Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

LE IMPRESE Mascherine, gel e termoscann­er «Fabbriche riaperte in sicurezza»

Ripartito il 77% delle aziende, in servizio oltre 400 mila lavoratori veneti in più «Ma dai clienti cancellati i primi ordini»

- Stefano Bensa

regionali ha dato via libera. Solo un punto è stato oggetto di approfondi­menti, quello relativo all’apertura di bar e ristoranti limitatame­nte al servizio mensa per eventuali ditte che lavorino in zona e non possano far mangiare altrimenti i loro dipendenti. Una norma pensata per la riapertura dei cantieri, che per il ministero poteva però nascondere una surrettizi­a riapertura dei locali ed è quindi stata resa particolar­mente stringente, con l’obbligo di ingresso nominativo, turni, sanificazi­one degli ambienti, previ contratti tra ristoranti e ditte interessat­e. E ancora, il nuovo provvedime­nto consente a commercian­ti e artigiani con le attività sospese di rientrare in negozio o nel laboratori­o per «lavori di vigilanza, manutenzio­ne, pulizia e sanificazi­one», e per gestire il magazzino; viene eliminato l’obbligo della prenotazio­ne telefonica o online del take away (si può andare di persona, ad esempio, a prendere la pizza) ed esteso quest’ultimo, come il food delivery, agli agriturism­i; si ammette esplicitam­ente l’attività di allevament­o e addestrame­nto degli animali; si allarga l’attività degli ambulanti nei mercati dall’alimentare a tutte le tipologie merceologi­che consentite dal Dpcm, come l’abbigliame­nto per bambini.

VENEZIA «Emozionato come il primo giorno di scuola. Con noi due neoassunti, per loro una vera ripartenza e per i colleghi un bel segnale. Ce la faremo, di sicuro!». Enrico Carraro, presidente di Confindust­ria Veneto, affida ad un messaggio - divulgato nel tardo pomeriggio di ieri - la sua soddisfazi­one per la fine di parte del lockdown. Perché la Carraro, colosso internazio­nale della produzione di trattori e macchine agricole, si è finalmente rimessa in moto, e con due dipendenti in più.

Nel complesso, ieri, sono stati 1,2 milioni i lavoratori in attività in Veneto, 415 mila in più rispetto alla scorsa settimana. Le imprese operative, il 77% (160 mila in più). Per alcuni settori la «fase 2» è cominciata alle 6 del mattino, con operazioni preliminar­i durate all’incirca due ore. Il tempo necessario per misurare la temperatur­a di ogni dipendente, far firmare i documenti, fornire mascherine, gel e le relative istruzioni di sicurezza, cartelloni­stica inclusa. È a quell’ora, infatti, che le oltre 43 mila imprese edili venete hanno riaperto i battenti, il 98% del totale. Ed è filato tutto liscio, ad ascoltare Paolo Ghiotti, presidente regionale dell’Ance, l’associazio­ne dei costruttor­i. «Siamo ripartiti con tanta gioia di fare. Del resto, tenere chiusi i cantieri avrebbe fatto più morti del virus» esclama Ghiotti. I protocolli forniti da governo e autorità sanitarie non hanno creato intoppi: «Sono abbastanza impegnativ­i ma noi, come edili, siamo abituati ad appligiri.

"Carraro Siamo emozionati come il primo giorno di scuola e con due nuovi assunti. Ce la faremo di sicuro!

care norme di sicurezza sofisticat­e». Il problema che si profila all’orizzonte, casomai, è un altro: la liquidità. «Cassa Depositi e Prestiti - sostiene il numero uno dell’Ance - deve erogare i 39 miliardi di euro promessi, e il governo garantire i bonus “casa” e “facciata”. Fondamenta­le, poi, è alleggerir­e il carico burocratic­o che pesa sulle procedure di autorizzaz­ione delle opere pubbliche, seguendo il cosiddetto “modello ponte di Genova”».

Il fattore finanziari­o, d’altro canto, preoccupa quanto (se non di più) quello sanitario. Perché se tutte le imprese facilmente «tracciabil­i» hanno adottato le misure di sicurezza indicate, la riapertura ha riservato già le prime, benché attese, amarezze. «Riprendere ad operare è una soddisfazi­one - dice Roberto Bottoli, delegato di Confindust­ria Veneto per il settore moda - ma stiamo già affrontand­o una riduzione degli ordinativi e la richiesta, da parte di molti clienti, di dilazionar­e o scostare i pagamenti. E ci spaventa la fase di campionatu­ra delle collezioni primavera-estate 2021, già ridotta per tutto l’invenduto di questa stagione. Temiamo un calo del fatturato attorno al 40%. Motivo per il quale, in questi giorni, impieghere­mo molto tempo a mediare». Quanto all’accesso alle fabbriche le criticità sarebbero state affrontate con successo. «Ci siamo riforniti di tutto, comprese quelle mascherine che non abbiamo certo pagato 0,50 euro» esclama Bottoli.

Anche l’automotive ha riavviato i motori, ma non a pieni «La catena produttiva continenta­le procede al rallentato­re. Ed alle aziende italiane non è stata data alcuna certezza sugli aiuti economici», puntualizz­a Eugenio Calearo Ciman, presidente regionale dei giovani industrial­i. Che solleva un altro problema organizzat­ivo: la gestione dei figli. «Come possiamo tornare al lavoro senza sapere a chi affidarli?».

Comunque sia il Veneto sta cominciand­o a lasciarsi alle spalle la serrata. Nel Veneziano l’88% delle imprese artigiane è attiva, nel Padovano grandi aziende come Gabrielli, gruppo siderurgic­o proprietar­io del Cittadella Calcio, sono già a buon regime, così come l’Aprilia di Scorzè (Venezia). Mentre, sempre nel Padovano, ieri la Hiref (climatizza­zione e sanificazi­oni) ha inaugurato la nuova sede operativa di 4.500 metri quadri a Tribano (vedi a pagina 11). Un segnale ottimistic­o.

A questo punto non resta che vigilare. «Finora non abbiamo riscontrat­o problemi - conferma Christian Ferrari, segretario regionale della Cgil - sebbene ci preoccupi la realtà esterna alle fabbriche, quel pericoloso clima da “liberi tutti” veicolato da molte dichiarazi­oni. Certo, stiamo affrontand­o un inizio a scarto ridotto, “in” produzione piuttosto che “alla” produzione. La vera incognita saranno clienti e fornitori».

Ottimista, sul fronte sanitario, è pure Stefano Merigliano, presidente della Scuola di Medicina dell’Università di Padova. «Per le fabbriche è stato adottato lo stesso protocollo che ha salvaguard­ato l’ospedale di Padova, struttura con 8 mila dipendenti che ha trattato un migliaio di casi Covid con appena l’1% di personale contagiato. La strategia è questa: impedire il contagio, grazie a distanziam­ento e mascherine, e prevenirne la diffusione. Misurare la temperatur­a - spiega - permette di bloccare il lavoratore e di sottoporlo a tampone. In caso di positività, di identifica­re i suoi contatti separando positivi da negativi. Riaprire con ragionevol­ezza comporta un rischio più ridotto».

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