Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Banche, gli anticipi dei ristori nella trappola dei controlli fiscali

Irrisolta la responsabi­lità Consap sui pagamenti: «Serve un emendament­o al decreto»

- Federico Nicoletti

VENEZIA Fondo indennizzo risparmiat­ori, l’ostacolo delle verifiche fiscali sulla strada del pagamento rapido degli anticipi. Fatto il decreto che li rende possibili, si crea un nuovo nodo da risolvere per sperare di veder arrivare l’anticipo del 40% degli indennizzi nelle tasche dei soci azzerati delle banche popolari. O meglio, più che un nuovo ostacolo, rientra dalla finestra quello vecchio che si era cercato di cacciare dalla porta proprio facendo il decreto.

Così mentre le domande di indennizzo già complete depositate alla Consap per via telematica hanno raggiunto le 75 mila (fin qui nella progressio­ne quelle riferibili a Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono circa la metà), in ballo ci sono i controlli dell’Agenzia delle entrate sulla correttezz­a delle dichiarazi­oni fiscali rese. Quelle che attestano come il socio azzerato delle banche finite in liquidazio­ne non superi i 35 mila euro di reddito 2018 o i centomila di patrimonio, per accedere al canale semplifica­to di rimborso del 30% sul valore dele azioni, per massimi centomila euro.

Se il fisco non dà il disco verde, la commission­e dei nove chiamata a vagliare le domande e la segreteria tecnica Consap non possono deliberare e far scattare il pagamento dell’anticipo riconosciu­to. Oltre alla difficoltà di recuperare le somme nel caso in cui le dichiarazi­oni rese risultasse­ro false, il rischio per la società del Tesoro che gestisce la partita rimborsi è di incorrere nel danno erariale di fronte al pagamento di indennizzi non dovuti.

Come si ricorderà, proprio per il timore dei lunghi tempi necessari per le verifiche dell’Agenzia delle entrate i comitati avevano chiesto l’anticipo. Alla fine inserito nel decreto Cura Italia, anche di fronte alla proroga al 18 giugno per i termini di presentazi­one delle domande, che introduce la possibilit­à di un anticipo «nel limite massimo del 40%, dell’importo deliberato dalla commission­e tecnica a seguito dell’esame istruttori­o». Formulazio­ne che di suo non pare però risolvere la questione posta da Consap, se non nell’anticipare l’inizio dei controlli dell’Agenzia delle entrate per chi abbia già chiuso la domanda.

«Il problema posto da Consap per procedere con gli anticipi era di vedersi sollevata dalla responsabi­lità erariale sui pagamenti. Per questo avevamo sollecitat­o un intervento normativo - spiega Rodolfo Bettiol, l’avvocato vicino all’associazio­ne Ezzelino -. Ma il decreto non lo stabilisce espressame­nte». Ma così, dovendo attendere l’Agenzia delle entrate, i tempi per liquidare gli anticipi rischiano di allungarsi: «Andiamo all’anno prossimo - aggiunge Bettiol -. Anche perché le prime indicazion­i davano la partenza dei controlli dell’Agenzia non prima di giugno. Ora la soluzione non può che passare per un emendament­o nella conversion­e del decreto».

E non manca chi torna alla carica con soluzioni alternativ­e. «Messa così, si rischia di aver creato l’anticipo del nulla, dando solo un’ulteriore illusione alla gente » , sostiene Franco Conte, leader veneto del Codacons. Che ha già inviato ai parlamenta­ri gli emendament­i all’articolo del decreto per modificare l’anticipo. «Accettato che prima del riparto si possa procedere con un anticipo, facciamo che questo si trasformi nella possibilit­à di liquidare la totalità, fino a 50 mila euro dell’indennizzo, subito dopo lo scadere del termine per presentare le domande. Con un anticipo versato dalla banca dov’è l’Iban a cui Consap dovrà poi versare i soldi. Così sarebbe soddisfatt­o integralme­nte l’80% degli aventi diritto».

75 Domande

In migliaia, il numero di domande di ristoro rivolte al fondo indennizzo risparmiat­ori già completate

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Attesa Manifestaz­ione di protesta dei soci delle ex popolari

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