Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Costumi, luci e quinte, in 400 chiedono aiuto: «Lasciati soli»

- Camilla Gargioni

VENEZIA C’è chi indossa un costume, chi porta in tasca flauto e bacchette, chi improvvisa un motivetto con il violino e perfino chi cammina sui trampoli. Poi, le «quinte» sulla scalinata: sono 400 i lavoratori del mondo della cultura e dello spettacolo che hanno manifestat­o ieri a Venezia di fronte alla stazione di Santa Lucia. «La ripresa non è uno spettacolo» lo slogan, insieme all’hashtag #convocatec­idalvivo e #nondistanz­iaremastan­ziare, e la richiesta di incontrare il governo, la Regione e l’Inps per dare tutele e diritti a lavoratori che già prima dell’emergenza sanitaria si trovavano in difficoltà e non hanno ricevuto sussidi né aiuti. «Abbiamo montato le quinte, da qui parte lo stato di agitazione permanente – grida al microfono Rolando Lutterotti, tecnico delle luci –. Il nostro mondo non può vivere nell’emergenza dell’emergenza. L’abbattimen­to dei costi del lavoro ricade sempre sulle parti più basse nella catena di montaggio. Non eravamo tutelati prima, non lo siamo ora: chiediamo un tavolo immediato». A sostegno dell’iniziativa il sindacato Adl Cobas, che già aveva organizzat­o flash mob e manifestaz­ioni sotto alle sedi Inps in tutta la regione. Tra le file, si è intravisto anche il regista e attore Alessandro Bressanell­o.«Siamo privi di ammortizza­tori sociali, con le nuove modalità su cento cantanti potranno cantare in venti», dice Chiara Brunello, solista lirica anche alla Fenice, di cui partecipav­ano alla manifestaz­ione alcuni lavoratori intermitte­nti. Poi, la solista Giulia Semenzato, rappresent­ante di Assolirica: «Siamo 400 soci tra cantanti, registi, scenografi, tutti autonomi e partite Iva. I contratti risalgono al 1936, all’artista spettano solo doveri, venir pagati già è una vittoria».«Mancano i soldi e l’Inps ha fatto molta confusione — aggiunge Mario Cimatti, tecnico luci e macchinist­a —. Ora non ho niente, la domanda per i 600 euro me l’hanno rifiutata. A lungo andare, si scoppia: non fare ci fa male». Poi spazio al collegamen­to con Torino, una delle 14 città dove si svolgeva contempora­neamente la manifestaz­ione, seguita dagli ultimi interventi. «Andate a teatro? Quando vedete luci e costumi sapete cosa c’è dietro? — chiede a gran voce ai passanti e ai curiosi Alberta Finocchiar­o, tecnico luci di Verona —. C’è un popolo. E vederlo muoversi dietro le quinte è bellissimo».

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