Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
E Cipriani si infuria «Condizioni demenziali, non riapro l’Harry’ bar»
Tasse ridotte e meno burocrazia per favorire gli spazi esterni e sfuggire ai divieti Venezia e il nodo del decoro da difendere
VENEZIA Avrebbero preferito più tempo, i baristi e ristoratori veneti. Certo, qualche indiscrezione per la ripresa delle attività era emersa già nelle scorse settimane ma la confusione regnava (e regna) sovrana. Oggi si trovano, in tempi stretti, a ripensare i locali che hanno con sacrificio e passione gestito per anni: parola chiave “distanziamento sociale”. «Lunedì non riapro, con quelle linee guida è impossibile, sono condizioni demenziali scritte da gente senza idee e se resteranno così, non apro mai più», dice Arrigo Cipriani, patron dell’Harry’s Bar di Venezia. Il Cipriani ha due sale di 40 metri quadrati l’una e normalmente ci stavano 90 persone. « Non ho contato quante dovrebbero starcene ora, ma so che dovrei licenziare 50 dipendenti se volessi aprire così. Io ho 88 anni, posso anche andare in pensione a questo punto».
La corsa ai dehors diventa quindi vitale per guadagnare qualche metro e qualche tavolo in più. I Comuni si attrezzano in ogni modo possibile per venire incontro alle esigenze degli operatori del commercio, stretti nella morsa del coronavirus. I sindaci mettono in campo progetti specifici per i diversi centri, ma tutti con lo stesso filo conduttore: allargare, ampliare, consentire l’utilizzo di aree verdi, strade e piazze per consentire agli imprenditori di lavorare e distanziare. O se non altro, di perderci il meno possibile. «Rispondiamo per le nostre competenze, ma se dobbiamo mettere in campo risorse o
"Arrigo Cipriani Se le linee guida restano quelle che ho letto, demenziali, io lunedì non riapro, vado in pensione
"Mario Conte Noi sindaci ci stiamo dando da fare ma i bilanci languono, serve un ristoro
iniziative onerose dobbiamo conoscere le intenzioni del Governo per poter fare bene i conti – afferma Mario Conte, presidente di Anci Veneto e sindaco di Treviso -. Noi sindaci dei capoluoghi ci stiamo coordinando, oggi stanziamo quello che siamo in grado di sostenere, ma è fondamentale che lo Stato preveda un ristoro delle mancate entrate di cui ci stiamo facendo carico. Abbiamo scontato la tassa di occupazione del suolo pubblico ma, a oggi, nel decreto non è previsto che ci sia rimborsata. Di questo bisognerà discutere». Ci sono associazioni già pronte a dare battaglia perché le restrizioni dei decreti ministeriali sono ritenute troppo limitative ed esose: c’è perfino chi si rifiuta di aprire, «non a queste condizioni, rischiamo il fallimento » scrivono sui manifesti appesi sulle vetrine spente. A Treviso i commercianti preparano un flashmob piazza dei Signori sabato sera. In questo frangente segnato da disperazione e confusione, però, i Comuni diventano alleati.
A Padova la strada scelta è la «libertà di plateatico» in tutta la città: i tavolini, anzi, potranno essere esposti prima della comunicazione al Comune, saranno autorizzate estensioni dei dehors per ottemperare al distanziamento pagando solo l’area precedentemente autorizzata (gratuita l’area in più), e i pagamenti non saranno dovuti per l’intero 2020. Vicenza sceglie la via della burocrazia semplificata accorciando i tempi per le richieste, allargando i plateatici e dando il via libera a sedie e tavolini anche in piazze e aree verdi adiacenti ai locali, sia in centro che in periferia. A Treviso non servirà più che il plateatico sia adiacente al locale: il Comune sta valutando delle «ztl a tempo» per chiudere piccole strade che conducono alle piazze, che quindi la sera si potrebbero trasformare interamente a favore di locali. Non sarà una situazione diffusa in tutta la città ma concentrata nelle zone che non hanno possibilità di sfogo. La tassa sui dehors (la Cosap) è stata sospesa per tutti i mesi di emergenza Covid e gli imprenditori non dovranno pagare fino al 31 ottobre. «Siamo pronti a recepire qualsiasi iniziativa per favorire la ripartenza – riflette Conte – costruendo un percorso insieme alle categorie. Le soluzioni oggi si trovano all’esterno, le misure di contenimento sono restrittive e penalizzanti. L’idea è di spostare il commercio all’aperto: quello che le imprese ci chiederanno per ricominciare a lavorare, noi proveremo a darglielo». A Venezia la situazione è più complessa perché bisogna fare i conti con la Sovrintendenza. Il sindaco Luigi Brugnaro è pronto ad allargare i plateatici, ma molto dipenderà dalla zona (difficilmente in quelle di maggior pregio i plateatici potranno allargarsi),e dal posizionamento dei locali
L’Associazione partite Iva (un milione e mezzo di aderenti in Italia, molti in Veneto) denuncia «troppi dubbi e incertezze, le partite Iva e i dipendenti vagano nel labirinto del Minotauro temendo per il loro avvenire in attesa di segnali concreti da parte del Governo» e presenta un manifesto di richieste che partono da 18 mesi esentasse, contributi a fondo perduto e un tavolo unitario di confronto con le istituzioni. «Se non riceveremo entro il 30 maggio una risposta definitiva, le partite Iva annunciano una serrata a oltranza».