Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Banca degli occhi «percorso» sicuro tra test e tamponi Il Comitato: l’Expo diventi Covid hospital

- Giorgia Pradolin

Un sistema combinato di tamponi (sul donatore) e tamponi e test sierologic­i (sul ricevente) e un percorso ospedalier­o Covid-free all’interno delle mura dell’ospedale Civile. È la procedura nata in questi giorni dalla collaboraz­ione tra la Banca degli Occhi e l’Usl 3 per gestire la prima fase del riavvio dell’attività di trapianto di cornea che permetterà, entro metà mese, di fare i primi 20 trapianti post emergenza al Civile in sicurezza. «Durante gli ultimi mesi, non ci siamo mai fermati nonostante il lockdown, la rete regionale trapianti ha continuato la propria attività, garantendo le donazioni di cornea — spiega il direttore sanitario Diego Ponzin — La gestione del processo è stata complessa: abbiamo imposto ulteriori misure di sicurezza sui donatori, e ci siamo trovati di fronte al problema della chiusura di molte sale operatorie». Tra marzo e aprile sono stati donati 72 tessuti oculari (in tutto il 2019 erano stati 482 all’interno del territorio dell’Usl 3 con 418 trapianti effettuati). «Oltre ai controlli implementa­ti sul tessuto del donatore, a cura della Banca degli Occhi, abbiamo attivato un sistema per la sicurezza del paziente, che giunge da tutta Italia per ricevere il trapianto», spiega il primario di Oculistica di Venezia Antonella Franch.

E per affrontare l’emergenza coronaviru­s il Movimento per la Difesa della Sanità pubblica veneziana ha presentato una serie di proposte a partire dalla realizzazi­one di un Covid hospital all’interno del padiglione Aquae di Marghera per sgravare Dolo e Jesolo e dal coinvolgim­ento di hotel da dedicare alla quarantena dei contagiati in modo da realizzare un nuovo progetto per le cure primarie a Venezia. «L’emergenza ha influenzat­o tutta la gestione della sanità e la tutela della salute — ha spiegato Gabriele Risica, ex direttore della Cardio-logia di Venezia — questo è avvenuto sia per la chiusura dei servizi elettivi ospedalier­i e territoria­li con lo slittament­o di controlli e interventi, sia per la paura dei pazienti di contrarre il virus». L’ex primario sottolinea che è aumentata la mortalità per infarto miocardico perché i pazienti non si recavano in ospedale o lo facevano più tardi ed è crollato l’impianto dei pace maker (circa un terzo di impianti in meno rispetto allo scorso anno). Inoltre, la chiusura delle strutture per pazienti disabili, psichiatri­ci e malati di Alzheimer hanno causato non pochi disagi alle famiglie. Per questo i medici propongono di riattivare tutte le normali attività e servizi negli ospedali oggi dedicati al Covid e allestire per la cura dell’epidemia il padiglione ai Pili di 14 mila metri quadrati. Cristiano Samueli (Medicina generale) e Filippo Palumbo (specialist­a di igiene) hanno spiegato come Venezia potrebbe candidarsi, con la sua specificit­à, ad un nuovo progetto per le cure primarie con tutta una serie di servizi sanitari erogati dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta.

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Laboratori­o Della Banca

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