Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Ecco il farmaco giapponese ma il via libera è con riserva E la Regione richiama Palù

A Padova parte una nuova sperimenta­zione «Attenti a non alimentare false speranze» Ieri 24 decessi, l’emergenza resta alta

- M.N.M.

VENEZIA Da oggi gli ospedali veneti (la lista è in elaborazio­ne da parte della Regione ma il capofila sarà ancora una volta il policlinic­o di Padova) sperimente­ranno un terzo farmaco per la cura dell’infezione da coronaviru­s Covid- 19, dopo il Remdesivir e il Tocilizuma­b. Si tratta del Favipiravi­r (o Agavin), noto al grande pubblico per il video postato su Facebook da un farmacista romano, Cristiano Aresu. Il quale racconta come in Giappone stiano salvando vite con questo antivirale, in grado di bloccare il progredire dell’infezione se somministr­ato nella fase iniziale dell’infezione. E’ stato utilizzato anche in Cina su 60 pazienti, evidenzian­do il 100% di remissione dalla malattia. L’Agenzia italiana del farmaco ieri ha dato il via libera: «La commission­e tecnico-scientific­a, sulla base di preliminar­i e limitate evidenze di attività del medicinale nella malattia Covid-19, è impegnata nella valutazion­e di un programma di sperimenta­zione clinica per valutarne efficacia e sicurezza». Prudenza dettata «dalle scarse evidenze scientific­he sull’efficacia», alla base del rifiuto opposto dal resto d’Europa e dall’America alla sperimenta­zione.

«L’Aifa procede con la sperimenta­zione di Avigan — conferma il ministro della salute, Roberto Speranza — il direttore generale Nicola Magrini mi ha comunicato che la commission­e sta sviluppand­o un programma di ricerca per valutare l’impatto del farmaco nelle fasi iniziali della malattia». «Ben venga la decisione di Aifa — dichiara il governator­e Luca Zaia — come avevo detto nei giorni scorsi, il Veneto è pronto ad adottare il protocollo che verrà redatto. È giusto non alimentare false speranze, ma non bisogna lasciare nulla di intentato nella lotta alla peggiore epidemia dal dopoguerra » . Altri quattro studi osservazio­nali su associazio­ni di farmaci già in commercio sono in corso in Azienda ospedalier­a a Padova, centro di riferiment­o regionale per l’emergenza, che in Veneto ha ormai raggiunto i 5638 casi confermati, 366 in più rispetto a domenica. Le vittime sono 210, ulteriori 24 nel confronto con le 24 ore precedenti: solo

Treviso (cluster ospedalier­o) ne conta 47 e poi ci sono le 29 di Verona, secondo focolaio dopo Padova e in continua crescita.

La nota lieta sta nei 339 dimessi, ma ciò che preoccupa sono i 1599 ricoveri. «L’equivalent­e dei degenti di due ospedali provincial­i — commenta Zaia — la situazione è seria. Abbiamo ordinato 13,5 milioni di dispostivi di protezione individual­e e 2 milioni di mascherine del massimo livello di tutela per i sanitari. Stanno arrivando 200 respirator­i. Ne verremo fuori ma non è ancora ora di abbassare la guardia, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti: state a casa».

Per potenziare la task force al lavoro h24, la Regione ha ingaggiato il professor Giorgio Palù, past president delle Società italiana ed europea di Virologia, in pensione dall’Università di Padova e in procinto di condurre in Azienda Zero studi epidemiolo­gici e progetti di ricerca terapeutic­a da proporre ad Aifa. Intanto, sempre in tema di dispositiv­i di protezione, l’ospedale di Padova ne ha ricevuti 144.152, comprati da Azienda Zero e, 26mila, da privati, mentre la onlus Città della Speranza ha regalato seimila mascherine e 250 flaconi di gel disinfetta­nte mani alla Clinica di Oncoematol­ogia pediatrica. Sempre a Padova, da oggi il Comune distribuir­à 70mila delle 300mila mascherine ricevute in dono dalla Cina alle farmacie, dove i cittadini potranno ritirarle gratuitame­nte, ma solo due a testa. Insomma, le donazioni crescono e un milione di euro è stato versato alla Regione dalla famiglia Moretti Polegato per comprare nuove attrezzatu­re.

Ieri infine è stata una giornata importante per le case di riposo. Cgil, Cisl e Uil hanno parlato in videoconfe­renza con l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, chiedendo e ottenendo tamponi a degenti e personale, dispositiv­i di protezione individual­e e più dipendenti. «Abbiamo sbloccato l’esame abilitante in via telematica per 400 operatori sociosanit­ari — aggiunge Lanzarin — e l’ingresso di nuovi ospiti sarà consentito solo dopo il tampone».

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