Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Si fermano le fabbriche, tensione per le consegne
Stop al restauro dell’edicola simbolo dell’acqua alta, chiude l’impresa. Continua il cantiere del Mose
VENEZIA Metalmeccanica ferma, chimica bloccata, edilizia e legno immobilizzate, anche il tessuto produttivo veneziano abbassa le serrande. Un esempio arriva dal sogno di Walter Mutti di veder risorgere la sua storica edicola, scaraventata dall’acqua granda nel canale della Giudecca che rischia di allontanarsi. Le aziende che avrebbero dovuto ultimare i lavori di sist sulla base del nuovo decreto. «La fabbrica di Punta Sabbioni dove stavano riparando i teli e le tapparelle — racconta — da mercoledì resterà bloccata, come da decreto».
Sono ormai pochissimi i lavoratori ancora impiegati: sanitari, forze dell’ordine, dipendenti di supermercati e addetti della logistica sui cui si registrano le maggiori tensioni. Il decreto «Chiudi Italia» consente di effettuare acquisti online, tra cui vi sono beni di prima necessità ma anche di secondaria importanza, tutti però devono essere consegnati. «I lavoratori nei magazzini di logistica e spedizione, gli autisti, i consegnatari dell’ultimo miglio, i piloti delle imbarcazioni , i marinai, i drivers, i bikers affrontano vari disagi come non sapere dove poter mangiare o semplicemente espletare dei bisogni fisiologici» spiega il segretario Filt di Venezia Marcello Salbitani. Ecco
perché ieri è iniziato in diverse aziende un confronto per valutare la gestione dei servizi. «Abbiamo invitato gli imprenditori al rispetto delle norme di sicurezza e ad attuare ogni mezzo di prevenzione — aggiunge — Ma anche a non accettare quelle spedizioni che non sono direttamente collegate alla tabella merceologica prevista dal decreto».
Scontro acceso anche alla Safilo dove i lavoratori Filctem hanno osservato ieri 8 ore di sciopero. «Abbiamo provato a convincere l’azienda che in questo momento bisognava pensare a salvaguardare l’integrità del lavoratore sospendendo l’attività produttiva utilizzando le misure idonee al sostegno al reddito», scrive il sindacato. Dall’azienda fanno però sapere che la produzione rientrerebbe tra la «fabbricazione di strumenti e forniture mediche e dentistiche», quindi è consentita. In tutti i settori i rappresentanti dei lavoratori stanno seguendo da vicino l’applicazione delle disposizioni, cosa che in alcune situazioni potrebbe portare ad altri annunci di sciopero. Nel complesso le aziende della chimica si sono fermate, fatta eccezione per quelle di maggiori dimensioni come Eni ed Enel che devono garantire servizi essenziali e sicurezza degli impianti. Lo stesso vale per la Pilkington
di Marghera dove continuerà a recarsi un numero minimo di dipendenti dato che l’altoforno non può essere fermato. Nonostante la sua produzione rientri tra le consentite, anche la Rexpol di Santa Maria di Sala sta valutando il da farsi per assicurare la massima sicurezza ai suoi dipendenti.
Chiuse o in fase di chiusura le imprese del settore edile e del legno, tra cui ad esempio la storica Piarotto ma molte altre stanno facendo lo stesso. «Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto circa 300 richieste di cassa integrazione», spiega il segretario Fillea Cisl Andrea Grazioso. Frena la metalmeccanica, lo stabilimento Zincol di Noale chiuderà mercoledì e così tante altre aziende. Aperti i cantieri del Mose, continua a lavorare a pieno regime come previsto dal Dpcm la Pixartprinting di Quarto d’Altino, colosso della stampa con uno stabilimento anche a Lavis.
L’invito Cgil: «I cittadini ordinino on line solo le cose necessarie pensando ai lavoratori»