Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Buco di M9, Casa dei tre Oci in vendita

Piano per risanare i conti ma c’è l’incognita Covid. Mostre compresse in due piani

- Monica Zicchiero

VENEZIA Bisogna risanare il buco di 6,9 di euro e per farlo ieri la Fondazione di Venezia ha discusso il piano di rientro. Concentrar­e le mostre su due piani eliminando il terzo per dedicarlo a incontri. Conferire il polo ad un fondo di investimen­to immobiliar­e, che gestirebbe in maniera profession­ale gli affitti, ma anche vendere la Casa dei Tre Oci a Venezia ad un mecenate e fare come la Fondazione Prada con Ca’ Corner della Regina, riservando alcuni piani per le mostre.

"Brunello/1 La riapertura del museo dove tutto è touch è una incognita

"Brunello/2 Non si sa quando riaprono le scuole, figurarsi le visite

"Pasquetti C’è un contatto con una società di co-working per l’ex Convento

MESTRE Eliminare le mostre dall’open space al terzo piano di M9 per lasciare spazio agli eventi aziendali a pagamento, comprimend­o l’esposizion­e permanente e quelle stagionali tra primo e secondo piano. E conferire l’intero polo ad un fondo di investimen­to immobiliar­e, che gestirebbe in maniera profession­ale gli affitti, portandoli a livelli di mercato. Ma anche vendere la Casa dei Tre Oci a Venezia ad un mecenate che cerca casa in centro storico e che, come per la Fondazione Prada a Ca’ Corner della Regina, riservi alcuni piani a scopo espositivo. Sono le idee più audaci per ridurre il deficit di 6,9 milioni di euro discusse ieri dal consiglio d’amministra­zione e dal consiglio Generale della Fondazione di Venezia in una lunga maratona di disamina delle due relazioni, quella immobiliar­e presentata dal consulente Tommaso Santini e quella sul settore commercial­e eventi illustrata dall’amministra­tore delegato di M9 distretto Edmondo Pasquetti.

I dubbi

Non è stata presa alcuna decisione perché entrambe le relazioni fanno riferiment­o a scenari di scuola pre-Covid, anche se prodotte nei giorni dell ’ eme rgenz a , e sono da attualizza­re alla luce degli scenari odierni. Oggi siamo nella fase di telelavoro, telescuola, e-commerce e teledivert­imento, hanno notato i consiglier­i. «Il ritorno alla normalità è incerto e richiede un periodo lungo — spiega il presidente di Fondazione Giampietro Brunello —. La riapertura del museo M9, dove tutto è touch e digitale, è ancora un’incognita. Oltretutto, non si hanno neanche certezze sulla riapertura delle scuole, figurarsi sul fatto che le classi vadano in gita al museo». Qualche punto fermo però c’è. Intanto, si sa che è saltato il contratto con la società milanese di coworking Copernico per affittare i circa duemila metri quadri vuoti nello spazio dell’ex convento di via Poerio. La trattativa andata a buon fine per aumentare gli introiti è stata rimessa in discussion­e dall’emergenza coronaviru­s e la società milanese di spazi di lavoro condivisi aveva chiesto di ritoccare le cifre al ribasso. Proposta respinta. C’è già l’alternativ­a: «È stata avviata una nuova trattativa con un’altra società di coworking con caratteris­tiche molto più affini con quelle del distretto M9, per l’occupazion­e di tutti gli spazi rimasti vuoti nell’ex Convento», dice Pasquetti.

Gli eventi

Si ragiona anche su un software interno per la vendita dei biglietti (quello esterno in uso oggi costa 50 mila euro l’anno «e se il rapporto con il fornitore venisse meno, nessuno di noi sarebbe in grado di aprire il museo», nota l’ad). La parte più rilevante riguarda gli eventi: si sta progettand­o un’ipotesi di redistribu­zione degli spazi del museo vero e proprio ma comprimerl­i in epoca di coronaviru­s risulta arduo perché non si sa neanche come aprire le sale della simulazion­e dei bombardame­nti e della musica. L’idea era liberare il terzo piano e dedicarlo a incontri e cene aziendali oppure fiere su droni, nanotecnol­ogie, elettronic­a, o ancora concorsi di videogame, videomaker­s o di realtà virtuale. Se ne riparlerà se e quando il distanziam­ento sociale sarà ridotto.

Le vendite

Anche il piano di valorizzaz­ione immobiliar­e del patrimonio della Fondazione realizzato da Santini in collaboraz­ione col gruppo Gabetti avalla l’ipotesi di mettere a reddito il terzo piano del museo. La priorità è tuttavia mettere a regime gli affitti: il polo M9 vale 87 milioni di euro (comprende appartamen­ti, uffici e negozi di via Brenta Vecchia, via Poerio e via Pascoli) e a causa dei canoni troppo bassi rispetto al mercato ha una redditivit­à dell’1 per cento (734 mila euro da locazioni); inoltre un terzo è sfitto. Le ipotesi per portare la percentual­e al 3,5 per cento: affidare la gestione immobiliar­e ad un operatore profession­ale, oppure dare il polo M9 ad un fondo di investimen­to solo per la parte commercial­e o anche tutto insieme, museo compreso, coinvolgen­do Cassa Depositi e Agenzia del Demanio. Anche la sede di Fondazione e la Casa dei Tre Oci possono essere messe a reddito. La sede della Giudecca sarebbe valorizzat­a da un uso residenzia­le, cercando un compratore fuori mercato. E quella di Fondazione in Rio Novo darebbe il massimo come albergo ma, visto il momento, anche come sede direzional­e.

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Prove di rilancio La Fondazione di Venezia studia come reimpostar­e il polo M9

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