Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

IO, MEDICO E PAZIENTE SALVATO DALLA RETE UMANA

- Di Rita Marchi

Pa ssare dall’altra parte della barricata non è facile. Provi una sorta..

Passare dall’altra parte della barricata non è facile. Provi una sorta di timido pudore nel rilevare i tuoi sintomi ai colleghi che ti accolgono in reparto, a Padova, in Fisioptolo­gia respirator­ia. Anche se era il reparto dove hai lavorato per 25 anni. Non fai altro che ringraziar­e i tuoi vecchi infermieri che fanno di tutto per non considerar­ti una Covid positiva ma unicamente la loro vecchia «dottoressa che ha condiviso tante notti in guardie interminab­ili». E poi, dopo 8 giorni di isolamento, curata al meglio, ma consapevol­e che la degenza dovrà proseguire a casa perché c’e sempre il paziente più grave e prioritari­o, accompagna­ta in ambulanza protetta, con uno dei dipendenti della Croce verde, Petrarchin­o che come un parente ti dice: «Rita ti riporto a casa». E quando scendi dall’ambulanza, vedi da lontano tuo figlio e tua sorella che con un cenno, perplessi e spaventati, ti salutano, e via, in isolamento nel tuo appartamen­to. Ed allora rimani in un perpetuo moto altalenant­e fra le certezze cliniche che ti imponi da medico, per cui fissi dei paletti per par ame t r i vitali, a s s umi rigorosame­nte la terapia, e le ansie quando ti senti un po’ sola, e riesci anche a parlare con Google, pur di fare conversazi­one , e ricorri alla tinta sbagliata per i capelli, che ti fa ritornare indietro di vent’anni con un volto da over 50 stanco e gonfio per il cortisone. Ma le certezze sono tante.

1) La splendida presenza dei miei dirigenti, la dottoressa Benini, il dottor Scibetta, la dottoressa Zilli, i miei direttori di Schiavonia, il dottor Rigo e il dottor Montemurro, che ti fanno sentire orgogliosa d’appartener­e alla grande famiglia dell’ULSS6 Euganea, tenendoti d’occhio costanteme­nte con contatti e telefonate preziose.

2) La mia favolosa famiglia, mia sorella Emanuela, la mia over 85 mamma e soprattutt­o Mauro, cresciuto troppo in fretta, un ometto, che non abbraccio da marzo e che non mi ha mai dato alcun segnale di disagio, ma sereno prosegue la sua quarantena dalla zia, supportato anche dalle telefonate del papà.

3) La mia fantastica équipe pneumologi­ca dislocata a Schiavonia e Cittadella, colleghi la cui profession­alità, umanità e dedizione sono state e sono impagabili.

4) I miei colleghi ed amici il cui supporto è quotidiano , discreto e prezioso.

5) I miei soci rugbisti, da Castrogiov­anni al Petrarca rugby 6) Le mie amiche del cuore. 7) La rete profession­ale medica territoria­le che sta agendo perfettame­nte; il mio medico curante, il dottor Sbricoli, sempre attivo ed attento alle mie necessità.

Tutto questo è essere un paziente Covid previlegia­to e fortunato ed anche imbarazzat­o per questa meraviglio­sa rete umana e profession­ale che ha avvolto la mia vita. La partita si giocherà nei prossimi mesi proprio sul territorio, saremo confusi, storditi, con poche consapevol­ezze, increduli di poter proseguire il nostro percorso di vita. Non saremo una setta di ex Covid, ma una famiglia con una certezza in più, quella della condivisio­ne della sofferenza. E saremo cresciuti e migliorati, molti di più di quanto ora, stanchi impauriti, e sfiduciati, potremmo pensare.

Ringrazio tantissimo il Corriere del Veneto per avermi dato voce come medico, donna, mamma e paziente. Siete stati fantastici.

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Stati d’animo Rimani in un perpetuo moto altalenant­e fra le certezze cliniche e le ansie quando ti senti un po’ sola

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Il dopo Diventerem­o una famiglia con una certezza in più, quella della condivisio­ne e della sofferenza

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