Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Mille tamponi al giorno di più non ce la facciamo» La lettera di Flor è un caso
Crisanti scrive al prefetto per iniziare lo screening sui richiedenti asilo. L’irritazione dei direttori generali. Partito il progetto per trovare i primi veneti immuni
La Regione: nuova macchina che ne esamina 9mila in 24 ore e test rapidi
PADOVA È scoppiato l’«affaire tamponi». È vero il Veneto, trascinato dal professor Andrea Crisanti, è il territorio che in rapporto alla popolazione ne ha effettuati di più al mondo, 146.288, facendo ricredere anche l’Oms (ma non l’Istituto superiore di Sanità) sull’opportunità di riservarli solo ai soggetti sintomatici. Ma ora i nodi vengono al pettine: lo screening di massa ha subìto una brusca frenata, perché scarseggiano tamponi, reagenti e pure personale e macchinari per analizzarli. Tanto è vero che Luciano Flor, direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Padova (riferimento regionale per l’emergenza Covid-19 e quindi per l’analisi dei tamponi), il 31 marzo ha scritto agli altri dg e alla Regione una lettera inequivocabile. «Rispetto all’elevatissimo volume di tamponi quotidianamente consegnati al nostro laboratorio di Microbiologia e Virologia (ieri ne sono arrivati mille da Venezia, ndr), spesso in assenza di accordi o comunicazioni preventive, allo stato attuale giacciono in attesa di essere processati oltre 9 mila campioni, nonostante gli sforzi profusi, che hanno portato a refertare mediamente oltre 2500 test al giorno, lavorando a pieno ritmo h24 da oltre un mese, festivi compresi — scrive Flor —. La capacità produttiva della Microbiologia sarà gradualmente implementata nelle prossime settimane, ma rimane l’evidenza di definire un tetto alle disponibilità ricettive, ad oggi purtroppo ampiamente superato. Il fabbisogno interno dell’Azienda ospedaliera... consente di ricevere dall’esterno un numero di campioni non superiore a mille al giorno». Il dg chiarisce inoltre il perché dell’attesa per l’esito del tampone, che sta facendo irritare pazienti e sanitari: «L’Unità di Microbiologia non sarà in grado di fornire il referto se non con un ritardo superiore ai 6 giorni».
La missiva è nata anche dal fastidio suscitato nei direttori generali da una nuova iniziativa di Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia e fautore del «tamponi per tutti», diventato pure un progetto dell’Università di Padova, che vorrebbe effettuarli sull’intera popolazione. Il 30 marzo Crisanti ha scritto una lettera al prefetto Renato Franceschelli, illustrandogli «la possibilità di attivare un monitoraggio di Covid-19 su un campione della popolazione dei richiedenti asilo», affidandone l’esecuzione materiale alla Croce Rossa e l’analisi appunto al suo laboratorio. «Riteniamo che la proposta possa avere un elevato impatto sociosanitario tale da giustifigiungere care il suo interesse, non essendo ancora disponibili dati epidemiologici su queste popolazioni — scrive il ricercatore al prefetto di Padova —. Lo screening permetterebbe di individuare i pazienti pre-sintomatici o asintomatici, così da contrastare la diffusione del virus». E intanto Crisanti avrebbe organizzato tamponi per le forze dell’ordine e un club cittadino.
A riportare la calma ci prova il governatore Luca Zaia: «Abbiamo comprato in Olanda per l’ospedale di Padova una nuova macchina in grado di processare 9 mila tamponi al giorno. Ciò ci permette di ragun target di 15mila test con tutte le Microbiologie del Veneto, di evadere il pregresso e di essere più rispondenti alle esigenze dei cittadini». Resta il problema della difficoltà di trovare tamponi e reagenti sul mercato, tanto da indurre la Regione a comprare anche 732mila test rapidi, quelli che prelevano una goccia di sangue da un dito e in 7 minuti individuano sicuramente i casi positivi al Covid19, con più difficoltà i negativi. «Ne abbiamo provati vari tipi, scartandone molti — rivela il dottor Roberto Rigoli, coordinatore delle Microbiologie del Veneto per l’emergenza Covid — quelli scelti funzionano bene. Li abbiamo testati su pazienti ricoverati nelle Malattie infettive con sintomi gravi e lievi, su asintomatici e personale, tutti preventivamente sottoposti a tampone, e hanno dato un esito in linea. Anzi, hanno permesso la diagnosi in soggetti negativi al tampone. Quanto alla carenza di tamponi e reagenti, stiamo lavorando per diventare autonomi. Nei prossimi giorni proveremo modelli realizzati da aziende venete: abbiamo creato un gruppo di studio — aggiunge Rigoli — loro ci forniscono il reagente e noi prepariamo le provette, che poi dovranno essere validate da Regione e Usl».
Ieri infine sono partiti «ufficialmente», dopo una prima fase di ricerca che scaturirà a breve in una pubblicazione scientifica, i test sierologici per la ricerca degli anticorpi protettivi sul personale ospedaliero di Padova e Verona. «L’obiettivo è di individuare i soggetti immuni al coronavirus — illustra il professor Mario Plebani, a capo del progetto per l’Ateneo padovano e ieri in diretta a «Pomeriggio cinque» —. Ma dobbiamo essere prudenti, non sappiamo ancora quanto durerà l’immunità».