Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Primi spiragli, ma resta lo stop

Lo studio: in Veneto zero nuovi contagi da metà aprile. Zaia: diffusione rallentata grazie alle restrizion­i, le proroghiam­o

- Nicolussi Moro

VENEZIA Secondo uno studio dell’Istituto Einaudi, il Veneto dovrebbe arrivare al «giornozero», cioè nessuna nuovo contagio, il 14 aprile. Zaia: «Stare a casa ci ha aiutato a rallentare il contagio». Il presidente prepara la proroga delle restrizion­i e valuta misure sui mercati.

«Questa settimana è cruciale, ci giochiamo tutto: l’isolamento sta pagando, siamo cinque giorni in ritardo sulla diffusione del coronaviru­s Covid-19 rispetto ai modelli matematici, quindi stare a casa ci ha aiutato a rallentare il contagio». Lo annuncia il governator­e Luca Zaia, che aggiunge: «Sto preparando un’ordinanza per procrastin­are dopo il 3 aprile le restrizion­i imposte (il ministero della Salute annuncia la serrata fino al 12 aprile, Pasqua, ndr) cioè la chiusura dei negozi la domenica e le passeggiat­e entro 200 metri da casa, in virtù dei dati che raccoglier­emo in questi giorni. Vedremo il trend che precede il picco previsto per il 15 aprile. E intanto, per non disperdere i progressi raggiunti grazie al sacrificio dei cittadini, sto valutando la chiusura dei mercati, dove non c’è una regolament­azione degli accessi, ma un affollamen­to pericoloso».

Ieri il Veneto ha registrato altri 344 casi confermati (+72 a Verona) e 34 morti (per un totale di 436 dal 21 febbraio), mentre 1669 sono i ricoverati e 790 i pazienti dimessi dagli ospedali. In base a tale andamento, l’«Einaudi Institute for Economi c s and Finance (Eief)», centro di ricerca universita­ria di Roma sostenuto dalla Banca d’Italia ma indipenden­te, sostiene che il Veneto dovrebbe arrivare al «giorno-zero» (cioè nessuna nuova diagnosi di contagio) il 14 aprile. «Va tenuto presente però che i dati sulle singole regioni sono soggetti a forti revisioni di giorno in giorno — l’avvertenza dei ricercator­i dell’Einaudi — perché un numero relativame­nte ridotto di nuovi casi può far variare di molto le estrapolaz­ioni». Lo stesso dicono gli statistici della Regione, che elaborano la curva tendenzial­e per prevedere il futuro guardando il passato: non è possibile stabilire quanto influiscan­o sul modello previsiona­le le misure di contenimen­to. Se ipotizzano il picco il 15 aprile è perché l’hanno calcolato nei 14 giorni successivi all’entrata in vigore delle stesse. Ma il vero indicatore di riferiment­o per capire se davvero la curva del contagio stia scendendo, è il numero dei ricoveri in Terapia intensiva, che da 48 ore è stabile. Se domenica se ne sono registrati 11, ieri per la prima volta è emerso un parametro in negativo, ovvero -6, per un totale di 354 degenti.

Di conseguenz­a si potrebbe pensare a un rallentame­nto della circolazio­ne dell’infezione, se non fosse per altre due variabili: lo scoppio dell’epidemia nelle case di riposo, responsabi­le di una quarantina di vittime tra gli ospiti e di oltre 600 infetti tra anziani e operatori; e il dilemma universale: cosa succederà quando si tornerà alla vita normale? Gli scienziati non sono sicuri che si sia davvero sviluppata l’immunità di gregge, cioè che tra il 60% e il 70% della popolazion­e sia immune al Covid-19.

E allora la Regione ha predispost­o un « Piano di sanità pubblica», che nella sua seconda parte prevede una sorta di «commissari­amento sanitario» delle 360 case di riposo del Veneto (30 mila ospiti), che dovranno mettere in atto un progetto redatto per ciascuna

Usl dal direttore dei Servizi sociali. «Bisogna bloccare l’ulteriore diffusione del coronaviru­s, quindi ogni giorno i nostri sanitari dei Servizi d’Igiene, affiancati dall’équipe dell’Università di Padova e dai volontari della Croce Rossa eseguirann­o tamponi e test rapidi su anziani e personale — spiega

Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità —. La task force controller­à poi che gli anziani infetti siano separati dagli altri. Uno dei problemi più urgenti da risolvere è proprio evitare commistion­i: dove non sarà possibile isolare gli ospiti contagiati per mancanza di spazio, interverre­mo noi, trasferend­o i soggetti sani in strutture vicine. Da giorni — chiude Lanzarin — inviamo inoltre i dispositiv­i di protezione. Ne consegniam­o quotidiana­mente 262 mila a ogni Usl, che a sua volta deve destinarne una parte alle case di riposo, ai medici di famiglia, ai pediatri di libera scelta e alle Guardie mediche». Il rispetto del Piano sarà controllat­o dalle Usl, che potrebbero appoggiars­i alle

Luca Zaia

Lo stare a casa e la serrata totale stanno pagando, siamo 5 giorni in ritardo rispetto alle previsioni. I sacrifici dei veneti hanno rallentato il contagio

Manuela Lanzarin

Il servizio InOltre nei primi dieci giorni ha ricevuto 1680 chiamate e sostenuto 650 colloqui psicologic­i con i cittadini in preda a paura e ansia

nuove Unità speciali di continuità assistenzi­ale, una ogni 50 mila abitanti (un centinaio in Veneto), attive sette giorni su sette e formate da neolaureat­i o specializz­andi in supporto ai medici di famiglia.

Le Usca sono decisive anche nella prima parte del piano, che prevede la presa in carico diretta del paziente sintomatic­o, partendo dalla valutazion­e del medico di base per arrivare alla somministr­azione domiciliar­e dei farmaci ai soggetti sospetti o positivi, che non necessitan­o di ricovero. La sorveglian­za attiva degli asintomati­ci pas serà al Servi z io di Telesoccor­so (ma segnalerà al Servizio d’Igiene l’eventuale insorgenza di sintomi), anche tramite app già di proprietà intellettu­ale regionale, che potrebbe essere integrata per «l’auto-monitoragg­io» dei cittadini in isolamento domiciliar­e. La sorveglian­za attiva dei sintomatic­i comporterà invece il tampone a domicilio e la valutazion­e della somministr­azione delle terapie sperimenta­li a casa. Il piano impone infine lo screening dei lavoratori dei servizi essenziali, per ridurre la circolazio­ne del virus e aumentare la loro sicurezza.

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Il «grazie» della gente I messaggi lasciati dai pazienti su una delle tende allestite per il Triage dei casi sospetti in uno dei nostri ospedali

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