Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
IO, MEDICO E PAZIENTE SALVATO DALLA RETE UMANA
Pa ssare dall’altra parte della barricata non è facile. Provi una sorta..
Passare dall’altra parte della barricata non è facile. Provi una sorta di timido pudore nel rilevare i tuoi sintomi ai colleghi che ti accolgono in reparto, a Padova, in Fisioptologia respiratoria. Anche se era il reparto dove hai lavorato per 25 anni. Non fai altro che ringraziare i tuoi vecchi infermieri che fanno di tutto per non considerarti una Covid positiva ma unicamente la loro vecchia «dottoressa che ha condiviso tante notti in guardie interminabili». E poi, dopo 8 giorni di isolamento, curata al meglio, ma consapevole che la degenza dovrà proseguire a casa perché c’e sempre il paziente più grave e prioritario, accompagnata in ambulanza protetta, con uno dei dipendenti della Croce verde, Petrarchino che come un parente ti dice: «Rita ti riporto a casa». E quando scendi dall’ambulanza, vedi da lontano tuo figlio e tua sorella che con un cenno, perplessi e spaventati, ti salutano, e via, in isolamento nel tuo appartamento. Ed allora rimani in un perpetuo moto altalenante fra le certezze cliniche che ti imponi da medico, per cui fissi dei paletti per par ame t r i vitali, a s s umi rigorosamente la terapia, e le ansie quando ti senti un po’ sola, e riesci anche a parlare con Google, pur di fare conversazione , e ricorri alla tinta sbagliata per i capelli, che ti fa ritornare indietro di vent’anni con un volto da over 50 stanco e gonfio per il cortisone. Ma le certezze sono tante.
1) La splendida presenza dei miei dirigenti, la dottoressa Benini, il dottor Scibetta, la dottoressa Zilli, i miei direttori di Schiavonia, il dottor Rigo e il dottor Montemurro, che ti fanno sentire orgogliosa d’appartenere alla grande famiglia dell’ULSS6 Euganea, tenendoti d’occhio costantemente con contatti e telefonate preziose.
2) La mia favolosa famiglia, mia sorella Emanuela, la mia over 85 mamma e soprattutto Mauro, cresciuto troppo in fretta, un ometto, che non abbraccio da marzo e che non mi ha mai dato alcun segnale di disagio, ma sereno prosegue la sua quarantena dalla zia, supportato anche dalle telefonate del papà.
3) La mia fantastica équipe pneumologica dislocata a Schiavonia e Cittadella, colleghi la cui professionalità, umanità e dedizione sono state e sono impagabili.
4) I miei colleghi ed amici il cui supporto è quotidiano , discreto e prezioso.
5) I miei soci rugbisti, da Castrogiovanni al Petrarca rugby 6) Le mie amiche del cuore. 7) La rete professionale medica territoriale che sta agendo perfettamente; il mio medico curante, il dottor Sbricoli, sempre attivo ed attento alle mie necessità.
Tutto questo è essere un paziente Covid previlegiato e fortunato ed anche imbarazzato per questa meravigliosa rete umana e professionale che ha avvolto la mia vita. La partita si giocherà nei prossimi mesi proprio sul territorio, saremo confusi, storditi, con poche consapevolezze, increduli di poter proseguire il nostro percorso di vita. Non saremo una setta di ex Covid, ma una famiglia con una certezza in più, quella della condivisione della sofferenza. E saremo cresciuti e migliorati, molti di più di quanto ora, stanchi impauriti, e sfiduciati, potremmo pensare.
Ringrazio tantissimo il Corriere del Veneto per avermi dato voce come medico, donna, mamma e paziente. Siete stati fantastici.
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Stati d’animo Rimani in un perpetuo moto altalenante fra le certezze cliniche e le ansie quando ti senti un po’ sola
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Il dopo Diventeremo una famiglia con una certezza in più, quella della condivisione e della sofferenza