Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Censimento collettivo degli uccelli di città da balconi e terrazze
VENEZIA L’invito è quello di affacciarsi al balcone, o per i più fortunati, uscire nelle terrazze o tra le altane in mezzo ai tetti: l’isolamento forzato di queste giornate di emergenza può diventare l’occasione per partecipare al progetto di citizen scienze «Uccelli di città» lanciato dal Museo di Storia Naturale e Associazione Venezia Birdwatching. Fino all’estate 2021 l’invito è quello di segnalare la presenza e i comportamenti degli uccelli selvatici raccogliendo foto, video, registrazione di canti e inviarli a mauro.bon@fmcvenezia.it indicando la specie osservata e il luogo esatto. C’è chi ha i piccioni che bussano alle finestre per avere cibo, chi deve fare i conti con i gabbiani o più avanti con qualche rondine, sono tutte informazioni preziose. Il progetto «Uccelli di città» nasce per mappare gli uccelli selvatici di Venezia, sia quelli più comuni che quelli più rari coinvolgendo cittadini e appassionati. «Il progetto è stato ideato quando la mobilità delle persone non era compromessa – spiega Mauro Bon del Museo di Storia Naturale – Molte persone però hanno finestre e balconi che affacciano su cortili, spiazzi, aree verdi che in assenza del normale traffico urbano si popolano forse ancora di più di uccelli di tutti i tipi». Cambiamenti nell’estensione degli spazi verdi, nell’uso di fitofarmaci e nell’architettura urbana modificano l’habitat degli uccelli di città: è per questo, per capire i mutamenti, che è stato lanciato il progetto, con l’obiettivo di aggiornare la ricerca Uccelli di laguna e di città fatta dal Museo tra il 2006 e il 2011. Sono escluse le aree lagunari come valli da pesca e laguna aperta, e quelle strettamente agricole. Una prima fase del progetto ha censito gli uccelli svernanti, è stata fatta nei mesi invernali dal 1 dicembre al 31 gennaio: è stata costruita una mappa delle aree urbane suddivisa in quadrati di un chilometro per lato.
In totale i 31 rilevatori che hanno partecipato al monitoraggio hanno censito ben 109 specie diverse, con una media di 22 specie a chilometro quadrato (si va da un minimo di 5 specie a un massimo di 49). Le più frequenti sono il pettirosso, la gazza, il merlo, il piccione domestico. «E’ cresciuta la presenza del colombaccio che nidifica sugli alberi, e la ghiandaia, una specie dalle abitudini forestali – spiega Bon – sono quasi scomparse invece quelle specie legate alle campagne e ai terreni incolti come allodole e saltimpalo». Grade assente il passero, specie una volta molto frequente ma ormai pressoché scomparsa dai centri abitati di tutto il mondo. Tanto che sarebbe una vera fortuna adocchiarne qualche esemplare in questi giorni di isolamento forzato. «Ci sono studi in tutto il mondo sulla scomparsa dei passeri – aggiunge Bon – pare sia dovuto a una somma di cause tra cui inquinamento, uso dei pesticidi che uccidono gli insetti di cui i passeri si cibano nel periodo riproduttivo e le nuove architetture urbane che cancellano gli spazi dove il passero poteva nidificare. A breve partiremo con un nuovo progetto sullo studio di questa specie».
Avvistamenti
Sarebbe importanti avvistare un passero perché sono spariti dalle nostre zone urbane