Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Si fermano le fabbriche, tensione per le consegne

Stop al restauro dell’edicola simbolo dell’acqua alta, chiude l’impresa. Continua il cantiere del Mose

- Andrea Rossi Tonon

VENEZIA Metalmecca­nica ferma, chimica bloccata, edilizia e legno immobilizz­ate, anche il tessuto produttivo veneziano abbassa le serrande. Un esempio arriva dal sogno di Walter Mutti di veder risorgere la sua storica edicola, scaraventa­ta dall’acqua granda nel canale della Giudecca che rischia di allontanar­si. Le aziende che avrebbero dovuto ultimare i lavori di sist sulla base del nuovo decreto. «La fabbrica di Punta Sabbioni dove stavano riparando i teli e le tapparelle — racconta — da mercoledì resterà bloccata, come da decreto».

Sono ormai pochissimi i lavoratori ancora impiegati: sanitari, forze dell’ordine, dipendenti di supermerca­ti e addetti della logistica sui cui si registrano le maggiori tensioni. Il decreto «Chiudi Italia» consente di effettuare acquisti online, tra cui vi sono beni di prima necessità ma anche di secondaria importanza, tutti però devono essere consegnati. «I lavoratori nei magazzini di logistica e spedizione, gli autisti, i consegnata­ri dell’ultimo miglio, i piloti delle imbarcazio­ni , i marinai, i drivers, i bikers affrontano vari disagi come non sapere dove poter mangiare o sempliceme­nte espletare dei bisogni fisiologic­i» spiega il segretario Filt di Venezia Marcello Salbitani. Ecco

perché ieri è iniziato in diverse aziende un confronto per valutare la gestione dei servizi. «Abbiamo invitato gli imprendito­ri al rispetto delle norme di sicurezza e ad attuare ogni mezzo di prevenzion­e — aggiunge — Ma anche a non accettare quelle spedizioni che non sono direttamen­te collegate alla tabella merceologi­ca prevista dal decreto».

Scontro acceso anche alla Safilo dove i lavoratori Filctem hanno osservato ieri 8 ore di sciopero. «Abbiamo provato a convincere l’azienda che in questo momento bisognava pensare a salvaguard­are l’integrità del lavoratore sospendend­o l’attività produttiva utilizzand­o le misure idonee al sostegno al reddito», scrive il sindacato. Dall’azienda fanno però sapere che la produzione rientrereb­be tra la «fabbricazi­one di strumenti e forniture mediche e dentistich­e», quindi è consentita. In tutti i settori i rappresent­anti dei lavoratori stanno seguendo da vicino l’applicazio­ne delle disposizio­ni, cosa che in alcune situazioni potrebbe portare ad altri annunci di sciopero. Nel complesso le aziende della chimica si sono fermate, fatta eccezione per quelle di maggiori dimensioni come Eni ed Enel che devono garantire servizi essenziali e sicurezza degli impianti. Lo stesso vale per la Pilkington

di Marghera dove continuerà a recarsi un numero minimo di dipendenti dato che l’altoforno non può essere fermato. Nonostante la sua produzione rientri tra le consentite, anche la Rexpol di Santa Maria di Sala sta valutando il da farsi per assicurare la massima sicurezza ai suoi dipendenti.

Chiuse o in fase di chiusura le imprese del settore edile e del legno, tra cui ad esempio la storica Piarotto ma molte altre stanno facendo lo stesso. «Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto circa 300 richieste di cassa integrazio­ne», spiega il segretario Fillea Cisl Andrea Grazioso. Frena la metalmecca­nica, lo stabilimen­to Zincol di Noale chiuderà mercoledì e così tante altre aziende. Aperti i cantieri del Mose, continua a lavorare a pieno regime come previsto dal Dpcm la Pixartprin­ting di Quarto d’Altino, colosso della stampa con uno stabilimen­to anche a Lavis.

L’invito Cgil: «I cittadini ordinino on line solo le cose necessarie pensando ai lavoratori»

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