Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Fanghi, i diktat dell’Ambiente Mancano 150 milioni per le rive

Federagent­i: promesse non mantenute. Pellicani (Pd): vanno trovati al più presto

- Alberto Zorzi

VENEZIA Era lo scorso 13 febbraio e tutte le categorie del Porto di Venezia erano scese in acqua per protestare contro lo stallo sul nuovo protocollo fanghi e sullo scavo dei canali. Quella stessa mattina al Provvedito­rato alle opere pubblico, però, si era superato quello che sembrava l’ultimo ostacolo, ovvero il parere dell’Istituto superiore di sanità, e il sottosegre­tario Andrea Martella aveva dato il risultato per «acquisito». Ora, però, a tre mesi di distanza, è di nuovo tutto fermo. Approvato il testo in via tecnica, ora il nuovo campo di battaglia è il decreto interminis­teriale tra Infrastrut­ture e Ambiente che dovrebbe mettere il timbro definitivo: che però non arriva, perché – pare – proprio il ministero di Sergio Costa ha avviato una guerra sotterrane­a che punta a bloccare il protocollo, mai andato giù agli storici ambientali­sti veneziani, che lo ritengono una sorta di «scavo libero» in laguna.

A un certo punto era stato messo in dubbio perfino lo strumento del decreto, ma l’obiezione è stata superata. L’ultima richiesta del ministero sarebbe quella di una commission­e per valutare ogni progetto, che però rischia di allungare i tempi, dicono i sostenitor­i del protocollo. E dunque ieri Federagent­i nazionale, che aveva coordinato la protesta di tre mesi fa, è tornata all’attacco con il presidente Gian Enzo Duci. «Il protocollo è ancora dentro qualche cassetto ministeria­le e non per colpa del virus - si arrabbia Duci - Venezia è il simbolo di ciò che non va perseguito, di ciò che va fatto urgentemen­te e di ciò che avrebbe dovuto essere realizzato per tempo». Secondo gli agenti bisogna sbloccare subito gli investimen­ti infrastrut­turali. «In un momento in cui nel paese si discute di crollo dei posti di lavoro e del Pil - aggiunge Alessandro Santi, presidente di Assoagenti Veneto - qualcuno si permette di perdere tempo a pensare se sia meglio marginare il canale dei Petroli con barriere in ferro o legno di abete». Il riferiment­o è al progetto passato un anno e mezzo fa in Salvaguard­ia proprio per fermare quei sedimenti che franano e riducono il pescaggio, ma ancora bloccato.

L’unica notizia positiva è stata lo sblocco di 102 milioni per i marginamen­ti di Marghera. «E’ la materializ­zazione dell’impegno assunto dal ministro Costa nel Comitatone di novembre», dice il senatore del Pd Andrea Ferrazzi. Il collega deputato dem Nicola Pellicani però sollecita il governo a fare ancora di più. «Mancano quasi 150 milioni, che vanno reperiti subito perché altrimenti l’intervento è inutile», dice, riferendos­i a quella cifra complessiv­a di 250 milioni stabilita dal Patto per Venezia firmato tra l’allora premier Matteo Renzi e il sindaco Luigi Brugnaro. Versati i fondi per Porto e Regione Veneto, ora mancano quelli per il Provvedito­rato.

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