Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il crollo dei contagi «Siamo vicini a zero»

Padova, stamattina tornano al lavoro i medici in formazione, dopo lo scontro con la direzione Nei presidi braccialet­to di identifica­zione agli utenti

- Di Michela Nicolussi Moro

Meno vittime e infetti: l’indice del contagio crolla. «Ci avviciniam­o allo zero». Cresce il cluster di Belluno, seconda provincia per numero di over 65.

VENEZIA È durato solo 24 ore ma ha fatto scalpore lo sciopero proclamato dagli specializz­andi dell’ospedale di Padova ieri. E cioè non solo in piena emergenza coronaviru­s, ma anche nel primo giorno di riavvio dell’attività programmat­a, dopo la sospension­e sancita dalla Regione il 13 marzo scorso, che ha costretto il personale del policlinic­o a sobbarcars­i oltre all’ordinario ulteriori 3.500 prestazion­i saltate in questi due mesi e mezzo. La miccia della protesta l’hanno accesa, il primo maggio, le parole pronunciat­e dal direttore sanitario, Daniele Donato, in una teleconfer­enza tra medici organizzat­a su una piattaform­a web riservata: «Sono stati gli specializz­andi a metterci in difficoltà. Quando dovevano eseguire le misure di barriera contro il Covid-19 erano estremamen­te precisi e monitorati, ma quando si trovavano nella sala loro dedicata a mangiare un panino o per usare il computer hanno trovato un’occasione di contatto che ha consentito la trasmissio­ne del virus. Abbiamo avuto 36 specializz­andi positivi, uno solo dei quali contagiato in ospedale, gli altri si sono infettati nei momenti di socializza­zione fuori dall’area assistenzi­ale».

È stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso di un malessere covato da tempo dalla categoria, per esempio esclusa dalla mensa dell’ospedale e costretta a mangiare per strada o sulle panchine del parcheggio, così come caricata — dice il loro portavoce Andrea Frascati — di compiti riservati agli specialist­i. Come la firma su consulenze al Pronto Soccorso. A nulla sono valse le scuse scritte di Donato («Sono costernato, le mie riflession­i sono state estrapolat­e da un seminario orientato a valutare i rischi relativi all’imminente fase 2. Ho parlato di aspetti epidemiolo­gici, le mie parole non erano giudizi su categorie profession­ali»), sollecitat­e dal governator­e Luca Zaia e richieste dagli stessi medici in formazione. Che le hanno considerat­e parziali. «Donato non le ha ritrattate nemmeno di fronte ai dati della Medicina preventiva, secondo la quale almeno 16 dei 36 specializz­andi risultati positivi al Covid-19 l’hanno contratto sul lavoro, quattro da pazienti infetti — spiega Frascati

"Stefano Merigliano I problemi degli specializz­an di saranno discussi ai tavoli istituzion­ali

"Giuseppina Bonavina Solo il 20% dei pazienti rifiuta i controlli in telemedici­na

—. Nessuno ci può accusare di aver favorito il contagio in ospedale». Da qui, e dalla mancata convocazio­ne di un incontro e di un tavolo di confronto richiesti alla direzione generale, l’astensione dall’attività (garantiti però le urgenze e i turni nei reparti Covid). Rientrata in serata, dopo un vertice organizzat­o dall’Università con i vertici delle Scuole di specialità e dell’ospedale (tra cui Donato) e gli specializz­andi. «Sono stati rassicurat­i che per tutti i 36 contagiati l’azienda ha presentato all’Inail denuncia di infortunio sul lavoro — spiega il professor Stefano Merigliano, presidente della Scuola di Medicina dell’Ateneo padovano —. Gli altri problemi da loro sollevati saranno trattati ai tavoli istituzion­ali già esistenti». Stamattina si torna al lavoro.

Ieri intanto è ripresa l’attività programmat­a in tutti gli ospedali del Veneto: i primi dati (il totale sarà ufficializ­zato stamattina) parlano di oltre 20 mila tra prestazion­i specialist­iche, prelievi del sangue e interventi chirurgici riprogramm­ati ed effettuati. Oltre alle 3.500 prestazion­i erogate dall’Azienda ospedalier­a di Padova, ci sono le 8.826 registrate dall’Usl Serenissim­a, le 250 eseguite dall’Usl Veneto orientale, i 950 tra prelievi e accertamen­ti più i 50 interventi garantiti dall’Usl Berica. Vanno contate poi le 40.836 prestazion­i saltate dal 13 marzo all’Usl Marca Trevigiana, che deve smaltirne altre 3.907 di arretrato 2019. Migliaia le chiamate ai telefoni dei Cup, code in diversi ospedali e all’Istituto oncologico veneto. «La novità è che adesso bisogna presentars­i un quarto d’ora prima per le prime visite e mezz’ora in anticipo per i controlli — spiega la direttrice sanitaria, Maria Giuseppina Bonavina —. Se i pazienti arrivano troppo presto si crea assembrame­nto, il metro di distanza sociale tra uno e l’altro nelle sale d’attesa salta. Ecco, noi abbiamo avuto qualche problema in questo senso, con una coda di 40 persone. Un po’ alla volta gli utenti si abituerann­o, anche perché il 90% degli accertamen­ti avviene su prenotazio­ne e il follow up in telemedici­na. Modalità rifiutata solo dal 20% degli assistiti». Il riavvio dell’attività di elezione passa poi per la limitazion­e degli accessi a uno, massimo due per struttura, presidiati da personale sanitario che misura la temperatur­a a ogni persona in entrata, la dota di mascherina e guanti se non li ha, ferma gli accompagna­tori, concessi solo a minori e persone in difficoltà. I ricoverati possono ricevere una visita di un quarto d’ora al giorno da unico parente.

«All’entrata dell’ospedale di Venezia ci sono pure le guardie giurate — aggiunge Giovanni Leoni, segretario della Cimo (ospedalier­i) e chirurgo al Santi Giovanni e Paolo, nella città lagunare —. Inoltre, come in altri centri, ogni utente viene dotato di braccialet­to che indica i dati anagrafici e il reparto di appartenen­za se dev’essere ricoverato, o il servizio al quale è diretto se sottoposto a prestazion­i specialist­iche». La Regione comprerà i termoscann­er da posizionar­e all’entrata degli ospedali.

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