Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

I giusti passi per ripartire

- Alessandro Conte

Ripartiamo, sì, ma con il piede giusto. La risposta alla catastrofe non consiste nel ristabilir­e l’ordine preceden-te, ma nel crearne uno che prima non c’era. Partiamo dall’assioma di Boris Cyrulnik, creatore del con-cetto di resilienza, per riflet-tere sul tema di questi giorni: la necessità, passata l’emergenza, di rimettere in moto macchine ed economia del Veneto. Lo chiedono gli imprendito­ri a tutti i livelli. «Diteci cosa dobbiamo fare, dotateci strumenti per far lavorare i dipendenti in sicurezza, ma fateci tornare a produrre», è il mantra quotidiano. La proposta del sottosegre­tario Variati di sviluppare un modello veneto che tenga insieme politica, imprese e sindacati convince e fa sperare.

La necessità di un patto per ripartire è condivisa, ma non possiamo prescinder­e da un dato: il mondo dopo il coronaviru­s non sarà più lo stesso. Ecco perché riteniamo che augurarsi solo di ripartire al più presto, come se nulla fosse acca-duto, non basterà. Serve riflettere e avviare subito modelli nuovi. Le risposte del passato non basteranno a rimettere in moto una economia che deve fare i conti con uno scenario radicalmen­te modificato. Cassa depositi e prestiti potrebbe diventare organismo di intelligen­te e selettiva partecipaz­ione pubblica ad alcuni asset o filiere di sviluppo del Paese, utile anche ad alimentare la domanda e a promuovere, anche in chiave evolutiva, il tessuto delle micro e piccole imprese. Serve un’iniezione straordina­ria di liquidità con crediti a tassi molto bassi e restituzio­ne a lungo termine.

Artigianat­o fa rima con vero Made in Italy che è l’asse strategico su cui dobbiamo puntare, pensando anche ad un certificat­o di origine e tracciabil­ità. Tutto questo, è chiaro, ha un costo difficile da sostenere. Per ripartite lo Stato dovrà individuar­e gli asset su cui puntare, inve-stendo e avendo chiara la strategia di filiera. La vitalità dell’artigianat­o si esprime nei settori dell’automazion­e, della meccanica, del legno arredo, della moda e dell’agroalimen­tare che vanno sostenuti. La forte rivendicaz­ione della qualità e della funzione economica e sociale dell’artigianat­o e delle piccole imprese dovrà tradursi anche nel suo peso politico nelle scelte del Paese.

Rispettand­o tutti i protocolli di sicurezza, la Cna chiede che la fase 2 sia caratteriz­zata anche dalla riapertura per step dei vari settori: prima la manifattur­a, poi i servizi alla persona, infine luoghi di aggregazio­ne e turismo.

Serve un grande piano di ricostruzi­one nazionale, sostenuto da fondi europei e accompagna­to dalla emissione di titoli pubblici italiani a lunghissim­a scadenza, esenti da ogni imposta, presente e futura. In queste settimana si è dimostrato come i tempi della burocrazia possano essere velocizzat­i: non torniamo indietro. Puntiamo poi sul digitale: l’Italia deve accelerare, inve-stire e guadagnare il tempo perso. Ripartiamo, sì, ma dimostrand­o che la lezione del Covid19 è servita e che i sacrifici non stati fatti invano.

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