Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
B&b, 30 mila letti vuoti Iuav: «Per sei mesi ospitate gli studenti»
Ferlenga: patto a tempo collettivo. E Abbav dice sì
VENEZIA Trentamila posti letto vuoti per mesi. E’ la dimensione dell’accoglienza nelle strutture ricettive ( hotel esclusi), come b&b, affittacamere, case turistiche che si trovano nella prospettiva del dopo emergenza sanitaria, di restare sfitti per mesi. Perché, allora, non darli in affitto temporaneamente agli studenti universitari?
La proposta arriva da Iuav, che già da diversi anni studia le trasformazioni urbanistiche della città.«L’influenza del turismo ha comportato grossi mutamenti nella struttura interna degli edifici e il loro stravolgimento – spiega il rettore Alberto Ferlenga – Ci sono molte più stanze e bagni, cosa che rende difficile un “ritorno alle origini” e però avvicina queste strutture a quelle delle residenze universitarie. Poi, si presenta il problema di una doppia irreversibilità con il rischio che il patrimonio edilizio a scopo turistico venga svenduto». «Si ha la percezione che Venezia sia identica a sé stessa, che non si sia modificata nel tempo – aggiunge Mauro Marzo, docente di progettazione architettonica e tra gli elaboratori della proposta – Monumenti, facciate, mosaici, spazi pubblici: ma la città si modifica nell’anima e questo evento inaspettato la sta cambiando profondamente. Proponiamo un riassestamento dell’ospitalità a Venezia, perché i benvenuti, per un semestre, siano gli studenti».
È da tempo, infatti, che gli studenti incontrano difficoltà nel trovare una sistemazione decorosa e con un prezzo sostenibile. «Siamo stati i primi a realizzare una residenza per gli studenti, ai Crociferi, poi si è aggiunta Santa Marta e altre sono in costruzione, ma sono palliative. Sulla città gravitano 30 mila studenti, la domanda è molto più alta dell’offerta – spiega Ferlenga – Tra prezzi insostenibili e mancanza di alloggi, moltissimi sono costretti a fare i pendolari anche da zone molto lontane». Ecco quindi la proposta di coordinare la domanda di studenti bisognosi di una stanza e l’offerta di appartamenti altrimenti vuoti a un costo sostenibile. «Proponiamo la sperimentazione per un semestre, da settembre a marzo, in modo che non sia un impegno vincolante – continua Ferlenga – Bisogna capire come organizzare delle call e come offrire garanzie a chi mette a disposizione le stanze, il Comune potrebbe essere garante di questo “patto a tempo”. Per tanto tempo non si è investito in un mercato per gli studenti, ma la loro presenza è utile per la città e la renderebbe più attrattiva contro un turismo “usa e getta”».
Iuav è già al lavoro per creare un tavolo di dialogo con chi rappresenta AirBnb e i vari enti che gestiscono le affittanze turistiche, anche per scongiurare la svendita del patrimonio immobiliare. «Speriamo innanzitutto di trovare nel Comune un nostro interlocutore – sottolinea Marzo – Avremo un calo delle presenze turistiche, si parla sempre più di turismo di prossimità. Se alcuni di questi 30 mila posti letto andassero agli studenti, in un centro storico che di residenti ne conta 50 mila, avvieremmo una sperimentazione collettiva verso la ripresa di forme di stanzialità meno fugaci». E la proposta è ben vista dall’Abbav, l’associazione che riunisce i gestori di bed & breakfast, locazioni turistiche e guest house. «Siamo disponibili al confronto. Sono già tanti che vogliono convertirsi, almeno fino al 2021, da locazione turistica a locazione per studenti – dichiara la presidente Ondina Giacomin – L’alternativa per alcuni diventa restituire gli appartamenti ai legittimi proprietari. Molti soci sono in ginocchio: non si è ancora visto un centesimo dall’acqua granda dello scorso novembre e i risparmi con cui si sono mantenuti finora sono finiti».