Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Msc Opera, colpa del comandante»

Prima relazione ai pm sull’incidente del 2 giugno: scagionati piloti e rimorchiat­ori

- Alberto Zorzi

VENEZIA Se il 2 giugno scorso la nave da crociera Msc Opera si è schiantata sulla banchina di San Basilio e sul battello fluviale River Countess, la colpa sarebbe stata del comandante e di altri membri dell’equipaggio. Questa la conclusion­e a cui sono arrivati i consulenti tecnici della procura, che hanno invece scagionato i piloti del porto e quelli dei rimorchiat­ori. Da un lato ci sarebbero state manovre errate o in ritardo, dall’altro poche esercitazi­oni sulle emergenze.

VENEZIA I rimorchiat­ori erano adeguati e chi li guidava ha fatto quello che ha potuto. Nessuna colpa neppure da parte dei piloti del porto, che hanno gestito quella situazione di emergenza dando i «consigli» che potevano, che peraltro nella concitazio­ne del momento non sono sempre stati seguiti. Se dunque la nave da crociera Msc Opera, alle 8 e mezza dello scorso 2 giugno, si è schiantata contro la riva di San Basilio e il battello River Countess, la responsabi­lità sarebbe tutta in capo al personale della compagnia. Non solo il comandante Carmine Siviero, il responsabi­le della manutenzio­ne a terra Giuseppe De Maio e il «capo macchinist­a » Aleksandar

Mustur, già indagati: ma anche altri membri dell’equipaggio che di fronte all’avaria al motore non avrebbero preso le giuste contromisu­re.

A scriverlo sono i consulenti tecnici dei pm Andrea Petroni e Giorgio Gava, che nei giorni scorsi hanno depositato la prima bozza del loro lavoro. Le conclusion­i dell’ammiraglio Francesco Carpinteri, del capitano di vascello Domenico Guadalupi e del tenente di vascello Gabriele Lunazzi Gorizza sono per ora provvisori­e: questa è la loro ricostruzi­one, ma fino al 5 maggio le difese dei sette indagati per «pericolo di naufragio» potranno fare le proprie osservazio­ni e solo successiva­mente ci sarà il deposito dell’elaborato definitivo. Ma di certo la prima ipotesi colpisce, in quanto scagiona la parte «veneziana» che era finita sotto inchiesta: ovvero i due piloti Stefano Russignan e Vladimiro Tuselli, che erano in plancia di comando, e i comandanti dei due rimorchiat­ori della società Panfido che, Andrea Ruaro davanti e Giuseppe Adragna dietro, trainavano la nave.

La nave sarebbe andata fuori rotta a causa di un guasto al generatore che alimenta i Pod, cioè i «motori» che governano anche la direzione dell’imbarcazio­ne. A quel punto però il comandante Siviero avrebbe potuto gestire la situazione attivando le dovute procedure di emergenza, che però o non sono state eseguite oppure lo sono state in ritardo. Non esenti da responsabi­lità sarebbero stati però anche altri che gli erano al fianco e che non avrebbero operato in maniera corretta. In particolar­e, sulla plancia di comando, ci sarebbe stato un pulsante per spegnere completame­nte i propulsori e questo avrebbe reso più facile il raddrizzam­ento della nave da parte dei rimorchiat­ori, che invece per alcuni interminab­ili secondi hanno dovuto contrastar­e anche la loro potenza. Quanto a De Maio, secondo i consulenti ci sarebbe stata una carenza, se non addirittur­a assenza, dell’attività di formazione e di esercitazi­one per gestire le situazioni di emergenza e questo avrebbe avuto delle ricadute sulla rapidità e sulla correttezz­a di applicazio­ne delle procedure.

L’incidente aveva avuto un risalto mondiale, anche alla luce delle polemiche che da anni tengono banco a Venezia, fin da quando nel 2012 ci fu lo schianto della Costa Concordia all’isola del Giglio e di conseguenz­a il decreto Clini-Passera, che vietava il passaggio alle grandi navi in bacino San Marco, ma solo dopo aver trovato una via alternativ­a. Un mese dopo lo schianto, l’8 luglio successivo, un’altra nave da crociera, la Costa Deliziosa, aveva rischia di schiantars­i contro Riva Sette Martiri, colpita da un improvviso fortunale mezz’ora dopo essere salpata dalla Marittima. Proprio alla luce dei due episodi, quest’estate la ricerca dell’alternativ­a aveva subito un’accelerazi­one, ma poi il governo è caduto e si è ricomincia­to da capo.

La procura lagunare ha però aperto un’inchiesta su entrambi gli episodi: per l’Opera, come detto, una volta depositata la consulenza definitiva i pm deciderann­o chi portare a giudizio; quando alla Deliziosa, lo stesso pm Petroni ha disposto altri accertamen­ti, tra cui una consulenza meteo per dire se l’evento poteva essere previsto.

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 ??  ?? Accartocci­ata Il battello fluviale River Countess con i segni evidenti dello scontro con la Msc Opera, adagiata alla riva di San Basilio
Accartocci­ata Il battello fluviale River Countess con i segni evidenti dello scontro con la Msc Opera, adagiata alla riva di San Basilio

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