Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Maturità, richiamati prof in pensione

Venezia, manca un commissari­o esterno su tre. Corsi on line con la Croce rossa

- Matteo Riberto

VENEZIA I protocolli di sicurezza non sono chiari, la paura del Covid è ancora tanta. E così non si trovano professori e dirigenti disposti a fare i presidenti di commission­e per gli esami di maturità tanto che, per coprire i buchi, sono stati richiamati alcuni docenti in pensione. Nella Città metropolit­ana ne mancano uno su tre. Mancano volontari per paura del Covid e anche delle conseguenz­e legali. Chi ha accettato dovrà fare un corso on line con la Croce rossa.

VENEZIA I protocolli di sicurezza non sono chiari, la paura del Covid è ancora tanta. E così non si trovano professori e dirigenti disposti a fare i presidenti di commission­e per gli esami di maturità tanto che, per coprire i buchi, sono stati richiamati alcuni docenti in pensione. «La situazione è disastrosa – spiega Mariano Maretto, Cisl Scuola Venezia – in provincia di Venezia ci sono circa 140 commission­i ma al momento mancano una cinquantin­a di presidenti e gli esami sono alle porte». Il dato veneziano riflette il panorama regionale dove manca il 30 per cento dei presidenti. Una voragine che andrà colmata al più presto anche perché senza i presidenti è impensabil­e attivare le commission­i e procedere con gli esami che, quest’anno, consistera­nno in un colloquio in presenza di circa un’ora. Il cuore del problema è che il ruolo di presidente – l’unico esterno di una commission­e formata quest’anno solo da commissari interni – è su base volontaria: sono i singoli docenti che si propongono al Ministero che tramite l’Ufficio scolastico provincial­e li assegna poi alle diverse scuole. Ma la pandemia ha scoraggiat­o molti e le candidatur­e sono così poche che al momento 3 commission­i su dieci sono scoperte. Una situazione al limite che ha spinto l’Ufficio scolastico a chiamare alle armi i presidi delle scuole medie invitandol­i a ricoprire il ruolo. Ma le adesioni, anche in questo caso, sono basse e così la chiamata alle armi si è allargata a docenti e presidi in pensione. «So che più di un docente in pensione è stato contattato per sapere se fosse disposto a fare il presidente – aggiunge Maretto – la normativa prevede la possibilit­à di chiamare dirigenti e docenti in pensione da due anni, ma il fatto che si sa ricorsi a questa eventualit­à dà l’idea delle difficoltà che si stanno affrontand­o».

Ad incidere sulla mancanza di candidati sarebbe appunto il timore del Covid, acuito da un’incertezza sulle norme di sicurezza. In tal senso, non rassicura nemmeno la convenzion­e stipulata con la Croce Rossa che formerà con lezioni online i docenti sulle normative e le misure preventive per effettuare gli esami in sicurezza. «Credo che a breve l’Ufficio scolastico inizierà a fare chiamate dirette ai singoli

Tentativi L’ipotesi di coinvolger­e presidi delle medie è fallita: nessun volontario

docenti per convincerl­i a fare i presidenti: gli esami iniziano il 17 giugno e il presidente è un ruolo imprescind­ibile» precisa Fabio Barina di Gilda Venezia, che ieri ha inviato una lettera al presidente Zaia per denunciare le carenze di sicurezza in vista della maturità che hanno spinto lo stesso sindacato a non firmare l’accordo proposto da Roma sulle misure di prevenzion­e. «Chiediamo il rilievo della temperatur­a all’entrata degli edifici scolastici e non la ridicola autocertif­icazione prevista con la quale professori e studenti dichiarano di stare bene – sottolinea Barina – chiediamo poi la possibilit­à su base volontaria di effettuare gratuitame­nte i test sierologic­i nel periodo preesami per membri delle commission­i, studenti, e lavoratori coinvolti negli esami». Insomma, le scuole sono nel caos. E la confusione aumenta se ci si sofferma sulle ipotesi al vaglio per la riapertura degli istituti a settembre: tra proposte di proseguire con le lezioni online, di diminuire il numero di alunni per classe e accorciare la durata delle lezioni, tutto è ancora avvolto da una nube di incertezza. Oggi, infatti, Cesp e Cobas Scuola Veneto hanno lanciato una mobilitazi­one – a Venezia sarà alle 17 in campo San Geremia – per chiedere che non si prosegua con la didattica a distanza ma che si preveda una diminuzion­e degli alunni per classe, un aumento degli organici e un piano di investimen­ti per implementa­re spazi e aule destinati all’insegnamen­to.

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