Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

2015, Kiss in Arena Il circo rock fra eccessi e teatro

Il concerto in Arena di Verona della band americana Le maschere grottesche, gli effetti speciali, le fiamme

- Di Francesco Verni

Quando succede, te ne a ccorgi pe r for z a . Quando il dio del rock decide di posare il proprio sguardo in un posto preciso, in un’ora precisa, te ne rendi conto. Qualsiasi sia il concerto. L’11 giugno del 2015 all’Arena di Verona, il dio del rock l’ha fatto, guardando intensamen­te quattro rocker mascherati che da 47 anni si fanno chiamare Kiss.Quello dei Kiss non è mai solo un concerto. È un carnevales­co spettacolo teatrale sempre diverso e sempre uguale. Un canovaccio intessuto di hit che possono cambiare, ma che non potranno mai prescinder­e dalle quattro maschere dei protagonis­ti, ognuna con i propri numeri essenziali. Una pièce senza copione ma con performanc­e e personaggi fissi, un eterno circo musicale granguigno­lesco in cui gli attori possono (o potranno?) anche cambiare: ma mai i ruoli principali.

Tutto inizia nel 1973 a New York. Gene Simmons e Paul Stanley ingaggiano il batterista Peter Criss e il chitarrist­a Ace Frehley (entrambi fuori dalla band dal 2002). Stanley propone il nome Kiss; il logo lo disegna Frehley con la doppia «S» a forma di fulmine, censurato in Germania perché troppo simile alle SS naziste. I due fondatori hanno le idee più che chiare: ogni membro dovrà inventarsi un personaggi­o, trovare una maschera ispirata al Kabuki giapponese da dipingersi sulla faccia e vestirsi di nero. Da allora sono passati 47 anni senza che l’idea alla base mutasse. Una grande cerimonia del rock che, nell’Arena sold out da mesi, inizia la propria liturgia con la voce che annuncia «You wanted the best! You’ve got the best! The hottest band in the world... Kiss!».

Il telo che copre il palco vola giù, schierati ci sono loro, The Demon, Gene Simmons, basso e voce, The Starchild, Paul Stanley, chitarra e voce, The Catman, Eric Singer, batteria, e The Spaceman, Tommy Thayer, chitarra solista. Iniziano ad esplodere fuochi d’artificio e il riff rotolante di basso

lancia una Detroit rock city da lasciare senza fiato. Simmons, il Demone, è bardato della sua pesante armatura e mulina la lingua chilometri­ca regalando smorfie da Kabuki. Stanley saltella, balla e sculetta nella sua tutina da androgino Figlio delle stelle, abbarbicat­o su vertiginos­e zeppe luccicanti. Singer, l’Uomo Gatto, plana da venti metri sulla sua batteria navicella spaziale, Thayer, alieno Uomo dello Spazio, fa il grosso del lavoro alle chitarre con una semplicità sconcertan­te.

Il concerto è uno space shuttle che punta verso l’infinito. Deuce, cantata da Simmons, è un inno all’hard rock, ogni stacco di «Psycho circus » è sincronizz­ato con fiammate alte cinque metri e fuochi d’artificio. Su Creatures of the night il Demone lecca con la sua lingua smisurata il manico del mitico « axe bass» prima di regalare il numero dello sputafuoco. Durante Lick it up una luce sinistra scolpisce il volto di The Demon per l’assolo che prelude al numero del vomitare sangue sintetico e del volo, ad ali aperte, sulla pedana sul tetto del palco. Black diamond, anticipa le tre sing along estatiche dei bis: Shout it out loud, I was made for lovin’ you e l’inno Rock and roll all nite con miliardi di coriandoli sparati sul pubblico e girandole di fuoco sul palco. Uno spettacolo imprescind­ibile, tassativo e obbligator­io per chi ama il rock. Uno show che, emergenza sanitaria permettend­o, si ripeterà per l’ultima volta prima del ritiro della band il 13 luglio all’Arena di Verona.

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I Kiss in concerto a Verona (Fotoland)
Show I Kiss in concerto a Verona (Fotoland)

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