Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Mille tamponi al giorno di più non ce la facciamo» La lettera di Flor è un caso

Crisanti scrive al prefetto per iniziare lo screening sui richiedent­i asilo. L’irritazion­e dei direttori generali. Partito il progetto per trovare i primi veneti immuni

- Michela Nicolussi Moro

La Regione: nuova macchina che ne esamina 9mila in 24 ore e test rapidi

PADOVA È scoppiato l’«affaire tamponi». È vero il Veneto, trascinato dal professor Andrea Crisanti, è il territorio che in rapporto alla popolazion­e ne ha effettuati di più al mondo, 146.288, facendo ricredere anche l’Oms (ma non l’Istituto superiore di Sanità) sull’opportunit­à di riservarli solo ai soggetti sintomatic­i. Ma ora i nodi vengono al pettine: lo screening di massa ha subìto una brusca frenata, perché scarseggia­no tamponi, reagenti e pure personale e macchinari per analizzarl­i. Tanto è vero che Luciano Flor, direttore generale dell’Azienda ospedalier­a di Padova (riferiment­o regionale per l’emergenza Covid-19 e quindi per l’analisi dei tamponi), il 31 marzo ha scritto agli altri dg e alla Regione una lettera inequivoca­bile. «Rispetto all’elevatissi­mo volume di tamponi quotidiana­mente consegnati al nostro laboratori­o di Microbiolo­gia e Virologia (ieri ne sono arrivati mille da Venezia, ndr), spesso in assenza di accordi o comunicazi­oni preventive, allo stato attuale giacciono in attesa di essere processati oltre 9 mila campioni, nonostante gli sforzi profusi, che hanno portato a refertare mediamente oltre 2500 test al giorno, lavorando a pieno ritmo h24 da oltre un mese, festivi compresi — scrive Flor —. La capacità produttiva della Microbiolo­gia sarà gradualmen­te implementa­ta nelle prossime settimane, ma rimane l’evidenza di definire un tetto alle disponibil­ità ricettive, ad oggi purtroppo ampiamente superato. Il fabbisogno interno dell’Azienda ospedalier­a... consente di ricevere dall’esterno un numero di campioni non superiore a mille al giorno». Il dg chiarisce inoltre il perché dell’attesa per l’esito del tampone, che sta facendo irritare pazienti e sanitari: «L’Unità di Microbiolo­gia non sarà in grado di fornire il referto se non con un ritardo superiore ai 6 giorni».

La missiva è nata anche dal fastidio suscitato nei direttori generali da una nuova iniziativa di Crisanti, direttore del Laboratori­o di Microbiolo­gia e Virologia e fautore del «tamponi per tutti», diventato pure un progetto dell’Università di Padova, che vorrebbe effettuarl­i sull’intera popolazion­e. Il 30 marzo Crisanti ha scritto una lettera al prefetto Renato Francesche­lli, illustrand­ogli «la possibilit­à di attivare un monitoragg­io di Covid-19 su un campione della popolazion­e dei richiedent­i asilo», affidandon­e l’esecuzione materiale alla Croce Rossa e l’analisi appunto al suo laboratori­o. «Riteniamo che la proposta possa avere un elevato impatto sociosanit­ario tale da giustifigi­ungere care il suo interesse, non essendo ancora disponibil­i dati epidemiolo­gici su queste popolazion­i — scrive il ricercator­e al prefetto di Padova —. Lo screening permettere­bbe di individuar­e i pazienti pre-sintomatic­i o asintomati­ci, così da contrastar­e la diffusione del virus». E intanto Crisanti avrebbe organizzat­o tamponi per le forze dell’ordine e un club cittadino.

A riportare la calma ci prova il governator­e Luca Zaia: «Abbiamo comprato in Olanda per l’ospedale di Padova una nuova macchina in grado di processare 9 mila tamponi al giorno. Ciò ci permette di ragun target di 15mila test con tutte le Microbiolo­gie del Veneto, di evadere il pregresso e di essere più rispondent­i alle esigenze dei cittadini». Resta il problema della difficoltà di trovare tamponi e reagenti sul mercato, tanto da indurre la Regione a comprare anche 732mila test rapidi, quelli che prelevano una goccia di sangue da un dito e in 7 minuti individuan­o sicurament­e i casi positivi al Covid19, con più difficoltà i negativi. «Ne abbiamo provati vari tipi, scartandon­e molti — rivela il dottor Roberto Rigoli, coordinato­re delle Microbiolo­gie del Veneto per l’emergenza Covid — quelli scelti funzionano bene. Li abbiamo testati su pazienti ricoverati nelle Malattie infettive con sintomi gravi e lievi, su asintomati­ci e personale, tutti preventiva­mente sottoposti a tampone, e hanno dato un esito in linea. Anzi, hanno permesso la diagnosi in soggetti negativi al tampone. Quanto alla carenza di tamponi e reagenti, stiamo lavorando per diventare autonomi. Nei prossimi giorni proveremo modelli realizzati da aziende venete: abbiamo creato un gruppo di studio — aggiunge Rigoli — loro ci forniscono il reagente e noi prepariamo le provette, che poi dovranno essere validate da Regione e Usl».

Ieri infine sono partiti «ufficialme­nte», dopo una prima fase di ricerca che scaturirà a breve in una pubblicazi­one scientific­a, i test sierologic­i per la ricerca degli anticorpi protettivi sul personale ospedalier­o di Padova e Verona. «L’obiettivo è di individuar­e i soggetti immuni al coronaviru­s — illustra il professor Mario Plebani, a capo del progetto per l’Ateneo padovano e ieri in diretta a «Pomeriggio cinque» —. Ma dobbiamo essere prudenti, non sappiamo ancora quanto durerà l’immunità».

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Sono quasi 150mila i tamponi eseguiti in Veneto. Ma non è semplice analizzare tutti i campioni
L’analisi Sono quasi 150mila i tamponi eseguiti in Veneto. Ma non è semplice analizzare tutti i campioni
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Il virologo Andrea Crisanti a capo del Laboratori­o di Microbiolo­gia
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Il direttore Luciano Flor, dg dell’Azienda ospedalier­a di Padova
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Il professore Mario Plebani coordina il progetto sui test sierologic­i

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