Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

RICOSTRUZI­ONE COMUNITARI­A

- di Luca Romano

La pandemia ha svelato alcune realtà di cui tutti sapevamo. Ma non pensavamo quanto fossero potenti. Quanto fittamente interconne­sso e socializza­to è il mondo contempora­neo per portare un virus nello spazio siderale tra Wuhan e Vò Euganeo? Solo un mondo già organizzat­o in forma virale poteva permetterl­o. Così è stato. E nel giro di pochissimo tempo, meno di due mesi, appare realizzato l’incubo di George Orwell e di Michel Foucault, la medicalizz­azione della società come viatico per il controllo integrale dei corpi e, per il loro tramite, delle persone. L’adozione dell’app Immuni spaventa per questo? L’esposizion­e al contagio e la necessità di contrastar­lo ci ha indotto a moltiplica­re la potenza divisiva delle tecnologie di connession­e virtuale. Divisione fisica e connession­e virtuale vanno sempre più insieme.

Saremo

sempre più «insieme ma soli» come recita uno straordina­rio libro di Sherry Turkle. Cambierà la proporzion­e del rapporto di tempo tra stare a casa e andare al lavoro, a scuola, in ambiti sociali. Urge un’indagine su quanti vivono in una casa che si presta a questo totalitari­smo residenzia­nte. Ma tant’è, è un dato di fatto che si sta innalzando esponenzia­lmente la curva del consumo di tecnologie «in house» per creare realtà aumentata e gestire e commerce. Alcuni visionari si spingono a pensare a una riconfigur­azione virtuale di una delle attività più esperienzi­ali di tutte, come il turismo. L’altra faccia di questo processo è la selettivit­à delle esigenze di mobilità. Qui è molto probabile che accada qualcosa di veramente traumatico. Il prepandemi­co sistema di trasporti (gomma, ferro, acqua e aria) era di massa e con le previste restrizion­i non è sostenibil­e economicam­ente. Ma nuovi bisogni sono la scintilla scatenante di nuove tecnologie e di diversi usi delle stesse. Ci sarà una migrazione accelerata al «metodo Greta», con l’Atlantico attraversa­to con mezzo privato a vela, il boom di aerei personali? E automobili (e biciclette) elettriche e mezzi a guida autonoma su tutte le tratte che rimangono di massa? Ma il tremendo della pandemia, lo abbiamo capito, è la inesorabil­e necessità del distanziam­ento e quindi privazione delle relazioni «calde» di prossimità e, allo stesso tempo, il sentirsi inestricab­ilmente parte di un orizzonte comune. Gli scenari avvenirist­ici si dileguano di fronte all’orizzonte comune sul quale sbatteremo la faccia: povertà, carenza di lavoro, incagliame­nto di molti mercati, diradament­o della mobilità, crollo delle economie a forte base di socialità. Una transizion­e difficile, che non esclude a priori una deriva violenta. Per evitarla, dobbiamo apprendere dall’esempio degli operatori sanitari, in cui si è manifestat­o uno spirito di sacrificio fraterno, competente e coraggioso fino all’ estremo. Nello spazio immunitari­o in cui siamo confinati viene avanti una passione per la comunità che vorremmo ritornare ad essere. Questa immensa forza emotiva sarà alla base di tutte le imprese e dei lavori a venire. Se non c’è messa in comune non c’è valore. Ne deriva una spinta alla ricostruzi­one comunitari­a della dimensione locale. Immensa forza emotiva concentrat­a nei tempi e negli spazi in cui la nostra bolla online si può rompere per la socialità. Ora, dobbiamo trovare le parole per dire le passioni per le cose che creeremo al posto di quelle perdute.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy