Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Alleanza della pastasciutta tra ristoratori e imprese Le guide: sos al governo
Già otto locali pronti. Oggi riaprono i Giardini Reali
VENEZIA L’idea è quella di dare un po’ di lavoro a tanti ristoranti chiusi e allo stesso tempo risolvere il problema per gli artigiani del comparto casa che sono tornati al lavoro ma non sanno dove poter fare la pausa pranzo dato che tra l’altro è vietato farla all’interno dei cantieri. E’ nata così, l’«alleanza per la pastasciutta», il progetto firmato da Confartigianato e Confesercenti Venezia. I ristoranti che lo desiderano possono mettersi in gioco, ma attenzione perché non è una proposta per tutti, è necessario infatti rispettare dei precisi parametri quanto a dimensioni del locale, e i protocolli necessari. Solo dopo aver avuto l’ok da parte di Artigianiambienti, e i suoi controlli di sicurezza, il ristoratore e la ditta potranno stipulare il contratto di mensa, inviando le richieste in Comune. Le misure per garantire la sicurezza sono severissime: possono pranzare solo i dipendenti di una singola ditta per ogni stanza del ristorante, il locale può essere occupato al massimo al 50 per cento rispetto alla capienza abituale, l’ambiente deve essere areato ogni pasto, va fatta la sanificazione. L’accordo però risolve un problema per le 600 ditte artigiane che lavorano nel centro storico: calcolando una media di 2,5 lavoratori a impresa si parla di 1500 pasti al giorno.
Per ora sono già stati individuati otto ristoranti. «L’ iniziativa da un lato aiuterà ristoranti e trattorie a lavorare di più — dice Gianni De Checchi, segretario di Confartigianato — e dall’altro si darà una risposta all’insegna della qualità e del buon mangiare alle molte aziende e realtà lavorative che in questo periodo stanno cercando di gestire il problema mensa aziendale
come possono». Aggiunge Maurizio Franceschi, direttore di Confesercenti Venezia: «Siamo tutti in emergenza e ben venga quindi questa sinergia tra associazioni che è un aiutarsi, un collaborare per supportare chi deve lavorare».
Se per la pastasciutta ci vorrà qualche giorno ancora, il tempo di espletare le pratiche burocratiche, non si dovrà più attendere per poter passeggiare nei Giardinetti Reali. Oggi la Venice Garden Foundation riapre i cancelli dopo la chiusura prima forzata poi per i lavori di manutenzione come la ridipintura delle panchine, potature, verifiche da parte di agronomo e fitopatologo. La chiusura forzata ha impedito ai visitatori di godersi il giallo dei Narcisi Golden Harvest fioriti a marzo, l’aranciato dei tulipani, i colori viola del Cercis. Ad aprile sono sbocciati i glicini tra i fiori bianchi della varietà Alba e quelli viola della Black Dragon. L’ultima settimana di aprile sono spuntati gli Iris pallida con il loro color lavanda. Da oggi si potrà sentire il profumo delle rose in fiore o fermarsi per una pausa esotica davanti alle aiuole dei Tetrapanax. I danni provocati dalle acque alte dello scorso novembre sono stati superati, e la prolungata siccità delle scorse settimane non ha intaccato le bellezze del giardino.
Continuano invece le difficoltà per chi lavora con il turismo. Non ci sono infatti solo gli hotel ma anche tutte quelle persone che si occupano delle visite. Sono gli accompagnatori turistici che per i tour operator internazionali, accolgono i gruppi di turisti stranieri all’aeroporto o al terminal delle crociere, li scortano in città e spesso fanno loro da interpreti. Circa 1.500 partite Iva in Veneto — 500 solo tra Venezia e provincia — che hanno visto sfumare la stagione da cui traggono il fatturato di 12 mesi. «Quest’anno non è mai partito — lamenta Manuel Scarpa, veneziano, del direttivo dell’associazione di categoria che raggruppa un centinaio di accompagnatori veneti — lo scorso maggio in media si lavorava 25 giorni, 10 ore al giorno. Ormai ripartiremo nel 2021». E lancia un appello: «Chiediamo al governo tutele simili a quelle dei lavoratori dipendenti attraverso la cassa integrazione europea “Sure”. Scriveremo a Zaia perché porti la nostra voce al ministero del Turismo».