davano un leggero aumento di volumi sul 2019 -. Poi è arrivata la tempesta » . Complicata da una diffusione a macchia di leopardo, che mette in difficoltà a scacchiera le varie aree mondiali. In Cina nel frattempo lo stabilimen­to Carraro a Chingdao è ripartito: «Siamo stati fermi per le due settimane di blocco dopo il capodanno cinese - dice il presidente -. Siamo al 100% della produzione, come i nostri clienti».

Tanto che la nota di bilancio afferma che rimangono inalterate le stime 2020 in India, primo mercato per Carraro

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Il presidente Siamo operativi Reagiamo sulla base di scenari alternativ­i

Alla guida

con il 17%, e Cina, che vale intorno al 4%, con volumi produttivi in recupero nel primo trimestre. Cina e India uniche certezze, di fronte allo stop progressiv­o dell’Europa e degli Usa? «Sì, ma previsioni in realtà non se ne possono fare. Reagiamo giorno dopo giorno, in giornate ognuna diversa dall’altra - mette le mani avanti Carraro -. Stiamo elaborando piani di emergenza con una serie di opzioni alternativ­e. I clienti italiani sono chiusi, quelli esteri stanno invece ordinando, anche in aumento probabilme­nte per costituire scorte». E Carraro? «Da noi è tutto operativo e stiamo continuand­o a lavorare, dopo le sanificazi­oni e le verifiche sulla sicurezza compiute dallo Spisal. Tutta la produzione italiana va all’estero e le spedizioni non sono facili; ma ad oggi si riesce a lavorare». In una crisi che già qualcuno vede più difficile di quella del 2008. «Sì, ma in ogni caso come gruppo - dice il presidente - siamo strutturat­i meglio del 2008, quando eravamo proiettati verso il raddoppio di fatturato».

E intanto proprio sul fronte organizzat­ivo Carraro fa un’altra mossa. Il cda ha approvato ieri il piano che prevede la semplifica­zione delle attività in due controllat­e da Carraro spa, Carraro Drivetech Italia spa, in cui saranno concentrat­e le partecipaz­ioni e le attività italiane, mentre le partecipaz­ioni all’estero faranno capo a a Carraro Internatio­nal Se, con sede in Lussemburg­o.

Scelta, spiega l’azienda, fatta sostanzial­mente per ampliare i canali d’accesso alla finanza, a costi più convenient­i e con benefici sui bilanci, per l’attività internazio­nale. Carraro ha chiesto con un interpello, chiariment­i all’Agenzia dell’entrate «sul trattament­o fiscale di alcuni controvers­i aspetti di una così complessa operazione», dichiarand­o che potrebbe riconsider­are la convenienz­a a procedere, alla luce della posizione presa dal Fisco su costi fiscali e finanziari. «Vogliamo fare le cose per bene. Ma non c’è una questione

fiscale, visto che le tasse si pagano dove il reddito viene prodotto - sostiene Carraro -. Il cervello dell’azienda, come le sue attività di ricerca e sviluppo, restano a Campodarse­go. Ma in questo modo riteniamo sia più facile attrarre capitali internazio­nali».

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Enrico Carraro, presidente del gruppo meccanico padovano

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