Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
CASSINTEGRATI, SCONCERTO E CAOS
Da Jolly Sgambaro a Molino Rossetto, produttori al lavoro anche di notte
Illustri Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, Presidente della Regione Veneto Luca Zaia e Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, questa è una lettera aperta rivolta a Voi che state guidando il Paese in un momento così drammatico. C’è un dramma che ci riguarda tutti ed è quello sanitario. E poi c’è il dramma del lavoro, che riguarda migliaia di imprese, piccole medie e grandi, e milioni di lavoratori, il cui futuro si addensa di nubi e purtroppo non è vero che tutto tornerà come prima. Dobbiamo rimboccarci le maniche e mettere in moto le idee per pensare a un nuovo futuro, speriamo migliore. Vogliamo parlarvi di quello che è successo in Veneto e sta succedendo anche altrove, dove si è intervenuti a disciplinare le misure per l’intervento della Cassa integrazione guadagni in deroga.
VENEZIA Pasta, farina e lievito. Chi si occupi di produrre e vendere questi tre articoli trova, suo malgrado, un alleato nel Coronavirus che ha chiuso in casa le famiglie inducendole, su una spinta più o meno emotiva, a fare scorta di generi alimentari non deperibili e a riscoprire l’uso della farina.
Sul fronte industriale tutto questo si traduce in un superlavoro per pastifici e mulini, a loro volta alle prese con difficoltà di approvvigionamento di materie prime, di soluzioni di packaging e di organizzazione dei trasporti. Ne sa qualcosa Jolly Sgambaro, pastificio di Castello di Godego (Treviso), che segnala nell’ultimo mese un aumento del business del 25%, con punte del +40% sui mercati esteri, il che si traduce in una produzione che tocca le 120 tonnellate al giorno parte delle quali affidate agli spedizionieri al servizio dell’e-commerce.
Il punto di fragilità sta però proprio nel trasporto, condizionato da ritmi non sempre sostenibili e restrizioni alle frontiere che rallentano le operazioni. Un limite al quale non è estranea Pasta Zara, di Riese Pio X, da poco uscita da una complessa vicenda concordataria: «Tutti gli stabilimenti lavorano a pieni giri – sottolinea il patron, Furio Bragagnolo –. Spedire i prodotti è più complicato: i trasportatori devono ottimizzare ogni tratta e non sempre, con la chiusura delle fabbriche, riescono a non viaggiare a vuoto».
«La nostra fortuna – si accoda Antonio Costato, presidente di Grandi Molini Italiani, di Rovigo – è che due terzi delle materie prima arrivano su ferrovia e su nave: in Italia il 50% del grano è di importazione». Per il resto il business nell’ultimo mese è migliorato ma solo leggermente: «La crescita nei segmenti dell’industria alimentare e della Gdo si contrappone alla caduta della ristorazione. Elementi di difficoltà li vediamo anche nei servizi di manutenzione delle macchine». Tutti segni positivi, invece, per Molino Rossetto, di Pontelongo (Padova): «Abbiamo limitato le esportazioni – spiega l’ad, Chiara Rossetto - per rispondere al mercato interno. A marzo il retail è cresciuto del 60% rispetto a un anno fa, le vendite di farine per polenta del 106%, quelle di lievito del 50%. Operiamo da un mese in tre turni e oggi il lavoro è su 24 ore non stop».