Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Quattro esposti alla Residenza Venezia Braccialet­ti colorati per l’ospedale

I parenti: poche mascherine, scarsa igiene. Solo 5 contagi, ma sei decessi. «Assembrame­nti all’Angelo»

- Matteo Riberto

VENEZIA Il coronaviru­s ha colpito soprattutt­o le case di riposo. Sui 246 deceduti che il bollettino di Azienda Zero assegna alla provincia di Venezia, circa un’ottantina erano infatti ospiti di residenze per anziani e proprio intorno ad esse, nelle ultime settimane, si è acceso un putiferio. Il procurator­e capo di Venezia Bruno Cherchi ha affidato ai Nas un’indagine conoscitiv­a per valutare se le strutture abbiano adottato tutte le misure di prevenzion­e, ma alcune famiglie hanno comunque deciso di muoversi autonomame­nte e ieri sono arrivati i primi quattro esposti.

Riguardano tutti la casa di riposo che forse più di ogni altra è stata colpita dal Covid: la Residenza Venezia di Marghera. Quattro famiglie, tramite gli avvocati Giorgio De Luigi e Ferdinando Trivellato, hanno infatti chiesto chiarezza su come sia stata gestita l’emergenza nella struttura, che dall’inizio dell’epidemia ha avuto oltre ottanta ospiti contagiati e una ventina di decessi, anche se alcuni familiari ritengono che in realtà sarebbero di più. Le quattro famiglie – tre hanno perso il loro caro, il quarto è ricoverato in ospedale in gravi condizioni – non saranno però un caso isolato. Lo stesso studio legale la prossima settimana dovrebbe depositare un’altra dozzina di esposti contro la Residenza, accusata soprattutt­o perché nella prima fase dell’emergenza il personale non avrebbe usato in maniera costante i dispositiv­i di protezione, a partire dalle mascherine. Tra le segnalazio­ni dei familiari, inoltre, un’igiene approssima­tiva, per esempio la condivisio­ne da parte di più ospiti degli stessi asciugaman­i. Dubbi che verranno sciolti dalla procura, dopo che la stessa Usl 3 aveva diffidato la casa di riposo a ottemperar­e a tutti i protocolli indicati. Ci sono anche altri avvocati che stanno ricevendo in questi giorni il mandato di parenti di pazienti deceduti: lo studio legale Simonetti, per esempio, sta seguendo alcuni casi di un’altra struttura. E tanti familiari stanno chiedendo le cartelle cliniche per farle esaminare dai propri esperti.

Le residenze per anziani hanno però superato il momento più critico e molti pazienti si sono negativizz­ati. E il virus ora si diffonde a ritmi blandi. Sono stati solo 5 i nuovi casi registrati ieri, che portano il totale dei contagiati da inizio epidemia a 2.578. Tolti i decessi e i guariti, sono rimasti solo 495 gli attualment­e positivi: negli ultimi due giorni si è registrato un calo record di 130 unità. E con il nuovo conteggio avviato ieri dalla Regione, che registra solo i ricoverati positivi, emerge come all’Angelo di Mestre ce ne sia ormai solo 1, mentre siano zero al Civile, dove c’erano stati i primi ricoveri. D’altra parte i Covid Hospital sono Dolo (65 ricoverati positivi), Villa Salus (19) e Jesolo (13). Non si fermano però i decessi e ieri ne sono stati registrati 6. Di due pazienti – deceduti all’ospedale di Dolo e a Villa Sa

lus (il secondo in due giorni, dopo che ieri era morta l’80enne Serena Niva) – non sono al momento note le generalità. Le altre vittime sono invece F.D., 86enne di Portogruar­o deceduta all’ospedale di Jesolo (era ospite della casa di riposo Francescon dove le morti sono arrivate a 14); Luigi Molin, 88enne di Mira; Valter Sein 98enne di Chirignago e Renato Bullo, 76enne di Spinea. Bullo, che lascia la moglie e la figlia, era noto in città. Laureato in Ingegneria meccanica all’università di Padova, aveva lavorato nell’industria del vetro. Amava il mare – era socio della Società Canottieri Treporti – e aveva scritto anche alcuni libri di poesia e sulla sua passione: la barca a vela.

L’allerta resta comunque alta perché il rischio di nuovi focolai è ancora alto, come testimonia il caso dell’ospedale di Noale. «Quello che era stato definito un “piccolo cluster” – denuncia il segretario regionale di Articolo Uno Gabriele Scaramuzza - si è invece dimostrato un focolaio dalle dimensioni imponenti che ha interessat­o 40 pazienti (su 50 posti letto disponibil­i) e 26 operatori. Situazioni come questa non devono più ripetersi». La graduale riapertura della normale attività sanitaria sta poi riportando tanta gente in ospedale. E la Cgil ha segnalato diversi assembrame­nti, soprattutt­o nei poliambula­tori dell’Angelo, che si sommano al problema della mobilità. «Riceviamo diverse segnalazio­ni di operatori sanitari costretti a prendere mezzi pubblici affollati», denuncia il segretario Daniele Giordano. Per evitare confusione nei presidi, l’Usl 3 ha deciso di assegnare a chi entra nei varchi ospedalier­i dei braccialet­ti con la data di accesso e un diverso colore per identifica­re il motivo della visita (giallo per i prelievi, verde per le visite ambulatori­ali, blu per i parenti in visita). L’altro fronte per limitare gli accessi nei presidi è proseguire con la politica dell’assistenza a domicilio tramite le Usca: unità speciali di medici che visitano i pazienti Covid a casa. «Sono 12 le Usca attivate nella nostra Azienda con 26 medici impegnati – spiega il dg dell’Usl 3 Giuseppe Dal Ben – I report che abbiamo realizzato insieme ai coordinato­ri di questa attività ci dicono di 177 pazienti già presi in carico a domicilio, e di 260 fin qui seguiti nelle case di riposo».

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In azione Gli operatori del servizio di igiene pubblica dell’Usl mentre si vestono prima di entrare in una casa (Errebi)
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