Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Consulenze Mose, due milioni di euro

I commissari: solo un terzo di quelle del 2014. Pellicani (Pd): gestione fallimenta­re

- Zorzi

VENEZIA Per i commissari del Consorzio Venezia Nuova si tratta di un grande risparmio, visto che nell’anno degli arresti, per pagare i profession­isti esterni si spendeva quasi il triplo: 3,7 milioni di euro in più rispetto ai 2 del 2019. «E le consulenze tecniche hanno ottenuto un contenimen­to dei costi di costruzion­e del Mose di circa 50 milioni», sottolinea­no. Il deputato del Pd Nicola Pellicani parla invece di gestione fallimenta­re. Ieri nuovi test delle paratoie a Chioggia.

VENEZIA Due milioni di euro di consulenze in un anno, il 2019. Tanti o pochi? La prima opzione, a sentire il deputato del Pd Nicola Pellicani, che ha ricevuto dal supercommi­ssario del Mose, Elisabetta Spitz, la relazione dei commissari del Consorzio Venezia Nuova sul punto. Per Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola, invece, si tratta di un grande risparmio, visto che nel 2014, l’anno degli arresti, per pagare i profession­isti esterni delle aree tecnica, amministra­tiva e legale si spendeva quasi il triplo: 3,7 milioni di euro in più. «E tra il 2015 e il 2019 le consulenze tecniche hanno ottenuto un contenimen­to dei costi di costruzion­e pari a circa 50 milioni di euro», scrivono ancora i commissari.

Pellicani aveva chiesto l’elenco a Spitz lo scorso 14 febbraio, quando la supercommi­ssaria era stata audita in commission­e Ambiente alla Camera. Nella lunga relazione si fa la storia degli incarichi, con commenti anche pesanti. Per esempio laddove si dice che il ricorso a personale esterno a Cvn e a Thetis è stato motivato dalla volontà di interrompe­re la commistion­e «controllor­e-controllat­o» degli anni precedenti, dove di fatto le imprese avevano il pallino dell’opera con «progetti faraonici all’insegna dello spreco» e il Provvedito­rato non era in grado di effettuare «controlli capillari» per l’organico sottodimen­sionato. Questo ha causato anche i tanti «vizi, difetti d’opera e malfunzion­amenti» che hanno segnato gli ultimi anni del Mose, costringen­do i commissari a investire un centinaio di milioni per sistemarli.

Per le consulenze tecniche la spesa è scesa dai due milioni del 2014 ai 327 mila euro del 2019; nell’area legale da 2,2 milioni a poco più di mezzo milione; infine, nell’area dell’amministra­zione da 1,4 milioni a 991 mila euro. Nel 2014 c’erano spese importanti per lo studio legale Biagini, per la società Gei, per lo studio del commercial­ista Francesco Giordano e numerosi altri. In più c’erano maxi-dirigenti come Hermes Redi, Maria Teresa Brotto e gli altri, le cui posizioni sono state poi sostituite con quelle meno onerose di Sara Cristina Lovisari e Francesco Cefis, in primis. «Esperti di elevata competenza ed esperienza, di solido curriculum, ma soprattutt­o di fiducia e di provata integrità e moralità», scrivono i commissari, spiegando che quelle profession­alità non c’erano tra i dipendenti.

«Non era possibile valorizzar­e le risorse interne? - si chiede invece Pellicani - Il metodo di lavoro non è cambiato dal passato: è stata creata una struttura esterna, meno costosa, dentro le regole, con l’obiettivo di affiancare e di fatto svuotare di funzioni il Consorzio e le controllat­e Thetis e Comar». Secondo il deputato il confronto con le spese dell’era delle tangenti non ha senso. «Ci sono meno sprechi? Meno male - continua - Ma questa relazione è l’immagine di un fallimento e c’è da chiedersi se dopo cinque anni la fase commissari­ale non sia da ritenersi conclusa». Per questo il dem chiederà l’audizione del prefetto di Roma, che li ha nominati.

Intanto ieri si è tenuto il secondo test alla bocca di Chioggia. Dopo le 9 paratoie del lato nord sollevate martedì, ieri è stata la volta delle 9 lato sud. Rispetto a martedì, con onda di un metro e vento fino a 15 metri al secondo, ieri la giornata è stata più tranquilla. In entrambi i casi le paratoie sono state alzate a 42 gradi e lasciate fluttuare senza pompare aria compressa: l’oscillazio­ne è stata di un paio di gradi. In azione, con le mascherine, c’erano 12 ingegneri e tecnici rispetto alla ventina degli altri test. Le paratoie si sono alzate in 45 minuti, 20 in meno dell’altra volta perché al primo compressor­e se n’è affiancato un altro.

"Fiengo e Ossola Gli esperti hanno consentito una riduzione dei costi di 50 milioni

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