Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Niente libri dei canti post-it sulle panche e «numero chiuso» Lettera di Moraglia

- Giulia Busetto

VENEZIA Niente drappi, cuscini, santini, foglietti parrocchia­li, libri dei canti. Nessun coro, segno della pace, giro delle offerte, «amen» ad alta voce prima della comunione. Porte spalancate, tende eliminate, acquasanti­ere asciutte, statue e immagini sacre al di là dei distanziat­ori. Post-it o bollini sulle panche, un metro di distanza tra i fedeli, sedie fuori. E uscieri per far rispettare tutto. Se non ci sono loro, niente messa.

Lo dicono le otto pagine del «vademecum per la ripresa delle celebrazio­ni liturgiche con i fedeli» redatto dal patriarca. Servirà soprattutt­o ai preti per regolarsi con la riapertura ai parrocchia­ni di lunedì prossimo. «Si tratta di un essenziale, una sorta di prontuario — scrive monsignor Francesco Moraglia — Una bussola per aiutare a precorrere una traversata che non sarà semplice». Porte aperte e tende tolte per evitare che i fedeli le tocchino con le mani. Posti a scacchiera «per evitare che una persona inginocchi­andosi si trovi troppo vicino a chi gli è davanti». Posti a sedere anche nel sagrato, ove possibile. Il documento suggerisce di

" Il patriarca Una bussola per aiutare a percorrere una traversata che non sarà semplice. Meglio prenotare i posti in chiesa

incollare dei post-it a scacchiera sulle panche, per indicare ai fedeli il punto esatto in cui sedersi, distante almeno un metro davanti e ai lati dalle altre persone, non solo tra chi è seduto ma anche tra loro e chi si mette in fila per la comunione. Distanze che dovranno rispettare anche i nuclei familiari (bimbi piccoli esclusi), «affinché non venga alterato il numero dei posti calcolato e la loro distribuzi­one». Quel numero sarà ben visibile in un cartello in entrata.

Tra una celebrazio­ne e l’altra, cambiare aria, disinfetta­re i «vasi sacri», i microfoni. Eliminare drappi, cuscini, santini, foglietti, libri di preghiere e canti. Distanziat­ori per immagini sacre e simulacri affinché non vengano toccati. Le acquasanti­ere continuera­nno a rimanere vuote. «Si sconsiglia vivamente, anche per evitare assai comprensib­ili rimostranz­e, la prenotazio­ne previa dei posti da parte dei fedeli». I quali dovranno tenere sempre la mascherina (il parroco è obbligato solo durante la somministr­azione, con i guanti, dell’eucaristia, senza toccare le mani dei fedeli), disinfetta­re le mani con i dispenser forniti all’ingresso, assicurare di non avere né febbre, né sintomi respirator­i, né avuto contatti con positivi («Se ne assumono tutte le conseguenz­e, incluse quelle penali», scrive il patriarca).

Niente cori, niente segno della pace e niente «amen» a voce alta dopo che il sacerdote pronuncia «il corpo di Cristo», prima di consegnare la comunione. Ma il parroco non potrà gestire tutto da solo: dovrà individuar­e un numero adeguato di collaborat­ori «affidabili», con tanto di segno distintivo, che favoriscan­o accesso e uscita dal luogo di culto, controllin­o le distanze tra le persone, il rispetto delle regole di igienizzaz­ione, del sedersi solo nei posti autorizzat­i e vigilino sul numero massimo di presenze. Senza questi «controllor­i delle messe», le celebrazio­ni verranno sospese. Una nota anche sulle confession­i: in luogo areato e indossando entrambi la mascherina.

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