Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I giusti passi per ripartire
Ripartiamo, sì, ma con il piede giusto. La risposta alla catastrofe non consiste nel ristabilire l’ordine preceden-te, ma nel crearne uno che prima non c’era. Partiamo dall’assioma di Boris Cyrulnik, creatore del con-cetto di resilienza, per riflet-tere sul tema di questi giorni: la necessità, passata l’emergenza, di rimettere in moto macchine ed economia del Veneto. Lo chiedono gli imprenditori a tutti i livelli. «Diteci cosa dobbiamo fare, dotateci strumenti per far lavorare i dipendenti in sicurezza, ma fateci tornare a produrre», è il mantra quotidiano. La proposta del sottosegretario Variati di sviluppare un modello veneto che tenga insieme politica, imprese e sindacati convince e fa sperare.
La necessità di un patto per ripartire è condivisa, ma non possiamo prescindere da un dato: il mondo dopo il coronavirus non sarà più lo stesso. Ecco perché riteniamo che augurarsi solo di ripartire al più presto, come se nulla fosse acca-duto, non basterà. Serve riflettere e avviare subito modelli nuovi. Le risposte del passato non basteranno a rimettere in moto una economia che deve fare i conti con uno scenario radicalmente modificato. Cassa depositi e prestiti potrebbe diventare organismo di intelligente e selettiva partecipazione pubblica ad alcuni asset o filiere di sviluppo del Paese, utile anche ad alimentare la domanda e a promuovere, anche in chiave evolutiva, il tessuto delle micro e piccole imprese. Serve un’iniezione straordinaria di liquidità con crediti a tassi molto bassi e restituzione a lungo termine.
Artigianato fa rima con vero Made in Italy che è l’asse strategico su cui dobbiamo puntare, pensando anche ad un certificato di origine e tracciabilità. Tutto questo, è chiaro, ha un costo difficile da sostenere. Per ripartite lo Stato dovrà individuare gli asset su cui puntare, inve-stendo e avendo chiara la strategia di filiera. La vitalità dell’artigianato si esprime nei settori dell’automazione, della meccanica, del legno arredo, della moda e dell’agroalimentare che vanno sostenuti. La forte rivendicazione della qualità e della funzione economica e sociale dell’artigianato e delle piccole imprese dovrà tradursi anche nel suo peso politico nelle scelte del Paese.
Rispettando tutti i protocolli di sicurezza, la Cna chiede che la fase 2 sia caratterizzata anche dalla riapertura per step dei vari settori: prima la manifattura, poi i servizi alla persona, infine luoghi di aggregazione e turismo.
Serve un grande piano di ricostruzione nazionale, sostenuto da fondi europei e accompagnato dalla emissione di titoli pubblici italiani a lunghissima scadenza, esenti da ogni imposta, presente e futura. In queste settimana si è dimostrato come i tempi della burocrazia possano essere velocizzati: non torniamo indietro. Puntiamo poi sul digitale: l’Italia deve accelerare, inve-stire e guadagnare il tempo perso. Ripartiamo, sì, ma dimostrando che la lezione del Covid19 è servita e che i sacrifici non stati fatti invano.